Per cittadinanza attiva, o attivismo civico, si può intendere sinteticamente l’insieme di forme di auto-organizzazione che comportano l’esercizio di poteri e responsabilità nell’ambito delle politiche pubbliche, al fine di rendere effettivi diritti, tutelare beni comuni e sostenere soggetti in condizioni di debolezza.
È una delle possibili definizioni per indicare una comunità di cittadini che non vuole delegare solo alla politica o a soggetti istituzionali la qualità della vita sociale e l’effettivo godimento dei diritti.
La Fondazione Giuliani, nel definire la sua “missione” ha sempre incluso la partecipazione dei cittadini alla vita della città. Ha fatto, o meglio, ha tentato di fare qualcosa di concreto in più e nel 2018 chiamando a collaborare una professionista di Torino che aveva condiviso il progetto di cambiamento della sua città necessario quando cessò di essere “la città dell’automobile o della Fiat”. L’obiettivo era quello di fare di Villa Rendano un luogo di dibattito, di incontro e raccordo dei cittadini. “La città al centro” che accompagna il logo della Villa questo vuole significare.
“Il centro civico” presente in molte città in Italia e in Europa è coerente con il modello della cittadinanza attiva, poco praticato a Cosenza e in Calabria – diffuso e benemerito invece il volontariato delle Associazioni – e come più volte accaduto in questi anni, complice la mia lontananza e la mia cattiva salute – la professionista generosa e preziosa è stata osteggiata e il suo rapporto professionale chiuso. Senza violare la privacy riporto solo una parte del whatsapp che la professionista e ora amica mi ha inviato: “Mi è spiaciuto molto leggere le carognate che ti hanno fatto. Purtroppo avevo già capito che tipo di persone erano ma non immaginavo giungessero a tanto, contro di te che sei una persona onesta, trasparente e di valore”.
A parte le parole cortesi nei miei confronti, che andrebbero completate con un altro aggettivo “ingenuo” o peggio, ciò che importa che quel che non è riuscito fare a Villa Rendano – ora a mio parere a rischio di sopravvivenza e irrilevanza – resta però un obiettivo primario da perseguire a Cosenza.
Nella nostra città la partecipazione attiva dei cittadini, che significa anche informazione, possibilità di condizionare ogni giorno, non solo teoricamente in occasioni di elezioni, l’operato di amministratori e politici, nei settori strategici come sanità, istruzione, qualità della vita, è non solo poco per nulla presente ma anzi è praticato il suo contrario, che alla fine produce una comunità spenta, fatalista, non disposta a manifestare francamente il proprio pensiero.
Come tutti coloro che amano la propria città tutto questo provoca dolore e delusione. Chi come il sottoscritto ha “lo strumento” della comunicazione e l’attitudine a parlare chiaro è per molti versi un privilegiato e ICalabresi prima e in scala ridotta I Nuovi Calabresi oggi lo hanno provato. Il tappo in bocca lo si mette solo a chi lo consente, pagando naturalmente qualche prezzo.
Ma non ha senso dilungarsi troppo su ciò che dovrebbe essere ma non è, e scendere sul terreno della realtà.
Milena Gabanelli nel suo Dataroom settimanale sul Corriere della sera in un articolo con un titolo che non lascia spazio alla fantasia “Partito democratico: così si è sbriciolato” scrive:
In una democrazia le istituzioni funzionano correttamente quando c’è una solida maggioranza che governa e una opposizione sana che fa da contrappeso. Per dirla con le parole di Adenauer “In Parlamento una buona opposizione è un’assoluta necessità che deve essere esercitata da un grande partito di opposizione”.
Con rammarico, credo che tutti o molti pensano che un partito che non vincendo le elezioni è stato 11 anni al Governo, non sia stato un vero partito di opposizione.
Rimaniamo nella nostra dimensione territoriale. Vero o non vero, molti pensano che personaggi importanti del PD come l’on. Bruno Bossio, Adamo, Guccione e altri meno noti l’opposizione vera, forte, incisiva non l’abbiano mai praticata, per scelta non per incapacità.
Opposizione o maggioranza di Governo definiscono l’identità politica delle forze politiche, ne provano il radicamento sociale e la loro scelta di campo, a favore di o in opposizione a.
Da quel che un cittadino vede – io sono solo un osservatore non del tutto inesperto avendo militato con qualche ruolo modesto nel PSI – è uno scambio di favori si presume leciti tra “avversari”, il gioco continuo dei voltagabbana, “mi si vede di più a destra o a sinistra (ndr presunta sinistra), mimando la frase di Moretti, il silenzio assenso anche sulle porcate che la parte avversa può aver fatto. In sintesi vedo solo ciò che mi è utile. Le battaglie a difesa dei diritti dei cittadini, contro la violenza dei poteri occulti, l’inefficienza e la corruzione, le lasciamo fare ai poveri illusi.
Il risultato è il discredito, pericoloso, della politica, la decadenza delle istituzioni, il grigiore che cala sulla città. Cosenza compresa.
Si discute a vuoto o a vanvera da decenni del nuovo Ospedale che sostituisca o affianchi il centenario Ospedale dell’Annunziata ma non si vede la staccionata di un cantiere. Si è chiusa dopo 10 anni una gara d’appalto al quarto o quinto tentativo per un tram nobilitato con il termine di Metro leggera senza sapere non se si realizzerà ma a quanto ammontano le penali da pagare. Si ciancia sul nulla per dare una parvenza di integrazione all’area urbana cosentina “policentrica”.
Si favorisce con un silenzio omertoso – perdonerete il riferimento alla vicenda della Fondazione Giuliani che va oltre il caso singolo – per cui il ruolo dei soggetti pubblici diventa da “omissivo” “commissivo”, cioè complice, lo stravolgimento della scelta donativa alla città del fondatore Sergio Giuliani (caso unico credo in Italia) e tutti tacciono. E siccome si parlava di opposizione, chiudo con una domanda precisa che attende risposta: il PD al governo della città si è per caso posto il problema se si possa “scalare” una fondazione come fosse una società a fini di lucro?