L’indagine nella sua componente quantitativa ci ha confermato alcuni elementi positivi o critici della nostra città nella percezione dei cittadini.
Tra i problemi che la maggior parte di loro vorrebbe vedere, se non risolti, almeno considerati prioritari nella gestione della città, campeggia il Centro storico che tutti celebriamo, magari prendendo a pretesto gli elogi sperticati ma sospetti di parzialità di Sgarbi, ma che vediamo degradare sempre più con crolli, pessimi servizi, abbandono. Ora speriamo nel finanziamento straordinario di quasi € 100 milioni, ma senza farlo tornare a vivere con botteghe, luoghi di ritrovo o di cultura, con uomini e donne in carne ed ossa, si otterrà poco.
Disoccupazione, sanità pubblica seguono a ruota. La sanità ora in mano ai privati in gran parte significa l’esclusione dall’assistenza medica di larghe fasce della popolazione – purtroppo è un fenomeno che si è allargato ad altre regioni più ricche – mancanza di servizi sociali adeguati.
Non è un caso che Cosenza sia oggi la capitale del volontariato, 120 associazioni e 10mila volontari di cui possiamo andare fieri. Ma lo Stato e il Comune non possono non fare la loro parte, mentre sta nascendo una specie di accettazione fatalistica della pressoché nulla attenzione che si dà al disagio sociale e alla povertà.
Non meraviglia che i siti più conosciuti e apprezzati della città siano Il Castello, il Duomo, il MAB, il Teatro Rendano e, sorpresa, Villa Rendano. La forbice va da 59 a 51%.
Per la Fondazione Giuliani è un risultato che rallegra perché per anni la Villa era solo il luogo “dove si pagano le bollette”.
Tra i siti con un’identità forte Villa Rendano è quasi al vertice – ricordo che la ricerca è stata fatta nel 2017 – e il giudizio dei cittadini definisce Villa Rendano come luogo di primaria importanza per la diffusione e la promozione della cultura a Cosenza.
Da pochi anni era stato inaugurato “Il percorso nella storia di Cosenza multimediale Consentia Itinera”, avevamo avviato la pubblicazione di libri dedicati ai problemi eterni di Cosenza, la riunificazione dell’area urbana bizzarramente divisa tra 5 e forse più Comuni, l’uno in continuità con l’altro, e la cosiddetta metropolitana leggera che di rinvio in rinvio ha fatto perdere un ricco finanziamento comunitario replicando una specie di “guerriglia dei ragazzi della via Pal” con uno stucchevole e incolto confronto tra favorevoli e contrari.
Ora però vogliamo riportare alla memoria di molti cittadini la Ricerca nella sua componente qualitativa, dove la mai troppo lodata Anna Martina di Torino ha raccolto, selezionato e commentato i giudizi raccolti incontrando un campione rappresentativo dei cittadini degli ambiti culturali, istituzionali, delle componenti più dinamiche e attive della città.
Non riporterò i giudizi positivi che su Villa Rendano erano non pochi, ma solo uno critico, per certi versi negativo.
Vi anticipo, sul punto, il mio punto di vista. Come ho scritto e detto molte volte la Fondazione Giuliani era stata concepita dal fondatore Sergio Giuliani come un veicolo per finanziare alcune opere pubbliche utili alla città. L’acquisto e il recupero di uno degli edifici più belli di Cosenza non era stato previsto e come dissi da subito “acquistiamo uno splendido contenitore non avendo previsto il contenuto”.
Non sono stato il mago Otelma ma solo una persona franca, virtù che in genere non è molto apprezzata.
La sola cosa di cui ero convinto, era che due filoni avremmo dovuto seguire: uno, quello di un’offerta formativa di eccellenza non presente nel territorio– da qui la scelta di orientarci verso l’area dell’ energia e della sua gestione compatibile con l’ambiente – l’altro di favorire con l’aiuto di personaggi italiani e stranieri, protagonisti in varie discipline ed esperienze vincenti (in Italia il caso Matera), una cultura civica più dinamica. Per noi il modello da seguire era quello della cittadinanza attiva.
La prima opzione partita su basi promettenti si arenò quando dalla compagine dei realizzatori, Unical, SAFE, un’associazione che organizzava il solo master sul tema energia (con 79 aziende partecipanti) e altri si staccò il Ministero dell’Ambiente per le vicende che interessarono il Ministro Clini.
L’altra opzione fu affidata alla dottssa Martina che aveva collaborato al cambiamento profondo dell’immagine di Torino, non più città della FIAT.
Ora la citazione critica che ho preannunciato su Villa Rendano, raccolta da Anna Martina.
Villa Rendano dal punto di vista culturale: nel centro storico ce ne sono troppe che fanno cose simili. (…) Villa Rendano è una sede bellissima, una location, forse l’unico neo è circondata da enti con grandi contenuti (Palazzo Arnone). Non si è affiancato agli istituti culturali del territorio. Consentia Itinera è un’ottima cosa, un percorso scenografico d’ impatto, bello a vedersi ma non ha contenuto.
Non per difesa d’ufficio ma per verità noto: quali sono nel centro storico gli enti che fanno cose simili? È ovvio che c’è una pluralità di sedi e istituzioni culturali, ma ognuno ha una funzione diversa quasi sempre pubblica.
L’aver vicino la Galleria Nazionale, con la quale è attiva grazie alla Direttrice Rossana Baccari, una professionista con i fiocchi, una proficua collaborazione sembra essere una colpa. Poi però si lamenta dicendo il falso che Villa Rendano non si è affiancata agli istituti culturali del territorio.
L’impegno prioritario della dott.ssa Cipparrone è stato quello di fare rete con i musei non solo di Cosenza, ma anche in altre città calabresi.
Lo prova tra l’altro, il fatto recentissimo che Consentia Itinera è stato inserito nella Rete nazionale dei Musei, e che da tempo la Cipparrone ha avuto un ruolo incisivo nel sistema museale regionale e lei personalmente è stata chiamata a far parte della Commissione nazionale consultiva del Ministero della Cultura.
Preziosa la collaborazione con Il Museo dei Bretti e degli Enotri magnificamente diretto dalla dott.ssa Cerzoso.
Comunque la nostra consulente, con una retribuzione imbarazzante per la sua modestia, punta a realizzare a Villa Rendano un progetto che possa diventare uno degli Urban Center già attivi a Napoli, Milano, Bologna, Torino, Venezia, Cagliari, Ferrara, Siena, Perugia, Vicenza, Parma.
Proviamo a dire il compito dell’Urban Center a Villa Rendano. Ne diamo solo una sintesi breve.
È un luogo dove i cittadini possono entrare in contatto con i progetti della città; un luogo di racconto della città con mostre e progetti; luogo dell’elaborazione di una “politica alta” che a partire dalla società civile rimodelli il territorio; luogo di aggregazione che mette insieme culture diverse per un nuovo rinascimento”.
Eravamo a fine 2018 in prossimità della programmazione di attività con grandi personalità come relatori per passare alla fase realizzativa.
Occorreva prolungare il rapporto professionale per il 2019. Io ero di fatto bloccato a Roma tra Ospedale e clinica.
Walter Pellegrini che ha sempre osteggiato presenze pregiate, ma non sotto il suo ombrello, si guardò bene dal farlo.
Anna Martina, da professionista e amica dopo il colpaccio di Villa Rendano mi ha scritto un messaggio di cui cito solo poche parole:
“Mi è dispiaciuto molto leggere le carognate che ti hanno fatto. Purtroppo avevo già capito che persone erano, ma non immaginavo che giungessero a tanto contro di te che sei una persona onesta, trasparente e di valore. WP e soci mi hanno sempre boicottato in modo subdolo e anche palese, ma ormai io sono lontana da quella deludente avventura …”
Come chiudere questo articolo? In un solo modo:
Scusami Anna, perché non ho potuto starti vicino e tenere lontano i lupi. Il danno maggiore l’ha subito Villa Rendano con un’occasione mancata ed ora con un signore (si fa per dire) padrone già sperimentato in negativo della Fondazione Giuliani. I risultati lo proveranno.