Lo abbiamo già detto, le elezioni comunali nella città di Vibo Valentia saranno uno “stress test” importante per l’intera politica regionale. Gli equilibri vengono scompaginati, le alleanze (e le amicizie) sono pronte a scoppiare come petardi e vendette personali sono pronte ad essere servite; in primis, quella nei confronti del coordinatore regionale di Forza Italia e presidente della commissione bilancio della Camera dei Deputati, Giuseppe Mangialavori.
È ovvio che se Mangialavori dovesse perdere le elezioni nella “sua” città, il collega deputato azzurro (e rivale interno di sempre) Ciccio Profumo, in arte Francesco Cannizzaro (o il contrario?) sarebbe pronto a scalzarlo nel ruolo di coordinatore, col placet di Roberto Occhiuto.
A sinistra? La disgregazione totale del fronte progressista vibonese “stride” con l’unione regionale (di intenti) dei consiglieri regionali di Pd, M5S e “loschiavi” vari.
Tra i due litiganti, a godere di ottima salute a Vibo Valentia è il Terzo Polo che, nonostante il flop alle politiche del 2022 (4,5% con poco più di 550 voti in città), sembra essere diventato il “refugium peccatorum” degli scontenti delle coalizioni tradizionali e potrebbe vincere le elezioni.
In questo periodo in cui in molti a Vibo Valentia millantano forza e liste elettorali solo per dare un senso al proprio pennacchio politico, le personalità “gestorie” del Terzo Polo non sono certo notorie mezze calzette del consenso, però non mancano contraddizioni e … problemini.
Azione e la macchina del Fango(poli)
Nel consiglio comunale di Vibo Valentia il gruppo di Azione è costituito dall’ex candidato sindaco di centrosinistra nel 2019 (e anti-Maria Limardo per eccellenza), nonchè ex presidente del consiglio comunale Stefano Luciano e dall’ex assessore all’ambiente della Giunta di centrodestra di Elio Costa, Giuseppe Russo. Entrambi hanno fatto le montagne russe tra partiti e schieramenti. Luciano da candidato civico è transitato nel Pd e si era avvicinato all’area di Andrea Orlando (una delle fazioni di sinistra del Pd), mentre Russo si era avvicinato prima a Forza Italia e poi a Coraggio Italia.
Oltre a loro in Azione troviamo l’ex candidato regionale del M5S, Giuseppe Tropeano detto Pino, attuale responsabile organizzativo dei calendiani, l’ex vicesindaco di Filandari Franco Fusca (il cui genero è il consigliere comunale Anthony Lo Bianco, dato in avvicinamento al M5S) e l’ex candidato comunale del 2019 Maurizio Mazzotta.
Tra le “big”, due ex consigliere comunali, la collega di studio legale di Luciano e segretaria cittadina dei calendiani, Claudia Gioia e la turbo-animalista, Samantha Mercadante, personalità di indiscusso pregio in città.
Meno pregevole è la situazione in cui versa il loro capogruppo Peppe Russo che risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catanzaro denominata “Fangopoli” avente ad oggetto alcune presunte condotte illecite nel campo dello smaltimento dei fanghi. Nei confronti del calendiano il gip di Catanzaro, lo scorso giugno, aveva disposto la misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività professionali. Nei confronti di Russo, all’epoca direttore tecnico dell’azienda G&D Ecologica di Lamezia Terme, la Procura (e il Gip) sostengono che vi sia stato un accordo alla base “ossia la disponibilità di una qualifica in cambio di uno stipendio” e ciò “lo rende concorrente a tutti gli effetti nel traffico illecito”. Non proprio uno slogan per il santino elettorale, diciamo.
Pitaro, i garantisti col culo degli altri e “Cella futura”
Non è un mistero che il leader della compagina “Città futura” ed ex consigliere regionale di centrodestra, l’avvocato Vito Pitaro, sia una delle figure centrali in vista della prossima partita comunale a Vibo Valentia. Forte del sostegno popolare e di una folta truppa di consiglieri uscenti con buone chances di rielezione, è da tempo sulla bocca di osservatori, avversari politici e … Procura.
Non è un mistero che il nome di Pitaro compaia più volte nelle carte dell’inchiesta Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro (e in altre più risalenti). Nel provvedimento di fermo di Maestrale datato 8 maggio 2023 e firmato anche da Nicola Gratteri si legge, in riferimento a Vito Pitaro: “soggetto (…) i cui contatti con esponenti politici vibonesi e con esponenti della criminalità organizzata hanno assicurato allo stesso un sostegno elettorale fino a farlo giungere ad essere eletto quale Consigliere Regionale della Regione Calabria” (pag. 804) e “avvocato e politico, la cui figura rappresenta il trait d’union delle varie consorterie del terriorio” (pag. 1907).
Due piccoli particolari. Il primo è che, nonostante queste pesanti considerazioni, ad oggi l’ex consigliere regionale non risulta indagato. Certo è che più di un sedicente garantista (col culo degli altri) augura a “Città Futura” di diventare “Cella Futura”, forse per invidia politica, forse per trarne chissà quale convenienza (o per non averla tratta).
Il secondo è che la “Città Futura” di Vito Pitaro nel 2019 ha ottenuto il 13,31% e ben 5 consiglieri comunali ed ha un peso rilevante. Tra le sue file annovera giovani ragazzi di indubbia moralità come il pupillo politico dell’ex assessore comunale Gaetano Pacenza, Danilo Tucci (cugino del deputato del M5S Riccardo Tucci, ma con più esperienza politica), il consigliere Gerardo Termini e l’ex portaborse di Pitaro e avvocato Giuseppe Cutrullà (sul quale torneremo). Sta di fatto che augurare il flop politico (o, peggio, le manette, come serpeggiano le malelingue vibonesi) a dei giovani ragazzi non indagati in niente è, quantomeno, di cattivo gusto umano.
A livello di estetica della politica, però, c’è da rilevare che se da un lato la Procura di Catanzaro ci va giù duro (a livello narrativo) su Vito Pitaro, l’altro “big” del Terzo Polo, alleato di Pitaro alle imminenti comunali, il consigliere regionale di Azione, Francesco De Nisi, alla stessa Procura ha chiesto “tutela e vigilanza” sulla sua persona a seguito di denunce contro la ‘ndrangheta.
“De Nisi denuncia di essere oggi un duplice bersaglio: da una parte di minacce esplicite all’incolumità della sua persona, dall’altra parte di calunnie, che, ancorché prive di riscontro, ne compromettono la reputazione” scrive il senatore Marco Lombardo di Azione nell’interrogazione parlamentare presentata due settimane fa. Da rilevare, inoltre, che De Nisi da segretario regionale di Azione farà una propria lista alle comunali con un simbolo diverso da quello del suo partito, in mano saldamente a Luciano. Tra i “denisiani” si annovera l’ex consigliere del sottosegretario al sud Dalila Nesci, Giuseppe Policaro.
La “quarta gamba” centrista
Sigle e siglette di ogni tipo si susseguono con relativi faccioni su vari comunicati stampa. Sta di fatto che difficilmente movimenti e partitini riusciranno ad avere una propria lista ciascuno.
Il medico Franco Arena, già candidato regionale con la lista “Oliverio Presidente” nel 2021 (e 884 preferenze ottenute), segretario provinciale di “Italia del Meridione” nonchè padre della consigliera comunale del gruppo misto Azzurra Arena (mai vista in consiglio), ha annunciato una propria lista, ma non ci crede nessuno. Così come in attesa di eventi è l’Udc del commissario provinciale Salvatore Bulzomì e gli “alemanniani” dell’ex senatore Franco Bevilacqua ed Elio Costa.
Discorso diverso per “Noi Moderati” il cui commissario regionale Antonello Talerico ha la ghiotta occasione di contribuire a “fare le scarpe” a Giuseppe Mangialavori e difficilmente se la farà scappare non presentando una propria lista (sarebbe un segnale di estrema debolezza). Ai nastri di partenza per la ricandidatura è, quindi, la “noimoderata” Maria Rosaria Nesci, già candidata alle comunali 2019 e alle regionali del 2021 (con oltre 1500 preferenze personali, di cui oltre 450 solo in città).
“Lady Default” rimane nel Pd
La vicesegretaria provinciale del Pd vibonese e consigliera comunale Laura Pugliese, vicina all’area del consigliere regionale Ernesto Alecci, era data dalle malelingue come in avvicinamento al Terzo Polo (si dice, non contenta della presenza nell’ipotetica lista dell’ex consigliera Maria Fiorillo).
La Pugliese ha smentito con fermezza (perchè sgamata?) di aver bussato ad altri schieramenti e ne va preso atto. Ma sarebbe convenuto al Terzo Polo imbarcarsi “Lady Default”?
Va ricordato che durante il suo mandato assessora al bilancio della Giunta Costa (dal luglio 2017 al maggio 2018) il comune di Vibo Valentia ha rischiato il secondo dissesto finanziario.
Sul default dell’ente, il sindaco Costa nel 2018 ha accusato proprio la sua ex assessora di aver spinto affinché venisse dichiarato. La Pugliese, dal canto suo, aveva dichiarato di non saperne nulla ma la super-dirigente Adriana Teti rispose: “non poteva essere all’oscuro. Se lei avesse seguito la storia di questo Comune non poteva non sapere”. Insomma, la questione contabile sarà certamente il perno del dibattito elettorale, tanto da creare imbarazzo al M5S il cui capogruppo Domenico Santoro è padre di Claudia “bell’ ‘e papà”, dirigente comunale proprio di quel settore. Ma anche per il Pd (per la fortuna del Terzo Polo) non mancheranno sul punto gli imbarazzi. Ne riparleremo.