Nel “racconto” estivo su aspetti inediti o almeno toccati solo di sfuggita, con mio rammarico,abbandono per una volta questo impegno, perché debbo parlare di Camillo Giuliani in particolare, che in una delle tante mail polemiche che mi autorizza a pubblicare, ricorda l’ottimo lavoro fatto come Capo redattore di fatto, spiegherò perché non con nomina formale, l’impegno lodevole per fare la squadra dei collaboratori, non meno importanti dei redattori, le ore impegnate anche se capitava di domenica, insomma il contributo importante che ha dato al successo de ICalabresi.
Sono fatti che ho sempre evidenziato per lodarli dal momento che condivido appieno una frase che ho letto ieri in un CAF toscano dove mi era recato per la compilazione della Dichiarazione dei redditi: Il più bravo lo è sempre meno di noi tutti.
Ci sono poi “accuse” che mi sembrano compulsive:
una tua intervista, che non hai mai fatto correggere, sul sito più letto della Calabria (da cui mi ero dimesso per aiutarti a creare ICalabresi) in cui sostenevi la infamante menzogna secondo cui riceveremo 100mila euro ogni anno alla sola condizione di non farti stare nel giornale, pur sapendo che la cifra è lorda e una tantum così come, ancor più grave, che richieste a tuo danno sono state bollate come inammissibili dal sottoscritto fin dal primo momento e rispedite sistematicamente al mittente ad ogni minimo accenno a soluzioni simili nel corso della trattativa.
Vi invito a cercare su Google il testo di una mia intervista condotta dal Vice direttore della Cnews.
Sapete da dove Camillo Giuliani ricava queste conclusioni? Dal fatto che nel testo dell’intervista dico che ai redattori è stato dato dalla Fondazione un contributo di € 100.000, senza specificare, o meglio senza che l’intervistatore precisasse, solo per un anno. Un’aggiunta giudicata inutile perché la cessione gratuita di una testata giornalistica NON avrebbe consentito alla Fondazione, se anche lo avesse voluto, finanziare DOPO la cessione e relativo accordo la nuova proprietà.
Poi sapendo che non sono un maestro del computer, anzi una mezza capra, riesce ad immaginare che io sia riuscito ad entrare nel sito de ICalabresi diretto da Michele Giacomantonio per fare “spionaggio” (di cosa?).
Altre cose minori le tralascio per non cadere nel ridicolo.
Ma diciamo la verità sull’accordo legittimamente contrattato con la Fondazione, con mia ovvia esclusione.
Non è stato mai ipotizzato (ed io non avrei mai accettato) che potessi o volessi continuare ad essere il Direttore responsabile.
I congiurati hanno fatto cadere il Cda della Fondazione con l’esplicito e verbalizzato intendimento di chiudere ICalabresi che per il geniale capo banda “era un danno per la Fondazione”. La mia uscita dal giornale è stato l’oggetto di scambio che il boss ha contrattato con i politici che l’avrebbero “coperto” per l’appropriazione indebita della Fondazione.
La proposta transattiva che avrei dovuto accettare era una rinuncia tombale ad ogni azione legale presente e futura. Avrei dovuto sottoscrivere il testo dell’accordo raggiunto dai redattori del quale non ero mai stato partecipe. E infatti nelle condizioni che mi inviò Mungari castronerie ce ne sono tante, ma questa proprio NO. In cambio sarei stato liquidato con € 100.000,00 di cui circa € 40.000,00 già spesi per gli avvocati di Cosenza. Ad oggi l’importo ha superato e non di poco € 100.000,00.
La verità nuda e cruda è che si voleva che uscissi di scena per rendere più proficua per la Fondazione dei congiurati l’intesa con i tre redattori.
Tutto ciò che ha scritto Camillo Giuliani mi consentirebbe una querela per diffamazione. Naturalmente non lo farò mai.
Chi vuole può chiedere di ricevere il testo della mail che sono stato autorizzato anche a pubblicare.
Questa lunga, penosa e tediosa premessa viola l’impegno che avevo preso di fare un racconto lieve e inedito. Me ne spiace.
Ora qualche considerazione in libertà.
Camillo ricorda, facendomene una colpa la pressione perché “alzassi le mani in segno di resa” (chissà mai perché) che poteva essere utile come detto ad un’intesa più favorevole per i giornalisti. In quel contesto fu pronunciata la frase inopportuna e soprattutto del tutto gratuita “Se avessi chiuso tutti i bilanci in rosso ti avrei licenziato a calci in culo”, parole che danno il segno del clima nel quale si è svolta “la mia difesa”.
Sono sincero quando dico che più che villani i miei ex colleghi sono stati poco abili. Capisco perfettamente le esigenze economiche di ciascuno, anche perché il solo mio reddito è costituito da una pensione il cui importo è pari allo stipendio non da nababbi di due professori di scuola superiore, da cui detrarre i costi di alloggio, che non dovrei sostenere, perché il mio trasferimento a Cosenza era stato deciso nella previsione della durata decennale del mio mandato di Presidente (ma non ho voluto sporcarmi dialogando con il mio omonimo). Mi spiace aver lavorato per 36 anni, di cui 20 da dirigente di prima fascia, nella prossima vita non andrò oltre il livello di manovale.
Perché poco accorti i miei ex colleghi? Loro avevano costruito con me un prodotto editoriale di grande qualità. Avevano avuto dei compensi molto più alti della media nazionale, goduto di assoluta libertà, non come concessione, ma come diritto, avevano in tal modo incrementato la loro credibilità professionale che sarebbe stata utile anche a prescindere da ICalabresi odierni; infine con gli scritti e con i comportamenti (solo tre colleghi mi hanno salutato e ringraziato, il citato Bombini ha detto un fulmineo ciao a passo svelto incrociandomi) hanno mostrato di voler prendere le distanze dal pericoloso e belligerante (sic dixit Camillo) ex Direttore, dubito con qualche utilità.
È stato corretta questa scelta? Per me no, ma non tocca a me dirlo. È corretto che ancora quelli che sono stati accanto a me tutti i santi giorni intorno ad un grande tavolo redazionale per far nascere ogni giorno un giornale che meritasse le migliaia di visualizzazioni (erano diventate 400.000 al mese) ma senza rinunciare ad una verifica puntuale delle fonti, insinuino dubbi e rimandi alla magistratura che ho messo io in campo? E su quale base, se Camillo ha partecipato al CdA del tradimento addirittura (ne esiste la video registrazione che potrei anche rendere pubblica) senza riuscire a far capire che non ICalabresi erano “un danno per la Fondazione”, ma quei personaggi che recitavano male la commedia della malafede.
Posso solo augurare loro che da tutto questo traggano qualche beneficio sul piano personale e professionale.
È un augurio, un auspicio, non una previsione. I miei ex colleghi hanno da rivendicare il buon lavoro fatto, ma purtroppo poco o nulla di ciò che non hanno fatto o hanno detto dopo il 19 luglio 2022, che è stato il giorno della chiusura di un giornale e dell’appropriazione della Fondazione perché ad uno piaccia fare u presidente, ad un’altra piaccia fare le scarpe a una giovane per lesa maestà (?), ad un altro perché aveva l’arma perfetta per tenere sotto scacco questi e gli altri che sarebbero venuti dopo, nel futuro, ad un altro, veneto, che con una sola mossa ha tradito la sua esperienza di medico fatto entrare da me nella vita di Sergio Giuliani per salvargliela e comunque s’è comportato da “mona” non avendo capito niente.
Il racconto agostano continua spero come promesso con tono lieve, il solo che è compatibile cu stu cavudu.