Con oggi sospendiamo la “storia vera” di Villa Rendano.
Lo facciamo anche in considerazione delle festività di fine anno, ma soprattutto perché per essere esaurienti occorre rendere noti i contenuti delle azioni legali, invadendo impropriamente il campo riservato alla Magistratura. La data della prima udienza è imminente e anticipare informazioni e giudizi sarebbe, nella nostra concezione della Giustizia, improprio e fuorviante.
Ciò che abbiamo scritto e che ha raggiunto oltre 11000 persone, sollecitato oltre 2000 interazioni e commenti ci conferma che lo spazio per un’informazione libera e non settaria in Calabria, a Cosenza c’è e ci sarà. Non basta l’arroganza e la protervia di un paio di apprendisti stregoni, uno dei quali si picca di essere editore, cioè di fare la professione più affascinante e per definizione inattaccabile da censure o altri interessi opachi.
Non so se io in prima persona, non so con quale formula editoriale, non so quando sarà possibile, ma garantisco a Walter Pellegrini che non gli sarà facile passare come il normalizzatore dei giornali che si dichiarano liberi e non sensibili ad interessi estranei, come ha fatto con ICalabresi, che ora ha ripreso il cammino con un nuovo direttore e con gli stessi colleghi della prima stagione del giornale – naturalmente con una linea editoriale diversa perché oggi diverso è il contesto -.
Così come non gli sarà facile farsi prendere sul serio come presidente della Fondazione di cui è stato, in virtù della fiducia che mi veniva da 50 anni di rapporti affettuosi e gratificanti con il prof. Luigi, collaboratore, alla fine – rivelatosi – infedele.
Ma come ho scritto parlando di “Villa Rendano, sedotta e abbandonata” prima, ma non meno colpevolmente, hanno mostrato il loro disinteresse, vero e proprio menefreghismo, le cosiddette élites, o se preferite la classe dirigente di questa città e di questa terra, che una sola volta si è mostrata interessata a essere partecipe di un Progetto “Giostra Vecchia” destinato a dare soluzioni, interesse, visibilità al Centro storico. Un bel progetto che è durato solo il tempo che la sua ideatrice, una brava giornalista Donata Marrazzo, ha deciso di lasciare perché lei non accettava un ruolo incisivo della Fondazione ed io non potevo accettare che il consesso dei portatori di interesse, qual sono gli stakeholders, a parte l’inedito di farsi vedere alcuni per la prima volta, fossero del tutto esenti da una contribuzione attiva anche economica. Con queste classi dirigenti, che pensano legittimamente ai propri interessi e alle loro proficue relazioni politiche, non si fa una Fondazione che ha solo introiti finanziari (quando ci sono) e può solo da un paio d’anni contare sul finanziamento pubblico di bandi nazionali grazie all’impegno testardo e generoso di una nostra bravissima Collaboratrice, Direttrice di Consentia Itinera.
In una parte del mondo, in questo caso la Calabria e Cosenza in particolare le persone con alte competenze, spirito di dedizione, entusiasmo perché sentono che Villa Rendano non è solo un datore di lavoro ma una donazione quotidiana alla città, queste persone vengono apprezzate e valorizzate. Il nuovo vertice della Fondazione se ne strafrega di tutto questo: una giovane e bravissima professionista venuta da Milano sta sulle scatole alla consigliera Catanese, no problem d’accordo con il nuovo padrone la costringe a dimettersi e siccome la cattiveria si accompagna con l’improntitudine quest’ultimo osa scrivere una PEC in cui mi minaccia di perseguirmi per aver recato danno patrimoniale alla Fondazione (!!!!) e motiva il preannunciato allontanamento della giovane con la motivazione insultante “per il contenimento dei costi”.
Peccato che tra i costi ingiustificati dopo la mia venuta a Cosenza ci fosse anche il probo e saggio neopresidente che ha percepito, come per gli anni passati, un compenso di € 45.000,000 nel 2020 anno di lockdown e Villa Rendano a lungo chiusa al pubblico e con il personale in cassa integrazione.
Come vedete ci sono ragioni di opportunità per sospendere la “storia vera” ma che sono altrettante e più per riprenderla e squadernarla tutta alla fine dell’iter giudiziario.
Chi mi conosce, e mi considera “non controllabile”, che per me significa solo non avere scheletri nell’armadio, sa che la storia vera, forse non da me, ma verrà raccontata come merita.