A me pare intollerabile, quasi osceno, che dinanzi ad un quadro di povertà, marginalità sociale e territoriale intollerabile in Calabria si giochi una partita truccata.
Migliaia di calabresi hanno perso il reddito di cittadinanza, continua l’emorragia di giovani, laureati in maggioranza, che emigrano come i loro nonni e bisnonni, il lavoro povero e precario dilaga – dinanzi a questo scenario drammatico che rischia di peggiorare, la politica con tutte le sue complicità diffuse gioca cinicamente a chi frega un pezzo di sottogoverno in più, a chi piazza in qualche ASL più parenti e famigliari, a chi si assicura con giravolte e trasformismo lo spazio per durare in eterno come statue egizie.
Poi vedo i sindacati autoreferenziali, che finiscono con il fare i garanti non della pace sociale ma dell’immobilismo e della subalternità come scelta di vita.
Le poche realtà imprenditoriali, assediate in alcuni territori dalla mafia e da istituzioni pubbliche inerti, si dispongono alla convivenza con i dispensatori di risorse pubbliche non per farsi valere per innovazione, capacità produttiva, responsabilità sociale delle imprese secondo la dottrina cattolica e il sistema valoriale della sinistra riformista socialista e post comunista.
Il tempo e l’onore si perde per conquistare il controllo di una fondazione no profit, per accontentare le meschine ambizioni di qualche bellimbusto, per stroncare un giornale libero non firmato da un locale Che Guevara, irridendo il gesto tanto generoso quanto ingenuo di un calabrese che s’è trovato a costruire una realtà troppo grande per lui, che si sarebbe accontentato solo di ricordare padre e madre cui era devoto.
Siamo a scherzi a parte: il nuovo PD è più inutile del vecchio ed entrambi restano nelle mani di quelli che l’hanno posseduto con spregiudicate alleanze neppure occulte con i teorici avversari, di fatto i più affidabili alleati.
In un quadro oscuro, che non promette niente di buono, la convergenza generale non si realizza per governare e sostenere questa terra sfortunata. Non si combatte contro i poteri occulti, si insegna la lingua italiana ai medici cubani perché quelli italiani, nativi compresi, disertano i concorsi di cui s’era perduta traccia, perché nella disastrata sanità calabrese, data in appalto a privati dall’incerto profilo, non vuole venire nessuno.
Dalla Calabria si va via, non si viene. Come ho scritto in una “storia”, che manda a ramengo quel poco di solidarietà che mi è stata data, non basta dire che la nostra terra è bellissima, la nostra gente è ospitale e generosa, se poi quello che arriva fuori dalla Calabria parla di classi dirigenti non sempre adeguate, di giustizia poco affidabile – riscattata dal superprocuratore Gratteri e da altri magistrati che lavorano in territori difficili e in mano alle cosche.
Provate a fare qualche spot in meno, perché le belle forme della Gregoraci che va in auto lussuosa e non in sella a ciucci guidati da improbabili poveracci con la coppola storta non bastano.
Non vi impelagate, voi condomini del palazzo del potere (!!!!) in un volgare accaparramento di Villa Rendano, non coprite le miserie di un manipolo di banali infedeli e non fate i pesci in barile come un sindaco che ha deluso tutti, come un ex sindaco che da senatore è uguale, meno credibile sicuramente, di quando era Sindaco iperattivo, non imitate ridicolmente guelfi e ghibellini nella misera vicenda di due omonimi, ma grazie a Dio diversissimi Pellegrini, che nel bene e nel male contano poco o niente.