Ogni tanto trovo su Iacchitè degli articoli – che mi erano sfuggiti – che parlano del colpaccio fatto da Walter Pellegrini con vari mandanti e con una coorte di complici, giornalisti-giornalai (con tutto il rispetto per questi ultimi), politicanti da strapazzo, intellettuali spesso con poco intelletto ma in compenso con una lingua lunga ideale per leccare.
Lo pubblico su I Nuovi Calabresi per dare atto a Iacchitè e al suo direttore che è stato il solo, dico il solo, a scrivere senza tremori su questa sporca combriccola.
Lo ringrazio, tanto più che più volte abbiamo avuto idee diverse e chi conosce un po’ me e meglio Carchidi può immaginare che ce lo siamo detti con linguaggio schietto, molto schietto (ma senza rancore).
Questo è il link dell’articolo sottostante: https://www.iacchite.blog/cosenza-mario-occhiuto-e-walter-pellegrini-guidano-la-congiura-alla-fondazione-giuliani-e-a-villa-rendano/
Abbiamo deciso di aprire uno spazio con il quale Iacchite’ vuole seguire e commentare la “vera storia” della Fondazione Giuliani di Cosenza di cui è stata compiuta senza ragioni note una specie di decapitazione alla Robespierre. Il decapitato al di là dei ruoli formali è stato Francesco Pellegrini, colui che su mandato del Fondatore Sergio Giuliani ha realizzato il progetto che in realtà si chiama “Villa Rendano” e che era il garante – sempre su mandato di Sergio Giuliani- di assicurarne la durata nel tempo dando spazio a nuove iniziative, il giornale ICalabresi in primo luogo, peraltro accolto da milioni di calabresi sparsi ovunque. La domanda alla quale occorre rispondere per un obbligo etico e per non contraddire la volontà dirimente di Sergio Giuliani è: quale legittimità può avere una Fondazione in mano a soggetti che restano estranei e portatori di un’azione di conquista ostile? Francesco Pellegrini sta scrivendo questa storia su un blog, che ha intitolato non a caso “I Nuovi Calabresi”.
TERZO CAPITOLO: LA CONGIURA(https://www.inuovicalabresi.it/capitolo-3-la-congiura/)
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Il capitolo 3 della Storia vera di Villa Rendano è sovrastato da una magnifica foto dell’affresco Le Idi di marzo, quando Cesare fu tradito e ucciso da Bruto.
Il titolo “La congiura” ci calza come un pennello. A Villa Rendano non è stato ucciso nessuno, è stato sbattuto fuori solo Franco Pellegrini, Presidente della Fondazione ma con una caratura molto più modesta rispetto a Cesare. Cosi come Walter Pellegrini, il capo dei congiurati, con Bruto c’entra come i cavoli a merenda.
Però il piccolo Bruto Pellegrini detto Walter il suo bottino l’ha portato a casa, almeno per adesso e può, finché dura, smettere di farsi il sangue amaro. L’ altro Pellegrini, trasferendosi da Roma a Cosenza, gli aveva tolto i galloni di “Direttore di Villa Rendano”, che non si sa bene in cosa consistesse ma suona bene, come anche le luci della ribalta che al Walter piacione “lo illuminano d’ immenso”, gli aveva probabilmente tagliato un po’ di picciuli e il privilegio di beneficiare a suo piacimento pescando nelle casse della Fondazione. A Cosenza, ma non solo, sentirsi salutato su Corso Mazzini con una serie di stentorei “Come sta Presidente?” o “”Complimenti presidente!” fa gonfiare i petti d’orgoglio, anche se è molto probabile conoscendo le costumanze locali che allontanatosi il Presidente parte il pensiero maligno che è il condimento essenziale delle litanie.
Tra i congiurati svetta il senatore Occhiuto del quale abbiamo detto e letto che spingendo Giuliani a comprare Villa Rendano, facendo violenza al suo superego, poteva almeno evitare l’oltraggio di fottergli da morto la certezza che avrebbero lasciato Franco Pellegrini a completare il lavoro attivando la procedura da lui concordata con un notaio per assicurare la durata nel tempo della Fondazione.
Giuliani quindi è stato gabbato due volte: prima quando gli hanno fatto acquistare la bella Villa della famiglia Rendano per restituirla al patrimonio architettonico della città e poi dimenticandosene – con costi di gestione insostenibili – e gabbato tre volte Franco Pellegrini che come ricorda lui ha dedicato 11 anni della sua vita a questa storia e soprattutto peccando di troppa fiducia ha lasciato ad estranei spicciafaccende la Fondazione, che durare un po’ durerà, ma con parsimonia, perché i cosentini, specie quelli che contano, si stancano presto, avvolti nella nebbia delle parole vuote e nella esibizione faticosa di un potere che può essere solo evocato con nostalgia e i resti dell’arroganza.