Comincia a diradarsi la nebbia su colle Triglio.
Su Iacchitè di ieri è stato pubblicato un articolo che parla della chiusura de ICalabresi, del mio inedito e penoso licenziamento dalla Direzione responsabile, che ha superato ogni record di ridicolaggine “chiedendomi di restituire € 1200,00 (milleduecento, non vi sbagliate) del mio stipendio lordo annuo di € 5000,00” necessario per poter essere assicurato contro le querele temerarie.
Per chi non l’avesse letto lo cito nella parte che a noi interessa:
Sì, insomma, lo stesso professore con cui Gratteri scrive e fa ricerche. Professore che era stato incaricato su suggerimento di Walter Pellegrini di preparare il progetto per un mensile cartaceo di inchiesta con la testata Calavria. Quel progetto poi abortì e nacque la testata iCalabresi che dopo i brevi fasti iniziali è finita in malora e da poco più di un anno (è scaduto il 19 luglio) ha beneficiato di un ulteriore contributo della Fondazione Giuliani tanto cara a Walter Pellegrini, che probabilmente continuerà – magari riveduto e corretto – anche per un altro anno per la gioia di quei 3-4 giornalisti rimasti “fedeli” a Walter Pellegrini e che lo hanno aiutato a cacciare il precedente direttore non gradito nonostante fossero… parenti. E in questa vicenda c’è anche lo zampino di Mario Occhiuto. Perché dove c’è un fallimento…
Nell’articolo ci sono riferimenti al Procuratore Gratteri e al saggista Antonio Nicaso coautore dei molti libri sulla mafia.
Chiarisco che nella storiaccia di Villa Rendano nessuno dei due c’entra minimamente se non per un abile strumentalizzazione soprattutto a danno di Gratteri, come fosse una specie di assicurazione per le malefatte del Pellegrini citato nell’articolo.
Cosa emerge dalla citazione parziale di Iacchitè, che può non piacere per lo stile ma non per le notizie scabrose, clandestine per l’informazione calabrese, che molto di rado vengono smentite?
La prima conferma, da me resa nota con la pubblicazione di un verbale tutto dedicato al numero di prova del mensile cartaceo di inchiesta con la testata Calavria.
Senza nulla togliere alla professionalità e alla serietà del Direttore designato, su proposta di WP, il progetto non fu approvato (va anche detto che la scelta di fare un mensile cartaceo era stata mia ed era palesemente sbagliata) – sarebbe costato per 6000 numeri annui distribuiti una somma spropositata, € 193.000,00, mentre € 160.000 annui per un giornale on line con 2milioni e mezzo di visualizzazioni in un anno e un valore economico di € 250.000 pari a quello della srl editrice partita con un capitale di € 20.000 è stato un costo di cui debbo rispondere in Tribunale per una citazione che ha un record non da poco, è tutta fondata su affermazioni false come risulta dai verbali del Cda.
C’entra Nicaso, a sua insaputa, nel colpaccio di WP? Certamente perché la bocciatura del progetto Nicaso a fronte del successo del giornale on line sembrava imbarazzante e inaccettabile, stante il rapporto di amicizia con il giornalista e saggista.
Ecco quindi spiegata la frase storica pronunciata senza pudore da WP nel fatale Cda del 30 maggio 2022 “Il giornale ICalabresi è un danno per la Fondazione”.
Cos’altro dice Iacchitè? Che ICalabresi “dopo i primi fasti iniziali è finito in malora”. No, qui Iacchitè sbaglia: in malora e in mala fede lo hanno fatto andare i quattro giuda uniti da un patto che mi verrebbe voglia di chiamare criminale.
E aggiunge questa frase:
ICalabresi depurato dal suo fondatore, da poco più di un anno (è scaduto il 19 luglio) ha beneficiato di un ulteriore contributo della Fondazione Giuliani tanto cara a Walter Pellegrini, che probabilmente continuerà – magari riveduto e corretto – anche per un altro anno per la gioia di quei 3-4 giornalisti rimasti “fedeli” a Walter Pellegrini e che lo hanno aiutato a cacciare il precedente direttore non gradito nonostante fossero… parenti.
La sola correzione da fare è che WP non è mio parente, lo era per scelta condivisa il padre Luigi che decise con me che dovessimo considerarci fratelli.
Più importante e meritevole di chiarimenti la frase ai 3/4 giornalisti rimasti “fedeli” a Walter Pellegrini e che “lo hanno aiutato a cacciare il precedente direttore non gradito nonostante fossero parenti”.
L’ho sempre pensato ma mai detto, perché per un idiota buonismo pensavo avessero fatto bene a fare un accordo non comunicatomi in anticipo sarebbe stato corretto fare. È anche ovvio che se tutta la redazione – come aveva detto più volte – si fosse dimessa “perché o tutti o nessuno” – parole di Camillo Giuliani –, l’effetto della chiusura di un giornale libero e vincente qualche briciolo di difficoltà lo avrebbe creato al boss.
Nessuna abiura per questo accordo, ma una sincera e livida deplorazione per il seguito. Sono stato attaccato, privato del saluto, pressato perché firmassi anche io un accordo che non mi riguardava, accusato di misfatti inesistenti (la fiducia data a quattro cloni di Giuda nel Cda segnala un alto tasso di imbecillità, non di delinquenzialità). Pubblicherò una delle mail ricevute soprattutto da Camillo, il più bravo, impegnato e per questo destinato a sostituirmi entro un anno alla direzione del giornale.
I complici del tradimento con una lunga coda di paglia mi hanno coperto di contumelie. E l’autore della mail che appartiene a quel gruppo quasi sicuramente merita il titolo che leggete a fianco “Il raglio dell’asino”.
Ultima conferma e specularmente un mio parziale errore: Mario Occhiuto, vittima del suo egocentrismo e quindi facile a vedere “oltraggi di lesa maestà” ovunque con il massone e suo amico Franz Caruso e con il silenzio complice e omertoso generalizzato sono stati i mandanti sostenitori attivi del colpaccio. Ma la responsabilità di Occhiuto è assoluta e imperdonabile: lui che, come ha dichiarato, ha convinto Giuliani ad acquistare Villa Rendano e ristrutturala ed ha addirittura organizzato partecipandovi l’avvio della trattativa con la proprietà SNAM (si chiama patto di sussidiarietà quando c’è un accordo anche scritto tra soggetto pubblico e privato violato e violentato con alto senso del rispetto istituzionale) si è ora dato il compito di ridurre a baraccone la Villa.
Avevo pronto per essere presentata una citazione in giudizio, poi mi sono fermato perché è assolutamente certo che su un’ordinanza e su una sentenza del giudice del lavoro, accomunati da un momentaneo stato di confusione i giudici hanno scritto motivazioni incongrue e in un caso copiate pari pari dalle carte della Fondazione a prova o indizio che sono intervenute alcune manine sbarazzine.
Un’altra ammissione di errore: ho sempre considerato la massoneria senza distinzioni come coprotagonista del colpaccio.
Non ho dato ascolto ad un medico massone conclamato che avendomi riconosciuto mi disse che questa partecipazione e approvazione massonica non c’era stata nei termini immaginati, “perché si parlava anche de ICalabresi nelle periodiche riunioni informali, magari a tavola in un ristorante, come di tante altre cose, ma senza acrimonia perché il giornale scrive di fatti solo se provati non con una preordinata funzione denigratoria”.
Insomma il senso era: nessuno vi ha mai “filato”, mancavano le ragioni minime. Bontà, correttezza e ingenuità colpevole?
“La storia dell’assalto alla Fondazione Giuliani e al giornale on line ICalabresi riserva ogni giorno una novità che conferma quanto da me detto e scritto. Anticipo fatti e protagonisti del romanzo noir di Colle Triglio. Chi sono stati direttamente protagonisti e complici della rapina della Fondazione?
Quale è stato il ruolo di ciascuno di loro? Quando e perché è stato concepito il progetto di impadronirsi della Fondazione senza ancora ICalabresi.it? Quali protezioni hanno avuto fino ad ora i pirati dei due fiumiciattoli di Cosenza? Quante mani sono arrivate a interferire con le bizzarre decisioni dei giudici romani? Perché si mette in relazione Nicaso, Gratteri, Walter Pellegrini che condividono solo una solida amicizia interessata? Cosa ha ottenuto ciascuno dei quatto pirati scalcinati? Quale ruolo è stato di Mario Occhiuto e complici? Cosa ha convinto il “sistema di poteri” a essere complice per omissione di una vicenda apparentemente minore? C’è motivo per credere che i giudici di Roma faranno giustizia? Cosa fa pensare che il boss che ha ucciso ICalabresi che prometteva di essere anche una gallina dalle uova d’oro a pensare di finanziare ICalabresi ancora per un anno con gli stessi redattori sebbene la Fondazione non abbia nulla a che vedere con la nuova proprietà srls? Ultima domanda: come ha fatto Cosenza a diventare il pozzo nero di interessi, intrighi e personaggi loschi, come fosse un clone di Vibo, Africo, e altri luoghi ameni?”
Questa serie di domande per molte delle quali ho finalmente convincenti risposte si sono accumulate a mano a mano che sono emersi segnali e indizi prima sottovalutati e quindi alcuni errori che specie all’inizio ho compiuto, sulla spinta della rabbia e mal consigliato da alcuni avvocati, uno in particolare, tra i più celebrati a Cosenza.