Che Mario Occhiuto sia architetto, ex sindaco e ora senatore della Repubblica è cosa nota. Ma andando oltre i confini dell’ovvio risulta essere anche la versione cosentina della Trimurti indiana: Brhama, dio della creazione, Vishnu dio della conservazione e Shiva dio della distruzione. Insomma lui che ha frequentato la Cina deve esser stato contaminato dall’Induismo della vicina India, che effettivamente esercita da sempre un’attrazione particolare per i giovani, per i sognatori per i seguaci dell’amore cosmico.
Essendo Occhiuto nella sua autopercezione un superuomo o un super e basta niente di strano in questa sua collocazione nel Pantheon divino indiano.
Ma quale delle tre divinità gli si attanaglia di più?
In realtà tutte e tre, restringendo il campo ad una piccola ma non irrilevante porziuncola come, ad esempio, la Fondazione Giuliani e la sua profanata Villa Rendano. Di quest’ultima è stato in qualche modo il “creatore”, perché Giuliani che aveva tutt’altro progetto l’ha “incartato” ben bene – non era difficile data l’età e la semplicità di Giuliani – fino a convincerlo a cambiare completamente idea e convergere con l’entusiasmo del neofita sulla proposta di acquistare Villa Rendano. In questo caso Occhiuto merita d’essere identificato con Brhama, dio della creazione, non del mondo, più modestamente della decadente sede dove si “pagavano le bollette”.
Poi però, facendosi mandante e complice della “banda dei quattro”, addirittura mettendoci la firma entrando con il laticlavio nel modesto Cda della Fondazione, per stare vicino vicino al suo Pellegrini, servizievole e perciò preferito, s’è incarnato in Shiva, dio della distruzione.
Cosa pensate che voglia fare il Pellegrini del cuore, magari con l’appoggio di un massone doc come Kostner e un abile prestigiatore come il nostro italico Shiva, se non distruggere ciò che pure aveva di fatto creato imbambolando di promesse incomprensibili e fantasiose il suddetto Giuliani, tutto contento che trovava “bello e fatto” il modo di celebrare con la Fondazione mammà e papà, peraltro persone meritevoli per intelligenza e preveggenza di ciò che sarebbe diventata Cosenza, da piccola città di provincia meta di paesani arricchita dall’Università a secondo le occorrenze di Arcavacata, Cosenza, Calabria cioè fatti i conti di Rende.
Ma per completezza della Trimurti, Occhiuto è anche Vishnu, dio della conservazione.
In questo caso la Fondazione non c’entra proprio con la “conservazione” se il suo destino a breve è la distruzione di Shiva. In questo caso la conservazione si riferisce ad Occhiuto in carne e ossa. Come chiamare infatti un ex Sindaco rinnegato dai suoi supporters decennali e sconfitto alle elezioni da un flebile e ossequiente avversario come Franz Caruso di professione massone e avvocato, pur condannato in primo grado addirittura dal tribunale di Cosenza, notoriamente inflessibile con i malfattori, pezzi grossi o poveri cristi allo stesso modo, diventa Senatore della Repubblica, una carica di prestigio e pure una garanzia di immunità per futuri possibili guai giudiziari?
Ma siccome la fortuna aiuta i fortunati e i miracolati, Mario Trimurti è pure fratello del Governatore della Calabria che fa da apripista al suo festoso e trionfale ritorno alla ribalta sulla scena cosentina e su quella romana.
Confermo con dolore che il Catechismo cattolico ha preso una cantonata: non è vero che i buoni vengono premiati e i cattivi puniti, è vero invece quando dal Cattolicesimo si passa all’Induismo, per caso o per scelta.