Ieri a Piazza Pulita si è parlato di uno “scandalo” nel quale sarebbero coinvolti il candidato del Centro destra nelle prossime elezioni regionali Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana, e il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Premetto che non ho alcuna vicinanza personale o politica con lor signori, ma lo scandalo di cui si è parlato in realtà, almeno nei termini in cui se ne è parlato, non esiste. Esiste uno “scandalo permanente” della casa in Italia che dura da decenni e che nel tempo ha assunto forme diverse.
Lo “scandalo” dei due esponenti politici consisterebbe nell’aver pagato, Rocca in particolare con lo sconto del 30% che si applica di norma a chi è stato locatario dell’appartamento per almeno tre anni, la somma di € 580.000,00 per un appartamento di circa 180 mq nel comprensorio Cortina d’Ampezzo definito non a torto “zona residenziale” di Roma nord.
Ora non mi occupo di Durigon, perché un caso basta e avanza per fare qualche osservazione, avendo il “privilegio” di essere proprietario di un appartamento con le stesse caratteristiche nella strada citata nel servizio come una delle più pregiate.
Il caso vuole che da mesi stia cercando di vendere l’appartamento avendo deciso di non tornare più a vivere a Roma quando lascerò Cosenza, che mi ha riservato, con alcuni figuri, un’accoglienza non proprio festosa.
Un’agenzia aveva proposto, con chiari intenti speculativi – non so perché ma chi vende viene sempre etichettato come uno “con l’acqua alla gola” – € 500.000,00. Oggi è in vendita, ma non è detto che ci si riesca, per € 650.000, in parte trattabili.
Con questi dati verificabili lo “scandalo” Rocca non esiste.
Ma questo non vuol dire che il problema casa negli ultimi decenni fino ad oggi non sia stato e continui ad essere uno “scandalo” vero di cui però si è parlato poco o niente.
Prima fase: negli anni 1960 fino alla fine degli anni ’80 è stato in vigore il cosiddetto “equo canone” che tutto era tranne che equo.
Le abitazioni nel centro delle grandi città, Roma più di tutte, erano in affitto, ad equo canone, solo per politici, top manager, giornalisti e loro amici e sodali. Mentre un normale cittadino doveva pagare affitti a prezzi di mercato, peraltro con un’offerta povera e di mediocre qualità, i privilegiati se la cavavano con poche di migliaia di lire.
Ma privilegiati potevano essere anche comuni cittadini che occupavano da anni appartamenti in zone centrali o semicentrali per affittarli (cioè subaffittarli), illegittimamente, a cifre molto superiori a chi non rientrava nel circolo virtuoso.
Parlo di esperienze che ho vissuto da scapolo personalmente e quindi veritiere.
L’alternativa era acquistare accollandosi mutui di 30 o più anni con interessi che negli anni ’80 superavano il 20% per l’inflazione galoppante.
Fine del primo “scandalo”, i furbi e i raccomandati a Piazza di Spagna a prezzi di saldo.
Finalmente si pone fine all’“iniquo canone”. L’offerta di case da affittare aumenta, l’offerta anche per la vendita si adegua continuando a sfruttare specie al sud l’assenza di piani regolatori aggiornati. Reggio Calabria, se non erro, ne è stata priva per decenni e purtroppo le conseguenze si vedono. Ma Cosenza negli anni ’70 e ’80 non ha fatto di meglio.
Ma contemporaneamente si ferma l’offerta di case popolari a prezzi accessibili: quelle ad esempio che le FS avevano assegnato a decine di migliaia di ferrovieri passano di padre in figlio, a nipoti e pronipoti, insomma sono sottratte a quei ferrovieri che ne avrebbero diritto.
La conseguenza è che nasce e si sviluppa il fenomeno delle case occupate abusivamente, a danno naturalmente di chi non essendo un nababbo aveva il diritto di possederle.
Per amore di sintesi chiudiamo qui il secondo “scandalo”.
Siamo ai giorni nostri: gli affitti sono aumentati specie nelle grandi città, Milano prima tra tutte, e così per le fasce più povere, nelle quali i meridionali emigrati sono una buona maggioranza, si adattano a vivere in una stanza che costa quasi la metà del proprio salario o del sostegno economico della propria famiglia che funziona da cassa continua, o addirittura si accontentano di un letto in convivenza con altri.
Sempre meglio dei loro avi, calabresi e meridionali in genere, costretti a vivere in topaie specie a Torino, dove si affiggevano cartelli “NON si affitta ai meridionali (o terroni)”, ma credo anche in altre città.
Quasi la metà degli inquilini paga i primi mesi e poi se ne dimentica per anni. Spesso i proprietari sono più poveri degli inquilini morosi, sicuri che con la giustizia italiana che rischia di essere un orpello inutile e con una spruzzatina di benevolenza verso chi non essendo proprietario si presume “svantaggiato” oggi molti preferiscono tenere vuote le proprie abitazioni per non correre il rischio di essere proprietari sul versante delle spese e delle tasse, proletari sfrattati nella realtà. Ora, se è comprensibile che a parlare male di un politico spesso ci si indovina, è pur vero che un buon giornalismo una capatina nelle agenzie immobiliari per informarsi a quanto ammonta il limite massimo con il quale si può sperare di vendere un appartamento residenziale a Roma Nord, Comprensorio Cortina d’Ampezzo lo dovrebbe prevedere, perché il qualunquismo e il populismo a senso unico di danni a questo Paese ne ha già fatti tanti. Con un anomalo e sospetto rispetto per alcune categorie, ad esempio i concessionari da decenni di spiagge demaniali che incassano decine o centinaia di migliaia di euro versando allo Stato qualche spicciolo o poco più. I nomi dei privilegiati? Tutto il gotha del potere italiano, da Briatore in giù.