I commenti a 48 ore dai risultati sulle conseguenze che ne deriveranno per l’Unione Europea sono irriducibili ad una sintesi che colga come si usa dire oggi il sentiment di mezzo miliardo di cittadini europei.
Ma alcune cose appaiono chiare a tutti e rendono pressoché inutili le chiacchiere dei soliti Mieli, di Travaglio, di commentatori improvvisati e scelti per i talks televisivi proprio per la loro inutilità.
Noi che non abbiamo alcuna autorevolezza, ma un po’ di cervello che non ha smesso di funzionare del tutto, diciamo la nostra opinione.
L’Unione Europea, che non si è mai realizzata oltre la sua dimensione economica e finanziaria, dovrebbe nel momento più difficile della storia contemporanea parlare una sola lingua, mentre somiglia alla Torre di Babele. Siamo da sempre gregari degli USA, che in cambio ci hanno consentito di scrivere e cantare canzoni più che idiote consolatorie “Mettete i fiori nei vostri cannoni” del quartetto autonominatosi I Giganti negli anni ’70, siamo divisi su quasi tutto – in questo momento il “fronte caldo” italiano contro tutto il resto dell’UE è la difesa sino al ridicolo degli interessi dei taxisti e dei gestori gratis o quasi di lidi da incassi milionari. Poi diciamo che noi italiani non siamo “un popolo di eroi, combattenti” ed altre scemate del genere.
La vita ci insegna che le cose si apprezzano quando non le si ha più. Accadrà anche a noi e non solo con l’Europa, che non fa sognare nessuno, che è grigia come il cielo di Bruxelles, che a me che la frequentavo spesso per lavoro procurava una depressione suicidataria, perché al posto di questa (dis)Unione non c’è altro.
Ora siamo tutti nazionalisti, patriottici, gelosi dei nostri confini. Poi se ci guardiamo proprio entro i nostri confini, noi italiani ci scopriamo simili ad un puzzle. Nord ovest vs nord est, centro nord vs centro sud, ovviamente mezz’Italia da Roma in giù vs l’altra mezz’Italia da Roma in su.
Volendo si può andare anche oltre: Calabria sola per sua insipienza contro tutti, Cosenza vs Catanzaro e via cazzeggiando.
Ora vediamo cos’altro ci dicono le elezioni europee. Che il cosiddetto bipolarismo, destra da una parte e sinistra dall’altra, di cui parla Giorgia risponde al desiderio di molti italiani di vedere semplice e chiaro ciò che è complicato e oscuro, ma nella realtà è un’altra bufala che serve a tenere in piedi una politica che, come nel calcio, ha bisogno di romani che maledicono i laziali, milanisti che beffeggiano gli interisti e via enumerando.
Dov’è “a sinistra de noantri compagni”? Dov’è “a destra de noantri camerati”? Sono finzioni, etichette e se vogliamo essere onesti nel defunto MSI c’era una forte componente guidata da Almirante a forte contenuto sociale. Nel PD attuale c’è il retaggio della politica solidaristica e avversa alle sperequazioni più intollerabili, ma anche e soprattutto la brutta copia del pensiero sociale dei cattolici che tratta dei problemi degli ultimi con il tono e il linguaggio del Marchesino Fufù.
Ora facciamoci un po’ di male tra noi calabresi e cosentini. A Cosenza prevale, nel senso che è il più apprezzato, il cittadino che non fa quel che un cittadino normale dovrebbe fare: protestare se la sua città è male amministrata, reagire se la medesima città da declamata Atene d’Italia è ora definita città della ’ndrangheta o della massomafia. Pretendere che il Sindaco sia un vero sindaco con tutti i poteri e responsabilità connesse e non una “copertura” dei veri gestori del potere.
A due e più anni da un evento che come era prevedibile – parlo della conquista di una Fondazione privata – sta uscendo dal diritto civile per entrare a pieno titolo in quello penale ci sono molti – specie colletti bianchi e grembiulini neri – che continuano a dire “ma perché non fanno pace i due Pellegrini?”, quello che uno definisce traditore e manigoldo e l’altro che non lo definisce proprio perché ha esaurito tutte le scorte di falsità e invenzioni che ha provato ad usare anche nelle aule di giustizia.
Questo è ciò che accade oggi in Russia o in Corea del Nord, ma che accada in Italia e in una città che almeno i sentimenti di accoglienza e di rispetto per gli altri li possedeva è sconvolgente e nauseante.
Ma non è vero che le elezioni europee qualcosa di buono e di nuovo non l’hanno dato a noi calabresi. La maggioranza dei giovani lontani dalla loro città, di norma ferma all’età del feudalesimo, perché emigrati a nord, nella parte più dinamica e aperta al mondo, hanno votato “sinistra” in ogni caso in modo eccentrico rispetto ai nativi residenti.
Se consentite un cenno più personale, il libro che scritto con Giuliano Corti presenteremo giovedì 13 alla sala del Royal, sarà comprato e letto soprattutto nel centro nord come già accade con I Nuovi Calabresi che ha il 50% dei suoi lettori che non vivono in Calabria e molto spesso non sono calabresi.
Vorrei dire alle anime morte che ancora non hanno il coraggio di dire che gli autori della porcata che sarà punita dai Magistrati dovrebbe esserlo soprattutto da loro e che vedono come un atto eroico o maldestro farsi vedere alla presentazione di un libro e all’annuncio di un’Associazione civica che si ispira ai valori della nostra Costituzione dovrebbero vergognarsi perché la loro condizione di pavidi servi rende forti i devastatori di Cosenza e Calabria tutta. Quindi non solo complici, ma corresponsabili dell’assurda somiglianza odierna tra Cosenza e Corleone al tempo di Riina.