Cosenza per me e per tanti altri, di cui leggo le opinioni, i sentimenti prevalenti, la rabbia e le speranze deluse, è diventata la capitale dei paradossi.
Ci sono i famosi paradossi di Zenone, ma preferisco spiegare cosa si intende comunemente per paradosso con un esempio:
“Se dico “io mento” sto dicendo il falso, ma se dico il falso, sto anche dicendo il vero, dato che sto mentendo, esattamente come ho affermato nell’enunciato iniziale (io mento). Quindi l’affermazione “io mento” è vera sia quando dico la verità sia quando affermo il falso: è un’antinomia o paradosso.”
Quindi Cosenza capitale dei paradossi può essere intesa come la città in cui falso e vero si confondono, o meglio sono la cosa che è sempre utile a qualcuno che ne profitta, essendo bugiardo ma sembrando sincero.
Per meritare il titolo di Capitale non bastano alcuni personaggi paradossali – nel senso che sono tutto e il contrario di tutto – ma occorre essere una massa, una vera congregazione, un “sistema”.
Quindi non cadete nel giochetto del tipo è più bugiardo Mario Occhiuto o Franz Caruso? È più falso – scendendo molto di livello – Walter Pellegrini o il sottoscritto Franco Pellegrini?
La risposta è essa stessa un paradosso. Un esempio che viene spesso citato: il tribunale con la sentenza rende nota e incontestata la “verità processuale”, ma questa può essere del tutto diversa dalla “verità storica” dei fatti come sono veramente accaduti.
Quindi il Giudice nel pronunciare la sentenza è bugiardo per quanto attiene ai fatti veri e veritiero per quanto grazie ad avvocati funamboli attiene alle conclusioni del processo. Non mi spingo a dire grazie alla sensibilità di alcuni magistrati alle pressioni esterne che sono na ‘ticchia sotto la corruzione in atti giudiziari.
Ora Cosenza non ha una classe politica degna di questo nome, è un accrocco di interessi diversi ma convergenti, è ampiamente disistimata dalla gente e tuttavia rimane immutabile grazie al voto della stessa gente “incazzata”.
A Cosenza, cioè a Rende che paradossalmente è la stessa città, c’è un’importante Università che è nata con un progetto a quei tempi innovativo e inedito: quello di un campus che per composizione del corpo docente, per la sua residenzialità doveva far nascere una vera comunità di studenti e docenti, che divenisse con una positiva “contaminazione” – non è una definizione mia tratta dal programma del suo fondatore e primo rettore, il prof. Nino Andreatta, che certo non immaginava neppure l’intelligenza potesse essere “artificiale” ma in compenso aveva in gran misura quella di madre natura.
Anche qui c’è il paradosso, se possibile ancora più eclatante: l’Unical da soggetto contaminante cioè stimolatore di vivacità culturale e di partecipazione civica attiva e non gregaria è diventata un polo chiuso, conservatore, spesso alibi per i poteri anche quelli non proprio trasparenti.
Non credo che abbiate bisogno di prove, lo vedete da soli ogni giorno: avete mai sentito un’opinione critica e libera da parte di quasi 30.000 studenti? Avete mai sentito una apertura al dibattito non solo accademico ma con i cittadini anche solo partecipando al confronto pubblico aperto su ICalabresi al tempo preistorico del libero giornalismo da un Rettore e Ministro di nome Bianchi?
L’Unical ha sicuramente delle eccellenze specie nelle discipline scientifiche ma è un monumento al silenzio, al sistema di potere fuori e dentro le mura del campus (che chiamerei con il termine latino “castrum” cioè fortino impenetrabile) cioè la panacea di cui la Calabria ha un disperato bisogno.
Per concludere avete mai assistito ad una proposta pubblica che non mi sono inventato da solo e prescindendo dalla situazione di fatto in cui oggi si trova “occupata” Villa Rendano e che chiede a beneficio della Fondazione oggi truffata – aspettate qualche giorno e avrete novità – e dell’Unical che quest’ultima dichiari il proprio interesse ad acquisirla, gratis pur valendo oggi in termini patrimoniali oltre € 8.000.000.
Pensate che, un nome a caso, Mario Occhiuto, padre putativo alla nascita e all’inevitabile morte di Villa Rendano acquistata dalla Fondazione contando sulla correttezza e lealtà del partner pubblico Comune di Cosenza in persona dei sindaci pro tempore Occhiuto e ora pare Franz Caruso si esporrebbe al ridicolo e al discredito di tutto il Terzo settore per salvare il didietro di Walter Pellegrini che nel frattempo ha perso la faccia?
Nella città dei paradossi tutto è possibile, ma non così facile come con la giustizia ingiusta e bucherellata che oggi abbiamo in buona parte d’Italia.