Nel post sulla pagina Facebook de I Nuovi Calabresi che ho pubblicato ieri vi ho informato di aver ricevuto un Decreto penale (leggi il decreto penale) con l’ammenda di euro 4000,00 ridotta a euro 3200,00 in caso di pagamento entro 15 giorni dal ricevimento del decreto suindicato per il reato di diffamazione a danno del sig. Walter Pellegrini.
Il reato sarebbe stato commesso con una comunicazione via Whatsapp destinata al gruppo chiuso composto dai redattori e dai principali collaboratori de ICalabresi l’11 agosto 2022, lo stesso giorno in cui con PEC mi veniva comunicato “il licenziamento” cessando dalle funzioni di Direttore responsabile. Con la stessa PEC mi veniva richiesta la restituzione di euro 1200,00 non più spettante del mio stipendio annuo di euro 5000,00, il minimo necessario per poter essere assicurato.
Il Giudice mi ha imputato per il reato di cui all’art. 595 commi 1 e 3 c.p., perché offendeva la reputazione di Pellegrini Walter Giuseppe diffondendo sul gruppo Whatsapp “Redazione I Calabresi” un messaggio audio contenente le seguenti espressioni “…sono molto fiducioso … nell’ignoranza crassa di questi cialtroni, soprattutto di Walter Pellegrini, che ha scritto delle cose che peseranno come macigni” … “Ma sappiate che la mia testardaggine da cosentino è più forte dell’arroganza schifosa di Walter Pellegrini” … “complici che hanno parato il culo fino adesso al genero di Walter Pellegrini, al nipote di Walter Pellegrini ed alla colf della famiglia di Walter Pellegrini”.
Con l’aggravante di avere recato l’offesa con un mezzo di pubblicità.
In attesa di essere autorizzato dai miei avvocati a pubblicare su I Nuovi Calabresi l’audio in questione senza i contenuti pari a 10 secondi di un messaggio di quasi 5 minuti, cito quanto ha stabilito con sentenza della Corte d’appello di Milano a proposito di una fattispecie analoga (Corte di Appello di Milano con la sentenza del 29 marzo 2021).
Non sussiste il reato di diffamazione nel caso in cui il messaggio, inviato tramite chat o mezzi di comunicazione social, viene destinato a un singolo individuo o all’interno di una chat privata che comprende un numero ristretto di persone. Tale tipo di conversazione deve essere considerata alla stregua di una corrispondenza privata, logicamente incompatibile con i requisiti propri della condotta diffamatoria.
Quindi PM e GIP del Tribunale di Roma li considero bocciati con il voto di 2 spaccato.
Ora mi riservo di contro querelare Walter Pellegrini e procedere contro ignoti per aver divulgato, cioè fatto conoscere il contenuto di una comunicazione privata al querelante.
Ma non voglio tediarvi con bubbole giuridiche o paragiuridiche. Conoscete il mio pensiero sulla qualità del servizio (o disservizio) Giustizia che è uno dei cancri che infetta la nostra democrazia.
Ma solo alcune considerazioni non nuove e che ho scritto in decine di articoli.
Anche questa vicenda prova che paradossalmente uno o più dei colleghi che scelti e assunti o contrattualizzati da me per il giornale on line ICalabresi – il primo vero giornale di inchiesta nato in Calabria per mia volontà – si sono comportati in modo sleale, scorretto e irriconoscente.
Credo che per la prima volta siano stati firmati contratti regolari e con retribuzioni pari o superiori a quanto previsto dagli accordi di categoria. Il compenso per i collaboratori che non si limitavano a scrivere un articolo di 1000 battute è stato non di poco superiore ai compensi in uso nella grande stampa nazionale. Hanno goduto della più ampia libertà e autonomia limitando il mio ruolo di direttore a proporre o approvare gli articoli secondo criteri di efficacia e qualità, oltre che di rigorosa cernita delle fonti. Hanno soprattutto avuto il privilegio, peraltro onorato con impegno lodevole a base del successo de ICalabresi di vivere un’esperienza di giornalismo libero che in Italia (non parliamo della Calabria per carità di patria) diventa sempre più rara e a rischio.
Da uno di questi colleghi è partita la comunicazione verbale che era assimilabile ad una riunione di redazione, l’ultima prima della chiusura vergognosa e illegittima (questa sì) voluta e decisa dal sig. Walter Pellegrini che per mestiere pubblica libri non li censura o li brucia in piazza come al tempo della Controriforma.
In tutta la vicenda CdA Fondazione e ICalabresi l’hanno fatta da protagonista la malafede, l’ambizione sfrenata, il servaggio nei confronti di un accrocco di poteri che stanno uccidendo la Calabria e la mia Cosenza.
Il sottoscritto si è sentito chiamare “ingenuo”, troppo fiducioso nei confronti di persone che conoscevo frequentavo amavo come si fa con gli amici più cari. Rispondo rigettando questa pseudo accusa con le parole di Julian Carron in dialogo con Umberto Galimberti.
“Si dà credito continuamente a qualcosa o a qualcuno: è parte della dinamica della nostra vita, è una dimensione che ci accompagna in ogni momento della nostra giornata, anche se tante volte non ne siamo consapevoli. Senza fidarci o affidarci a qualcuno non potremmo muoverci, nessuno potrebbe vivere. Ma così come la vita di una persona non può svilupparsi senza dare credito, allo stesso modo la vita di una società non può reggersi senza fiducia, una fiducia allargata: la fiducia è l’olio di tutti gli ingranaggi”.
Preferisco dare fiducia e amicizia alle persone che a mio giudizio lo meritano. C’è un rischio da correre: che talora alcune di queste siano e si rivelino bisce.
Io che sono credente e praticante mi affido al solo giudizio che conta, che è ben più in alto di noi.