Credo che tutti o molti ricordino l’attentato di via Rasella a Roma, 1943, di cui Giorgio Amendola del PCI si prese la responsabilità politica e che provocò 33 morti tra i tedeschi – a detta dell’on. La Russa semplici suonatori di una banda musicale, non riconosciuta che io sappia dalle fonti storiche – e ben 334 morti italiani nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Tra questi non c’erano gli autori dell’attentato, ma innocenti cittadini presi a casaccio pescando in particolare tra i detenuti politici a Regina Coeli.
Il numero delle vittime italiane doveva essere 333, 10 italiani per ogni tedesco morto. Ma il reclutatore fascista preferì abbondare e i morti italiani furono 334, uno in più per non sbagliare.
Perché ricordo questa strage dolorosa e presente nella memoria dei più anziani? Proprio per il rapporto italiani / tedeschi morti.
Ora tutti i morti, di qualunque nazionalità, meritano pietas. La vita è sempre sacra. Ma non è mancanza di rispetto dire che Israele, patria degli ebrei uccisi a milioni dai nazisti, in queste guerre che si moltiplicano ogni giorno tra israeliani e palestinesi o musulmani sciiti e sunniti sta applicando in eccesso il rapporto numerico dei nazisti.
Credo che i morti o prigionieri, presumibilmente morti, israeliani siano oltre 2000, forse di più. Ma se facciamo una macabra somma dei morti – donne e bambini compresi – tra i palestinesi e musulmani in genere siamo vicini a 50.000 vittime.
Non credo che i sopravvissuti, che hanno perduto tutta la famiglia sotto le bombe e i missili israeliani, siano contenti di averla per ora scampata. Quale essere umano può sopravvivere alla scomparsa di tutti i suoi cari, alla distruzione delle loro abitazioni o più spesso delle proprie tende o rifugi di fortuna?
Come può dirsi “vita” stare per 20 o più anni in un carcere a cielo aperto, come lo storico israeliano Pappé chiama la Striscia di Gaza?
Ora questa “striscia”, che dà l’idea dello spazio in cui erano ammassati due milioni di palestinesi, è completamente rasa al suolo. Le previsioni per la rimozione delle macerie parlano di 15 anni. Nessuna possibile previsione per la ricostruzione dal momento che non si sa neppure se anche la Striscia diventerà parte di Israele come la Cisgiordania, in cui era previsto che circa l’80% fosse sotto l’Amministrazione palestinese, della quale da anni si è persa traccia, ed ora di fatto è ridotta al 20% dopo che “i coloni”, estremisti religiosi che erano poche migliaia alla fine dello scorso secolo ed ora sono 800 mila, prevedono che i confini dello stato di Israele siano quelli prefigurati nella Bibbia. Cioè dalle colline al mare. I palestinesi, circa 4milioni che ancora si ostinano a vivere in quelle terre che erano loro, ma dal 1948 poco alla volta sono state loro sottratte, che fine faranno?
Domanda che nessuno ha il coraggio di porre perché teme di conoscere la risposta. Vadano dove vogliono. Nel deserto di Sinai, in Africa, meglio se ne vanno e basta.
Penso, come la grande maggioranza, che Israele vincerà forse la guerra ma perderà il rispetto e la solidarietà del mondo. Biden e la Harris stanno mostrando al mondo che non contano quasi niente in confronto a Netanyahu – e Trump che parla e straparla molto di meno risale nelle quotazioni per la presidenza. L’Europa che si sta sfaldando si limita a lanciare appelli al vento perché non si favorisca l’escalation della guerra, smetterla del tutto nessuno osa dirlo.
Il ministro questurino dell’Interno vieta una manifestazione dei palestinesi in Italia, che non hanno mai usato la violenza di piazza, per non dispiacere alla controparte israeliana. Nessuno, tranne qualche becero razzista, si proclama anti ebraismo, ma sono gli stessi ebrei – lo scrivono alcuni ebrei laici di buon senso – che hanno imposto questa equivalenza: no a Israele, questa Israele, significa no agli Ebrei.
Una violenza e un imbroglio lessicale. Basterebbe ricordare che fino al 1948 ebrei e palestinesi vivevano in armonia tra di loro, che i primi insediamenti sono avvenuti sulla terra venduta dai palestinesi.
Ma oggi la verità storica e il rispetto dei diritti di tutti non contano. Conta la forza delle armi e, anche se lo si dice a voce bassa, di tutta la grande finanza ad alto tasso di ebraismo.