Tutto è cominciato da Lei, un giorno di primavera del 2011. Intendo dire che nell’incontro che le chiedemmo, in quanto Sindaco di Cosenza, Sergio Giuliani ed io per informarla che era stata costituita le Fondazione Attilio Elena Giuliani, con l’idea di finanziare attraverso il Comune opere pubbliche che non erano sostenibili dall’Amministrazione, fu Lei a suggerire a Giuliani di destinare invece le risorse al recupero di un edificio storico che rischiava il degrado. Sebbene io manifestassi delle perplessità perché la Fondazione aveva previsto altro e quindi non disponeva di un progetto utile alla città da realizzare a Villa Rendano – era questa che rischiava l’abbandono e il degrado – debbo riconoscere che la sua proposta era la sola che desse un senso alla neocostituita Fondazione.
Di ciò che facemmo per raggiungere l’obiettivo, che simbolicamente, coincide con il 10 luglio 2013, giorno dell’inaugurazione, non importa parlare.
Le riconosco che per anni lei è stato amico di Villa Rendano e ha nutrito sentimenti amicali anche nei miei confronti.
Mi sorprese perciò quando con un messaggio telefonico mi rimproverò del fatto che “i vari comitati interni che guidavano la Fondazione erano praticamente formati con soggetti pregiudizialmente contrari (e avversari) della mia Amministrazione”. E concluse apoditticamente che “l’unico punto di contatto leale e concreto devo dire che è stato per me Walter della famiglia Pellegrini”. Sul primo punto Le dissi che non avevamo fatto scelte politiche – anche perché allora come oggi non è facile capire chi è amico di chi, destra centro o pseudo sinistra; sulla sua predilezione per Walter ognuno è libero nelle proprie scelte.
Ora quella vicinanza affettiva e gratificante tra Lei e Walter Pellegrini è ancora più facile sedendo entrambi nel CdA della Fondazione anche se non si capisce a che titolo.
Del Pellegrini buono e piacione non parlo perché ho deciso di farlo nelle aule di Tribunale, di Lei posso solo dire che il posto nel CdA modificando lo Statuto glielo offrimmo a suggello di una collaborazione con l’Amministrazione che ritenevamo preziosa. Quel posto rimase vuoto e ora capisco alla luce del suo messaggio perché; le mancava il Pellegrini leale (e infatti è stato un campione di lealtà lui e i suoi sodali quando ha guidato la congiura per prendere il controllo della Fondazione) e la infastidiva la vicinanza del Pellegrini ingenuo e credulone.
Ma ora passando a temi più seri Le chiedo: Lei ha proposto e favorito l’acquisto di Villa Rendano, ha espresso più volte apprezzamenti in particolare il giorno in cui inaugurammo il Museo multimediale Consentia Itinera (per quanto non ci avesse informato che un clone mal riuscito e poi vittima della chiusura di Piazza Bilotti era pronto per la sua apertura), ora come giustifica quell’acquisto, l’impegno professionale mio e dei dipendenti in particolare Anna Cipparrone, il conferimento alla Fondazione con lascito ereditario di circa 13 milioni di euro?
Lei ha mai visto altri all’infuori di me, a parte il suo malanimo tardivamente comunicatomi, a parlare della Fondazione, dei suoi progetti, del suo ruolo a beneficio della città? Forse nell’empito sentimentale ha confuso i due Pellegrini. Bene le preciso che quel Pellegrini che si è occupato di quei problemi anche parlandone con lei ero io.
Il Pellegrini che dall’aprile 2012 fu nominato Direttore generale con tutti i poteri ordinari e straordinari – cioè quello che ha realizzato ciò che era nel desiderio del Fondatore – e poi scalzato dal Pellegrini collaboratore sul territorio – ero sempre io.
Questo non lo può sapere, ma la informo doverosamente come membro del CdA nonché più autorevolmente del Senato della Repubblica (alla faccia dei messaggeri di sventura, che non ho mai apprezzato e che tiravano in ballo sue disavventure giudiziarie, secondo il modello che vede le “manette” al posto delle idee e proposte politiche evidentemente non disponibili) che in un atto pubblico – una donazione tirata fuori nel 2014 dal cilindro da Giuliani per rimediare al fatto noto a me e altri che il solo che non aveva ricevuto neppure un grazie ero io che ho trascorso per stargli vicino decine di giorni e di notti in ospedali in giro per l’Italia, in cliniche e studi medici, a domicilio anche solo per fargli compagnia ecc… – Giuliani scrive come atto di ultima volontà ciò che era nei fatti da sempre, che il Pellegrini che Lei non apprezza (ora) ha l’obbligo di curare le gestione della Fondazione e assicurarne la continuità nel tempo “fino a quando lo consentano le condizioni psicofisiche”.
Nei giorni scorsi ho scritto su I nuovi Calabresi – che va alla grande, a scorno di chi pensava che “licenziato” il fondatore e Direttore de ICalabresi il silenzio tombale su quanto accade nel retrobottega della politica del potere massonico fosse garantito – “L’inedita scalata ostile alla Fondazione”. Un caso unico perché se rari e mal visti sono gli arrembaggi per appropriarsi delle società commerciali, del tutto sconosciuti sono quelli a danno di una Fondazione privata no profit.
Lei che ha meritoriamente voluto Villa Rendano per Cosenza oggi sta di fatto concorrendo alla sua fine. Ne parli con l’anima di Sergio Giuliani che, come lei ricorda, ha insignito della cittadinanza onoraria, nonostante la fiera opposizione della famiglia (l’aiuto a identificare il maramaldo, si tratta del Fratello, che non ha mai amato la Fondazione pure intestata ai genitori e come tanti trasforma il mancato “amore” in rancore e ostilità manifesta nei miei confronti, colpevole di aver portato a buon fine – fino a maggio – il desiderio di Sergio Giuliani).
Verifichi se l’anima del de cuius le conferma che l’idea di un Walter Pellegrini “presidente” non l’ha mai sfiorato neppure nelle notti insonni.
Con cordialità la saluto.