Siamo sul divano. Facciamo cavalluccio e ridiamo.
Io gli racconto una storiella.
Una di quelle che mia nonna ripeteva sempre e che io non mi stancavo mai di ascoltare.
Lui mi stringe la mano. Si emoziona ed io pure.
Voglio travolgerlo di emozioni e di amore.
Si sdraia sul tappeto e gioca con le macchinine.
Giocattoli sparsi dappertutto testimoniano la sua quotidiana presenza in questa casa.
Ma io sono felice.
Il mio salotto è in disordine, ma brilla di quella luce che entra nelle case, solo quando c’è un bambino.
E sia benvenuta.
Fa un giretto fra i mobili. Guarda gli oggetti. I ritratti.
Io gli spiego la provenienza di questo e di quello.
Ogni cosa ha una storia ed è giusto tramandarla.
Tra me e lui si svolge quell’antico gioco di passato e futuro.
Che rende sacro il rapporto fra nonni e nipoti.
Mi chiede. Rispondo.
Ripete e si porta via i segreti del passato nella sua vita futura.
Si compie il miracolo.
Il proverbio calabrese lo fa ridere tanto.
Non capisce. Ma io glielo spiego. I detti antichi sono un indicatore della cultura di un popolo.
L’argomento si fa serio. Lui se ne rende conto ed è attento.
Gli spiego che la Calabria è Terra di monaci e religiosi.
Fuggiti da persecuzioni, si rifugiavano fra boschi lussureggianti…
Per meditare e pregare.
Il racconto si fa epico. Io insisto e lui è rapito.
Allento e mangiamo biscotti. E improvviso una gara a chi ne mangia di più.
Ringiovanisco e pesco dentro di me un’energia nuova.
È tutto merito suo. Anche mia nonna era instancabile.
Era merito mio, dunque?
Improvvisamente mi accorgo di quanto ero importante per lei. E non solo lei per me.
Mi sveglio e il presente, invece, mi trova sola sul divano, avvolta dal buio e dal silenzio.
Ho sognato ed è finita. Altro che quotidiana presenza…
Il salotto è in ordine. Niente giochini sparsi, ma un freddo di tramontana che non lascia speranze.
La Calabria non ha nonni felici. Né storie da raccontare.
E neppure tradizioni da tramandare.
La Calabria è depredata di gioia e di futuro.
Chi ha voluto tutto ciò. Chi ha deciso che i nonni calabresi avrebbero dovuto fare a meno dei nipoti?
Voglio sapere chi è. Voglio odiarlo fino in fondo.
La mia storia morirà con me. E la mia Terra pure.
E lui…? Cosa penserà il mio nipotino.
Mi cercherà e non mi troverà.
Perché io scorro dentro di lui e quando avrà bisogno di me, penserà che sia scappata.
Che non volevo stare accanto a lui.
Invece no. Non è così. E non è colpa mia .
Vorrei averti accanto ogni giorno. Ma non è possibile.
Affacciati piccolino mio. Sono qui a Sud.
Affacciati che mi vedi e se non mi vedi, almeno senti queste mie parole.
Amore sarà ugualmente….
Nella foto il mio salotto vuoto e quello dell’altra nonna.
L’emigrazione dei nostri figli ha infinite stanze di dolore.