L’Italia è notoriamente un paese umorale, per natura propenderebbe per una lettura ottimistica della realtà, presente e futura, ma con improvvisi cambi di umore collettivi abbandona la strada della vie en rose per imboccare quella opposta, timori al posto delle speranze, voglia di spaccare il mondo con le proprie capacità, che cede il passo alla paura che sia il mondo, cioè la realtà con le nostre fragilità ed incognite, a spaccare noi. Anche se non osiamo dirlo apertamente a noi è toccato di vivere in una fase della storia veramente sfigata: pandemia, guerra, crisi economica, siccità, la terra malata per la nostra incoscienza, aree geografiche ormai incompatibili per la sola sopravvivenza dei nativi.
Sono al riparo da questi sbalzi di umore solo gli stupidi, per natura o per scelta. Si potrebbe dire che l’infelicità del presente è inversamente proporzionale al quoziente di intelligenza. Lo stupido in genere campa bene e serenamente, in primo luogo perché essendo stupido non capisce quel che gli accade intorno e pertanto vive in pace e serenità socratica, pur non sapendo chi diavolo sia Socrate.
Il tema è serio sempre, diventa di drammatica attualità quando la situazione generale degrada verso il peggio o l’incognito come è quel che avvertiamo nel nostro tempo.
Vi risparmio le cinque leggi della stupidità di uno che stupido non lo era affatto, Carlo M. Cipolla, ma due non è proprio possibile ignorarle; sono la quarta e la quinta, che recitano:
4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
5. La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
In realtà esiste un’altra categoria che non si può definire stupida, ma neppure intelligente. E qui sovviene Giuseppe Prezzolini che introduce la categoria dei furbi. Una citazione ci aiuta a identificarli:
I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.
Tutto questo è però teoria e invece noi siamo piuttosto interessati all’odierna realtà, non la migliore né la più auspicata, che però risulta meno ingrata, come ho detto, agli stupidi e ai furbi, citando ancora una volta Prezzolini:
se essere stupidi significa essere infelici, essere intelligenti significa essere coglioni, che è un po’ un controsenso.
Ora dato un senso alle parole vi pare che in Italia, che ci interessa un po’ di più dell’Uzbekistan, ci sia voglia di intelligenti, capaci, e quindi anche un po’ rompiscatole perché è il frutto inevitabile del quoziente alto?
Per rispondere, dico Italia ma penso in particolare alla nostra Calabria, chiediamoci: la mancanza di meritocrazia favorisce gli intelligenti e capaci? Il familismo immorale per cui il figlio del professionista, specie se massone, ha ottime possibilità di diventarlo pure lui? Se una persona che si ritiene intelligente e in teoria utile, se gli si consentisse di non emigrare, prima che la Calabria nel 2050 si riduca all’osso, mezza spopolata e con la maggioranza con i capelli dal grigio al bianco, deve compiacersi della sua intelligenza o piuttosto maledirla perché con la stupidità e la furbizia, se gli va bene, sopravvive a Milano con € 1000,00 o poco più occupando un letto in condominio con altri due intelligenti sfigati?
Insomma beati i cretini perché per loro si apriranno tutte… le porte che contano!