È sicuro che l’avv. Santo Emanuele Mungari, mio collega e amico da oltre 20 anni, ottimo professionista e con relazioni importanti che l’hanno portato anche al vertice dell’Istituto giuridico “Carlo Arturo Jemolo” in Roma, istituzione di grande prestigio, è stato il regista dell’operazione che ha portato al ribaltamento della Fondazione Giuliani.
Walter Pellegrini è stato il capo degli esecutori portandosi dietro gli altri due componenti il CdA, di cui è inutile scrivere, Mario Occhiuto con altri è stato il “Lord protettore”.
Per lui attendo i pochi giorni che occorrono per rendere pubblica la denuncia/esposto che faremo circolare – per la sua novità e gravità – in tutto il mondo del Terzo settore, con 120mila imprese, in gran parte nel Sud.
Ora mi limito a Mungari, solo per indicare con la necessaria riservatezza sugli specifici contenuti (per i quali ho speso settimane di ricerche sui sacri testi del diritto e sulla new entry “Codice del terzo settore e delle Organizzazioni non profit” che oggi rende perseguibili non solo in Tribunale (sede spesso improbabile) comportamenti se illeciti o gravemente sospetti, furbizie da magliari e con il pregio unico di indicare le condizioni inderogabili (cioè non sottoposte al vaglio elastico del Giudice) di incompatibilità e conseguente decadenza dalla carica. Posto che l’Organo, Ministero del Lavoro che ha funzioni di tutela e vigilanza sugli enti del Terzo settore potrebbe decidere di non considerare il nostro esposto – che ci porterebbe ad un’istituzione superiore non alla resa (ma lo considero improbabile) – e rilevato che a parere di avvocati autorevoli sussisterebbero elementi per una azione penale, indico solo i punti essenziali che potranno non essere chiari per i lettori ma chiarissimi per l’avv. Mungari.
Lo Statuto della Fondazione era stato modificato nel 2019 con l’aiuto di un notaio per garantire con un organo collegiale per garantire la sua trasparenza le funzioni di controllo incisive sulla corretta gestione economica e finanziaria della Fondazione. È obbligatorio per legge.
La successiva modifica dello Statuto assunta da Mungari lascia quasi tutto inalterato, ma interviene proprio su questa funzione di controllo e garanzia. E lo fa con una neonata creatura, nella quale ha poteri assoluti e inamovibile per 10 anni l’avv Mungari stesso, da me nominato confidando nella lealtà di consulente di lunga data della Fondazione e di amico cosi fidato da affidargli il ruolo formale di “esecutore testamentario” – pressoché inutile perché non ho beni di mia personale proprietà – ma quello sostanziale di assistenza a mia moglie molto più giovane in caso di mia premorienza.
Naturalmente l’Organo collegiale del precedente Statuto che avrebbe impedito il ruolo egemone di Mungari nella sporca vicenda di Villa Rendano il 30 maggio 2022 è sparito ed ha lasciato campo libero non al classico Organo di controllo o Revisore dei conti, previsto nell’ordinamento della Fondazione e obbligatorio per legge, ma ad una nuova creatura, ribattezzata Organismo di Garanzia (per chi?). Uno strumento decennale non revocabile che fa di Mungari l’arbitro del destino dei vertici della Fondazione. E infatti nel nuovo Cda non è entrato, ma il ruolo di arbitro della via e della morte della Fondazione se l’è tenuto ben stretto.
E qui, a parte l’evidente finalità strumentale del maquillage di Mungari, fatto poche settimane dopo la scomparsa di Sergio Giuliani, ricercando nel Codice civile e nel citato Codice del terzo settore, si trova ampia e solida materia per concludere che Mungari ha fatto una frittata immangiabile perché bruciata e priva di sale. Fuor di metafora ha violato l’articolo 2399 che prevede la decadenza non derogabile quando, come nel caso di Mungari, si è stati e si è consulente e avvocato di riferimento della Fondazione.
Mi fermo qui perché a differenza di altri ho rispetto delle istituzioni pubbliche, non giudiziarie, ma un commento mi è consentito.
La congiura che ha tradito il patto di reciproca collaborazione, condivisione e trasparenza a base dell’acquisto e recupero di Villa Rendano intervenuto tra Privato (la neonata Fondazione) e il Pubblico (per il Comune il sindaco del tempo Occhiuto) non è oggi solo eticamente riprovevole (e fatto per dare un pasto più gustoso a Walter Pellegrini e al suo attaché massone?) ma è ora perseguibile in sede giudiziaria con la garanzia (in Italia sempre relativa) di un nuovo Codice che tutela un settore, quello definito Terzo, che conta oggi quasi come quello delle imprese tradizionali.
La nostra imminente azione credo sia la prima in questo nuovo contesto perché soggetti pubblici che da partner diventano pirati, solo a Cosenza pare ci siano stati. E poi si dice che la nostra città non è prima in nessuna classifica.
PS: Mario Occhiuto non è un quisque qualunque, ben protetto, ma da buon politico sa cosa significa de hoc satis (mò basta c’hai rotto i cabbasisi, traduzione rozza ma chiara). Mungari che non è meno protetto (a me quel rinvio al 2025 di un processo nato con una richiesta di sospensiva urgente mi ronza sempre nelle orecchie, non so perché) dovrebbe fare una riflessione aggiuntiva ed almeno riconoscermi due doti: la testardaggine anche autolesionistica e una certa intelligenza e competenza professionale.
Preciso a beneficio di Santo Mungari che ho scritto come promesso una sintesi scarna, saltando i particolari, ignorando passaggi significativi, persino tacendo del Revisore dei conti (non Organo di controllo, pure tardivo) che scrive come premessa della sua Nota per il bilancio 2022 che “stato nominato l’8 luglio 2022” mentre il bilancio è stato approvato come da verbale il 7 luglio. Come rigore e precisione ancora non ci siamo proprio.
La fretta e l’ingordigia fanno brutti scherzi.