Mario Occhiuto ha cercato di costruire una nuova immagine di Cosenza facendone la città di Alarico. Non si può dire se sia o meno riuscito nell’impresa che prometteva un nuovo richiamo turistico e un suggestivo tassello per la storia ricca della città.
Operazione peraltro incompiuta, per fine mandato, che ha lasciato tracce ben visibili di sé con i calcinacci dell’ex hotel Jolly, mai serviti ad edificare il fantasmagorico museo di Alarico.
Ma Cosenza, oltre che di Alarico, ha molto anche di Luigi Pirandello soprattutto perché autore del romanzo Uno, nessuno, centomila.
Mi limito a ricordare il significato del titolo, per la trama rinvio ad una diretta lettura.
Uno rappresenta l’immagine che ognuno ha di se stesso, nessuno è quello che il protagonista sceglie di essere alla fine, centomila è quello che pensano gli altri.
Applicata a Cosenza, in concreto a politici, di un certo rango, magistrati, avvocati ed altri membri del circolo elitario, l’immagine significa soprattutto che alcuni sono quelli che appaiono ma anche no.
Sarò più chiaro nel prosieguo dell’articolo.
L’immagine non me la sono inventata io ma è frutto di tanti colloqui che nel tempo recente ho avuto con più persone, amiche o conoscenti, tutte, presumo, allarmate che la mia modesta conoscenza della città natale odierna mi inducesse ad un eccesso di fiducia verso persone che non la meriterebbero e mi facessero credere fischi per fiaschi.
Sarò ripetitivo, ma in effetti se accade che componi tu il Consiglio di Amministrazione della Fondazione che ti è stata affidata dal fondatore con quattro amici, o anche più che amici da decenni, e questi si coalizzano per sbatterti fuori senza spiegare perché, qualche deficit di furbizia e qualche eccesso di fiducia lo hai mostrato.
Ma a parte questo caso limite, il messaggio che più volte mi è stato “generosamente” dato è che alcuni, non pochi, se si pensa alle categorie professionali importanti da cui provengono, non sono quello che appare.
A tutti capita di dovere chiedere aiuto ad un avvocato, anche a chi come il sottoscritto non è digiuno di diritto e giurisprudenza, e come prassi cerchi di avere il meglio sulla piazza. Avvocati di lungo corso, spesso docenti universitari, stimati e noti, insomma una garanzia, per quanto si possa usare questo termine con una materia così ambigua e cangiante.
Ma la realtà – ti avvertono – può essere un po’ diversa. L’avvocato al quale pensi è certamente bravo, ma può non essere del tutto affidabile perché, nell’ordine, è massone iscritto nella loggia X – cosa che a me non sembra motivo di inaffidabilità – o è legato all’inner circle di un esponente politico chiacchierato o è parte di una lobby di cui si dice che…
Ora, a questo avvertimento – reiterato – non darei per natura una particolare attenzione, non sono massone ma ho stima di molti massoni. Da trent’anni passo settimane o mesi a Massa Marittima, in provincia di Grosseto, una città bella e con un Duomo e la sua piazza antistante che in tanti mettono in cima alle liste delle cose da visitare, che è a detta di molti quella con uno dei più alti “tassi massonici”. Su poco più di 8000 abitanti quasi 3000 iscritti ad una delle due logge locali, ma vi assicuro che i miei amici più cari e leali sono massetani massoni.
Ma mi dicono: la Calabria non è la Toscana ed è un’osservazione che non ammette repliche.
Ma se parli di Massoneria (non deviata) e di avvocati per passare ai Magistrati il passo è breve.
Non registro in genere una grande fiducia nel Tribunale di Cosenza che ho frequentato qualche volta nella veste di avvocato. Come ovunque ho incontrato Giudici preparati e seri, altri impreparati e poco seri. Ma vi assicuro che questo capita in moltissimi Tribunali specie in città di provincia. Per prudenza, comunque, il mio Tribunale di competenza è quello di Roma.
Ma anche per i magistrati più stimati c’è l’alert sul legame con la Massoneria e se il signore con toga non lo fosse ma il massone fosse colui che ti ha messo il sale nell’orecchio? La fiducia della giustizia ne esce malino lo stesso, il dubbio lavora come un tarlo e tu ti convinci che dietro la toga nera (peraltro comune con qualche addobbo diverso a magistrati e avvocati) c’è anche un grembiulino nero ed altri aggeggi esoterici.
Ma il terreno più scivoloso è quello della politica. Qui può entrarci anche la Massoneria, ma non necessariamente. La lista dei “nomadi” o meglio dei saltimbanchi che pur di avere un seggio qualunque passano dall’estrema destra all’estrema sinistra o viceversa attraversando tutti i colori dell’arcobaleno, fenomeno del quale abbiamo già scritto, giustifica il massimo di prudenza. Lunedì parli con un consigliere facente parte della minoranza e giovedì lo ritrovi tra i banchi della maggioranza. In questo caso Cosenza è in compagnia di tutti gli altri 100 e più capoluoghi di provincia italiani.
Piu sofisticato e straniante, pirandellesco direi, è il caso in cui tu simpatizzi o voti (non è il mio caso perché sono residente e votante a Roma) per il candidato, ad esempio, della parte politica a te più vicina – nello specifico quella che richiama i valori del vecchio PSI prima della tempesta giudiziaria di Milano – e quando a urne aperte lo ritrovi tra i vincenti un pizzico di soddisfazione lo provi.
Poi si mette in moto la solita “macchina del sospetto” che a Cosenza ha sempre il pieno di benzina: c’è chi dice che pur essendo di centrosinistra ha avuto l’appoggio di una parte del centrodestra e qui ti chiedi: ma se io ho votato per il candidato X che ha vinto e poi me lo trovo in combutta con quello che ha perso che senso ha il mio voto?
Domanda pericolosa, ma legittima. O il caso nel quale la politica c’entra fino ad un certo punto, ma per altre ragioni più pratiche, chi ha vinto ha qualcosa in comune con colui che sembra abbia perso, ma di fatto ha vinto pure lui, che diamine devi pensare? Ti devi sentire di aver votato giusto non per un solo candidato che ti stava più simpatico, ma un pochino anche per l’altro candidato che simpatico non ti stava affatto? E se sì, come diavolo fai da cittadino votante quando vuoi dire che l’eletto che tu avevi votato con convinzione vale meno di quel candidato che involontariamente, a tua insaputa, hai votato un pochino anche tu per interposta persona, cioè candidato n°1? È un bel casino (in altro articolo mi sono permesso di promuovere la parola “casino” a brand della politica calabrese) o più elegantemente una bella fregatura. Sic transit gloria mundi!