“Tu ricordati: il mondo si divide in due, ciò che è la Calabria e ciò che lo diventerà”. È quanto dice un boss dell’‘ndrangheta a suo figlio intercettato nell’ambito dell’indagine delle forze dell’ordine che ha portato pochi giorni fa a Genova all’arresto di Pasquale Bonavota, tra i latitanti più pericolosi.
Noi conoscevamo le parole pronunciate dal boss neofascista Carminati e intercettate nel corso delle ricerche dei boss di Roma capitale: il ‘mondo di sotto’, quello della criminalità organizzata, quello il ‘mondo di sopra’, quello della politica, dell’imprenditoria, dei colletti bianchi e delle istituzioni e il ‘mondo di mezzo’, quell’area grigia che mette in relazione due mondi solo apparentemente così distanti.
Ora ne abbiamo una versione calabrese di cui avremmo fatto volentieri a meno. Non è affatto scontato che il “sotto” e il “sopra” evocato da Carminati non sia anche presente da noi.
Per definizione si vede il sopra, ciò che emerge, che si appalesa con la violenza omicida o con la corruzione letale. Il sotto lo si sa, perché da noi la criminalità organizzata ha un nome e una fama sinistra, la ‘ndrangheta che uccide e tiene sotto scacco metà Calabria e quella che messa (provvisoriamente) da parte la lupara si è fatta imprenditrice, attore di primo piano nel mercato finanziario, si è “fatta” anche per interposta persona membro del club dei “colletti bianchi”.
Sono cose che già sappiamo, ma delle quali molti fanno fatica a parlare perché chi vuole “contare” nella società civile, nell’economia, nella politica per fortuna non tutte e marginalmente), nella Pubblica Amministrazione, almeno deve essere e comportarsi con “molta discrezione”, ovviamente a fin di bene, per “tutelare l’immagine della Calabria, bella, ospitale, ricca di storia e anche di bergamotto”.
Personalmente trovo la frase captata dai Carabinieri, e che il Corriere.it ha pubblicato e dopo poche ore rimosso (e non è un dato privo di significato) devastante. Può esserlo una affermazione falsa o infondata, e ci auguriamo caldamente che le parole del boss siano una “vanteria” per farsi “bello” agli occhi del figlio.
Ma come l’immagine del “mondo di sopra e di sotto”, pure in parte ridimensionata dalla sentenza di primo grado dei Giudici di Roma, è ormai incancellabile perché se anche in parte non vera (ma è un atto di generosità pensarlo) quella di una Calabria tutta ‘ndrangheta, inefficienza, ultima in tutte le classifiche tranne che in quella “dell’ottimismo”, come ha scritto ieri un giornale locale – viene spontaneo nella sua ovvietà il detto “chi di speranza vive disperato muore” – in gran parte presente nella considerazione pregiudiziale e nella percezione malevole di tanti italiani, non è facile da rimuovere e da spiegare.
Tra la realtà, che per nostra fortuna fa della Calabria e dei calabresi in grande maggioranza una realtà territoriale e umana ricca di valori, altrove magari dismessi o infragiliti, e l’immagine falsa o comunque forzata, nel tempo in cui la comunicazione per sentito dire la fa da padrone, da che parte pensate si orienti la bussola?
Il privilegio di chi dirige un giornale come ho fatto con ICalabresi e ora con I Nuovi Calabresi è quello di avvertire e talora conoscere quali siano i giudizi, i sentimenti, il rammarico, la mortificazione che i calabresi per bene, la stragrande maggioranza, provano per i nostri mali e le relative responsabilità. Sanno che un onesto giornalista non può non tenerne conto, non rivelerà mai il nome di chi ha scritto parole sincere e quasi sempre severe, che chi edulcora, camuffa, ignora il sentimento collettivo della gente, della nostra gente, non solo fa cattivo giornalismo ma soprattutto perde i lettori perché le valine preconfezionate puzzano di stantio insopportabile.
Una classe dirigente degna di questo nome, politica e non solo, dovrebbe aprire canali, ponti e strade per conoscere i propri concittadini e tenerli in gran conto. Ma siamo oggi fermi al rapporto amministratori e amministrati tartufesco, compiaciuto dei “vil servaggio”, infastidito quasi sorpreso dalle voci critiche ma non malevoli per principio.
Solo dei presuntuosi e arroganti si spingono a fare o favorire uno scambio di favori. Per essere chiari, è la mia assoluta convinzione, tu mi chiudi quel giornale fastidioso e oltre tutto molto letto ed io non ti disturberò su quanto a te interessa per soddisfare la tua voracità. Non credo che occorra un aiutino per capire chi, per cosa, e perché. Non cambia la previsione: forse ci vorrà tempo, forse non sarò il giornalista che darà la notizia a caratteri cubitali, come usava un tempo con la carta stampata, ma nella previsione anche dei tarocchi o del mago Otelma non compare la parola “impunità”!
Comunque almeno in questo, l’insofferenza che diventa merce di scambio per averla vinta, l’Italia non sarà mai la Calabria immaginata dal mafioso in veste pedagogica con il figlio.