Come anticipato con un altro articolo, torno sul tema degli intellettuali e lo faccio, prima di calarmi nella realtà calabrese, citando Antonio Gramsci, che assegnava all’intellettuale un ruolo decisivo per l’emancipazione del proletariato: “Nella società capitalista gli intellettuali formano una categoria intermedia tra la borghesia ed il proletariato. Sono il soggetto centrale del Marxismo; non il ceto che deve essere conquistato dal proletariato; essi ridefiniscono la teoria del marxismo.”
Non è poco, ma ormai fuori tempo: il marxismo è stato messo in soffitta tranne che da alcuni fedelissimi, la borghesia ridotta di peso e il proletariato scivolato ancora più in basso fanno benissimo a meno degli intellettuali odierni.
E qui viene in soccorso l’antropologo Giovanni Sole, orientato in particolare alla ricerca dell’antropologia storica, ai cui meriti ho già fatto cenno, il quale ricorda chi erano in passato gli uomini di cultura ora chiamati intellettuali.
Da chierici divenuti per la maggior parte laici “costituiscono una compagine autonoma con i caratteri di casta” che si presenta al servizio della comunità “prendono la parola in nome degli altri, interpretano i “valori” della loro gente.
Insomma quelli che tacciono perché non hanno né cultura sufficiente né coraggio di esporsi – ho l’impressione che anche nella Calabria odierna ci sia questa non lodevole abitudine – lasciano che lo facciano gli altri più capaci. Oggi si direbbe che siamo agli antipodi della cosiddetta “cittadinanza attiva” che appartiene a ciò che sarebbe necessario e utile ma poco o nulla praticato.
Torniamo agli intellettuali calabresi di un tempo, amanti della retorica e specialisti del “piangersi addosso” come i calabresi in genere e perciò chiamati “vittimisti”.
Sempre pescando nel saggio “L’ invenzione dei calabresi. Intellettuali e falsa coscienza” di Sole essi indicavano i colpevoli del nostro essere vittime addebitando i “nostri” mali ad “altri”, responsabili, e non calabresi. E per non deprimersi oltre il giusto saltavano il presente misero e si rifugiavano nel passato della Calabria che “aveva dato uomini di grande cultura e intelligenza come Giacchino da Fiore, Tommaso Campanella e Vincenzo Gravina”. Nella versione più recente all’elenco si aggiunge San Francesco da Paola.
Siamo sicuri che oggi noi calabresi abbiamo cambiato registro? Io personalmente no. E infatti ce la prendiamo con i Piemontesi predoni e per coerenza abbiamo nostalgia dei Borboni. Non siamo affatto convinti che tutti “i polentoni” non siano responsabili della nostra cattiva immagine, dimenticando i moderni briganti chiamati ’ndranghetisti.
Poi, perché inevitabile, diciamo peste e corna dei politici locali che in compenso votiamo fedelmente.
In questo gioco degli inganni e degli autoinganni quale ruolo hanno gli odierni intellettuali che giocoforza dobbiamo identificare con i più prestigiosi professionisti e con i professori di chiara fama come quelli dell’Unical, vanto della nostra Cosenza o Rende o Arcavacata, insomma della Calabria (sperando che non si incazzino i catanzaresi per l’oblio della loro “Magna Grecia” o i reggini per la “Mediterranea”?
Ce ne sono che si spendono il giusto per la loro città – penso prioritariamente a Cosenza – ma a me pare che siano ben felici di esercitare il loro potere dentro le mura del campus e quando ne escono per prima cosa mettono in chiaro che loro sono l’élite, quelli che si scambiano convenevoli con i loro pari, che frequentano gli stessi ristoranti e partecipano a convegni esclusivi con relatori scelti dalle loro file, che al Teatro Rendano, anche se caduto in bbascia furtuna stanno in piedi fino a quando non si apre il sipario per vedere e farsi vedere.
Insomma intellettuali lo sono certo, in senso lato, gramsciani nel senso che intendeva lui manco per idea, brillanti professionisti pure, ma attenti ai diritti e ai bisogni della gente comune, impegnati in battaglie civili a beneficio della loro terra, insomma non solo attenti al proprio ombelico se ne vedono pochi.
E così mi sono fatto nuovi amici ed estimatori!
Dopo la Fondazione e ICalabresi verrà il turno de I Nuovi Calabresi. Ma sono più attrezzato di prima e Walterino il beniamino non mi frega più.