Il “nuovo” PD preferisce lanciare la “balla” in tribuna

La lettera aperta alla Presidente del PD di Cosenza, che è ancora possibile leggere su “I Nuovi Calabresi” ha un titolo inequivocabile “La prova del “nuovo” per il vecchio PD”.
Era questo l’obiettivo dell’articolo: vedere se un’esponente stimata e autorevole che tutti accreditano al “nuovo corso” conclamato del Partito, pronunciandosi sulla vicenda della Fondazione Giuliani e sulla chiusura illegittima, art. 21 della Costituzione, de ICalabresi, il solo vero danno patrimoniale certificato, ci confortasse sulla fondatezza del cambiamento, con la messa in panchina di cacicchi di lungo corso, ed anche sulla sua determinatezza e coerenza.
Con rammarico debbo registrare che le auspicate conferme positive non ci sono state.

La cortese Presidente, con un whatsapp indirizzato al sig. Pellegrini, non più Franco non più il “tu”, ha così risposto alla lettera aperta:

“Gentile signor Pellegrini ho letto la questione da lei sottoposta alla mia attenzione penso tuttavia che sia opportuno e necessario attendere l’esito della vicenda giudiziaria, nel totale rispetto della magistratura”.

In gergo calcistico la Sig.ra Locanto “ha lanciato il pallone in tribuna”. Non ha voluto pronunciarsi sulla vicenda di Villa Rendano e annessi che tutta Cosenza (e non solo) conosce, ripete il karma più trito della “fiducia nella Magistratura” – che peraltro in quanto anche avvocato non posso smentire – ignorando però due elementi non banali: i tempi non brevi anche al Tribunale di Roma, sufficienti ai nuovi padroni per fare danni irreversibili. Siamo già alle dimissioni forzate o azioni di mobbing nei confronti delle sole due professionalità pregiate, in aggiunta al ritorno ad un’offerta culturale già sperimentata e bocciata (leggerete nei prossimi giorni le opinioni degli intervistato nella parte qualitativa della Ricerca) come la presentazione di libri che malauguratamente si rivolge a pochi amici ed estimatori degli autori e ai dibattiti tra sindacalisti, politici e qualche docente che si avventura ad uscire dal Campus idealmente murato di Unical.
La sig.ra Locanto da avvocato è consapevole che la prima condizione per adire un Tribunale è di potere provare i “fatti” reali che sono oggetto del processo e poi naturalmente corroborarli con norme codificate, sentenze della Suprema Corte e un bel po’ di rispetto per la Giustizia che non prevede il falso sistematico. I fatti e i dati probatori li abbiamo resi integralmente pubblici e da ieri per tenerli sempre accessibili abbiamo pubblicato uno spazio nuovo: “IL BIGNAMINO DELLA VERGOGNA”.
Ma non è questo che a me interessava allorché ho scritto l’articolo. Volevo sapere se lei, il “nuovo” PD, per intendersi, sia e voglia essere diversa da una classe dirigente oligarchica che non pare faccia bene al PD, forse per la maliziosa idea di molti che questi dirigenti di sinistra abbiano solo flebili tracce e che anzi i loro alleati preferiti sono quelli che dovrebbero essere i loro avversari.
Ed ancora: secondo la Presidente del partito il caso di una Fondazione con sede a Villa Rendano nata per volontà e con risorse ingenti del fondatore, che ha svolto una funzione di sussidiarietà, come oggi inevitabile e meritorio, per le Istituzioni locali, può essere solo un caso giudiziario o è prioritariamente un obbrobrio etico e politico?
Il Comune di Cosenza che rappresenta tutti i cittadini deve essere garante dei patti scritti e non scritti tra Sindaco – non importa se Occhiuto o Franz Caruso, conta il ruolo di garanzia istituzionale – e Fondatore e se consentite il sottoscritto che della Fondazione è stato il realizzatore dalla A alla Z, o può farsi complice o occulto sostenitore di alcuni “amici” con un capo, quello si “bramoso di potere e di denaro” come il nostro calabrese della story fantasiosa che abbiamo raccontato?
Il PD che dichiara di voler stare dalla parte di “buoni”, sino a prova contraria, nella sua “nuova versione” riconferma la sua indifferenza e il compiacimento per un’azione in cui il solo interesse che si percepisce è quello personale di chi ha scoperto che facendo solo di fatto “il numero Uno” – essendo quelli veri, Uno e Due, per loro colpa residenti a Roma – è meglio farsi “capo” da solo che fidato e gratificato Collaboratore sul territorio con un titolo volutamente altisonante “Direttore di Villa Rendano”?

Insomma gentile signora Locanto, la sua risposta burocratica e scontata le pare quello che ci si aspettava da lei?
Lei tratta una vicenda politica e di interesse pubblico come fosse una lite tra due Pellegrini, omonimi ma le assicuro molto diversi l’uno dall’altro. Quando si litiga, magari anche a botte, uno vince perché abituato fare a pugni e magari a fare un gioco sporco e un altro meno atletico e fessacchiotto perde.
Lei nella sua mancata riposta che – ripeto – la interpellava come politica di vertice e di cambiamento – ha derubricato il tutto ad una scazzottata (è stata la interpretazione che all’inizio girava tra i pavidi per fortuna smentiti da 70000 cittadini non pavidi che ci seguono con consenso su I Nuovi Calabresi) sulla quale tra qualche anno potranno pronunciarsi i giudici, data l’irrilevanza del fatto quelli onorari, non i togati.

De minimis non curat pretor (solo per restare in un’aula di tribunale).