Se le elezioni europee sono ben poco sentite, le amministrative sono rimaste forse l’unica competizione che riscalda (o, almeno, intiepidisce) l’elettorato ormai staticamente gelido nei confronti di una classe politica foriera più di disaffezione e supercazzole che di risultati per il bene comune.
In questa tornata, però, c’è molto in gioco tra dinamiche politiche regionali e appetiti politici individuali, soprattutto alle latitudini di Forza Italia, partito forte in Calabria.
E se a Corigliano-Rossano si gioca una partita solo apparentemente locale, dato che c’è in gioco l’incoronazione di Flavio Stasi quale futuro competitor elettorale regionale di Roberto Occhiuto, a Vibo Valentia i giochi si sono palesati anche prima del voto, con le dimissioni del coordinatore regionale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori e con il siluramento della “sua” sindaca, Maria Limardo sostituita in corsa da una sorta di Muppet (politico), Roberto Cosentino, eterodiretto dai “big” forzisti Michele Comito e, soprattutto, Tonino Daffinà, la cui vittoria comunale gli oblitererebbe il ticket per un futuro “giro di giostra” in Parlamento.
Sempre a Vibo, con il deposito delle liste dei candidati al consiglio comunale (in totale circa 500!), però, sono emerse alcune dinamiche, alleanze, trasversalismi e trasformismi (e familismi!) che ci mettono davanti ad un “circo” elettorale con una “fauna” politica che, per farci ridere, sfodera il classico repertorio del “cambiamento”, compresi numerosi esponenti della Giunta comunale uscente (tranne la sindaca, silurata come operazione di maquillage). Andiamo nel dettaglio, con un focus sui candidati più “pop”.
Il monopolio azzurro e… i “grembiulini”
Il peso politico di Forza Italia è evidente se si vagliano le liste a sostegno di Roberto Cosentino. Di sei liste a suo sostegno, ben quattro sono sostanzialmente riconducibili agli azzurri, inclusa la lista di Fratelli D’Italia, una scatola vuota che, però, non è stata riempita dal coordinatore provinciale “fratellista” Pasquale La Gamba. Ma procediamo per gradi.
Nella lista “ufficiale” di Forza Italia troviamo candidato l’attuale vicesindaco della Giunta Limardo, Pasquale Scalamogna e Martino Valerio Grillo, già assessore al bilancio della Giunta di Elio Costa nei primi anni 2000 e già coordinatore provinciale forzista e candidato sindaco del centrodestra nel 2005. Era legato politicamente all’ex consigliere regionale Nazzareno Salerno, con lui imputato nel processo “Robin Hood” (entrambi hanno rinunciato alla prescrizione lo scorso febbraio). Un piccolo particolare: Grillo sfidò alle elezioni provinciali del 1995 l’attuale candidato sindaco del centrosinistra, Enzo Romeo. Una sfida che oggi si ripropone in veste “amarcord”.
Presente in lista anche Antonio Pagano, Presidente collegio sindacale di Fincalabra e marito della ex assessora al bilancio di Elio Costa, Raffaella Imeneo.
Da rilevare anche due dipendenti della “Salus Mangialavori”, l’infermiere Nazzareno Carnovale e la tecnica di laboratorio, Maria Carmela Mottola, nonchè le consigliere uscenti Paola Cataudella, figlia dell’ex direttore sanitario dell’Asp di Vibo, Matteo Cataudella e Serena Lo Schiavo, figlia dell’ex consigliere comunale Filippo Lo Schiavo, più volte assunto come Co.co.co. del gruppo consiliare di Fi in Regione (per fare che?). Altro particolare: la Lo Schiavo (che è anche consigliera provinciale) è la candidata di punta, sostenuta dal vicecoordinatore provinciale Tonino Daffinà e in tandem elettorale con un altro candidato, Vincenzo Porcelli, fidanzato della figlia di Daffinà.
Nella lista Fi, però, spicca la presenza di Marcello De Vita, già maestro venerabile del Grande Oriente d’Italia di Vibo Valentia, responsabile del settore urbanistica del comune di Pizzo. De Vita è sposato con la responsabile del settore edilia della provincia di Vibo Valentia, Carolina Bellantoni, figlia del Gran Maestro Ugo Bellantoni, già indagato per concorso esterno dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di “Rinascita-Scott” che su di lui scriveva: “Le risultanze investigative emerse dall’intera attività di indagine permettevano di inquadrare il BELLANTONI Ugo come un soggetto che, sfruttando la rete di conoscenze create nel corso nel tempo, sia come uomo di riferimento dell’amministrazione Comunale Vibonese che come appartenente alle consorteria sopra indicate, si prestava, all’occorrenza, a fornire aiuto ai personaggi più diversi, legati anche ad ambienti malavitosi”. Va sottolineato, però, che la sua posizione è stata stralciata e non è coinvolto in nessun procedimento.
Il pentito Cosimo Virgiglio, comunque, nell’interrogatorio del 26.11.2016 davanti ai procuratori Giovanni Bombardieri e Camillo Falvo racconta che “proprio la città di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria sia legale che di quella c.d. deviata” e che “una Loggia tra le più potenti a Vibo era la “Morelli”, ossia la loggia-feudo proprio di Bellantoni, alla quale è iscritto un altro candidato azzurro, il presidente del consiglio comunale uscente Rino Putrino. Per l’ex vigile urbano Bruno Villone, testimone in Rinascita-Scott, la Loggia Morelli: “detiene il potere finanziario ed amministrativo di tutta la città a tutti i livelli”.
Le altre due liste forziste
Nella lista “Forza Vibo” si candida il capogruppo consiliare di Forza Italia uscente Pinuccio Calabria, che è anche il legale di Giuseppe Mangialavori e lo fa in tandem con l’assessora uscente alle attività produttive Carmen Corrado. Nei confronti del marito di lei, Walter Cosenza, la Dda di Reggio Calabria nel 2022 chiese il processo nell’ambito dell’inchiesta “Waterfront” ipotizzando a suo carico i reati di frode nelle pubbliche forniture, abuso d’ufficio e truffa quale legale rappresentante della “Ase Engeneering consulting srl”.
Presente anche Zelia Fusino, consigliera comunale uscente di Forza Italia, che si candida in “accoppiata” con il cognato, Maurizio Gradia. In “quota parenti” anche l’assessore comunale uscente all’ambiente, Vincenzo Bruni, figlio dell’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, Gaetano Ottavio Bruni. In lista anche Maria Ferraro detta Luana, “braccio destro” dell’ex consigliere regionale Alfonsino Grillo.
Spiccano tra i candidati Marisa Matarozzo, dipendente della “Salus Mangialavori”, il proctologo Danilo Cafaro e Pino Colloca ex ufficiale di PG, inserito poi nello staff della Limardo. Da menzionare anche il marinaio pregiudicato Oreste Basile, con una condanna definitiva per omissione d’atti d’ufficio e una per furto.
Nella lista “Oltre”, invece, troviamo l’ex capogruppo consiliare di Forza Italia, Nico Console e l’assessora comunale alla cultura uscente, Giusi Fanelli. Presente anche Maria Grazia Pianura, moglie del sindaco di San Gregorio d’Ippona e già candidata regionale di Fi nel 2020 (994 voti); nonchè Lita Purita, moglie di Pino Muratore, già presidente del consiglio comunale nel 2019, dimessosi dopo il blitz di “Rinascita-Scott”, chiedendo le dimissioni dell’amministrazione i cui maggiori protagonisti oggi si candidano con la consorte.
In lista anche candidati che sono andati “oltre” (il centrosinistra) come Giuseppe Policaro, già consigliere comunale e provinciale di “Vibo Democratica”, poi divenuto poi stampella della sindaca Maria Limardo in consiglio comunale. Percorso simile per l’ex consigliere comunale di centrosinistra (2015) Pasquale Contartese, ricandidatosi con il centrodestra nel 2019 senza successo. Per non parlare di Daniele De Sossi, già assessore e consigliere comunale con il Pd, nonchè cugino del consigliere uscente di Fi (oggi ricandidato con Fdi) Giuseppe Cuzzucoli.
Fratelli di Flop
A Vibo Valentia i meloniani stentano a decollare. Il presidente provinciale del Partito, Pasquale La Gamba ha partorito un topolino. Una lista monca, di “soli” 24 candidati, sei di quali (indispensabili per l’esistenza stessa della lista) sono esponenti di peso di Forza Italia: il citato De Sossi; l’assessora comunale uscente Katia Franzè; la nipote del consigliere uscente Lorenzo Lombardo, Giulia; il consigliere comunale uscente Antonio Schiavello; Vito Nusdeo ed Elisabetta Barillaro.
Però, anche in Fdi c’è l’immancabile “quota cappucci” con il suocero di Pasquale La Gamba, Valentino Preta, iscritto alla loggia Carducci di Vibo Valentia, nonchè Patrizia Venturino, dirigente Fdi e moglie del giornalista Maurizio Bonanno, iscritto, invece, loggia Morelli. Insomma, una strada in salita per l’assessore comunale uscente (praticamente senza deleghe) e pupillo di Wanda Ferro, Michele Falduto.
Sinistra da “zero tituli”
Invece, quelle che bonariamente sono state chiamate “pippe di sinistra” sono riuscite persino a fare peggio di Fratelli D’Italia. Non solo proponendo come sindaco Enzo Romeo, dentista in dirittura d’arrivo per la pensione, ex candidato regionale di centrodestra (correva l’anno 2000) e primo presidente della Provincia della storia di Vibo Valentia, ma anche perchè l’impianto nostalgico e di sinistra radicale non è nemmeno riuscito a tenere insieme la coalizione, con pezzi che sono “fuggiti” al centro e altri, come Rifondazione Comunista, che propongono una candidatura autonoma e contrapposta (quella di Marcella Murabito).
Basti pensare che il candidato “in pectore” proposto dal M5S, il giornalista antimafia Pietro Comito, voterà la sorella Francesca, candidata con la lista centrista “Identità” in tandem con Anthony Lo Bianco, consigliere uscente che se l’è svignata dai noiosi caminetti dei sedicenti progressisti.
Ma partiamo dalla debole lista imbastita dal consigliere regionale Antonio Lo Schiavo insieme a Verdi e Sinistra Italiana: al suo interno è persino presente la sua impiegata di studio notarile, Romina Greco, residente a Diamante. Ma non solo, anche il suo autista è candidato. Si tratta dell’ex sindaco di Fabrizia, Antonio Salvatore Minniti. C’è da chiedersi, senza peccare di gerontofobia, come mai Lo Schiavo si faccia guidare l’auto (a spese dei calabresi) da un 74enne.
In lista anche l’ex assessore comunale all’ambiente di centrodestra (con Elio Costa nel 2016), Antonio Scuticchio, oggi portaborse di Lo Schiavo, nonchè il suo ex portaborse Sergio Barbuto e la consigliera uscente, Loredana Pilegi, da Lo Schiavo indicata come componente della commissione regionale pari opportunità. Inoltre, il figlio della Pilegi è stato anche Co.co.co. di Lo Schiavo.
Candidati a libro paga a parte, c’è in lista l’ex vicesindaco di Joppolo Pasquale Andrizzi, nonchè l’ex consigliere comunale (per 4 consiliature passate) Pasquale Mercadante, che nel suo curriculum vanta una “predisposizione alle relazioni sociali avendo la capacità di dialogare con qualsiasi ceto sociale e di genere”. In attesa di capire quali “ceti di genere” lo voteranno, è da rilevare che è presente in lista anche la nota parrucchiera catanzarese di Borgia, Laura Posella.
Nel Pd occhi puntati su “Lady Default”
Non c’è dubbio che il Partito Democratico guidato da Francesco Colelli in questi mesi abbia tirato fuori gli effetti speciali, dalle passerelle con i “big”, Elly Schlein inclusa, alla candidatura “simbolica” in lista della “sardina” Jasmine Cristallo. Sul piano strategico, inoltre, ha persino addomesticato il Movimento 5 Stelle di Riccardo Tucci e anche certa stampa. Tutto perfetto, se non fosse per la lista, non proprio “colelliana” doc, se si pensa che i seguaci del consigliere regionale Ernesto Alecci, come l’imprenditore Enzo Mirabello (la cui figlia, Chiara, è sua portaborse), sono pronti a fargli un “piattino” puntando tutto sulla vicesegretaria provinciale del Pd, Laura Pugliese, già candidata regionale con il dentrodestra nel 2010 e assessora comunale al bilancio con la Giunta di centrodestra di Elio Costa. Durante il suo mandato (dal luglio 2017 al maggio 2018) il comune di Vibo Valentia ha rischiato il secondo dissesto finanziario. Sul default dell’ente, il sindaco Costa nel 2018 ha accusato proprio la sua ex assessora di aver spinto affinché venisse dichiarato. La Pugliese, dal canto suo, aveva dichiarato di non saperne nulla ma la super-dirigente Adriana Teti rispose: “non poteva essere all’oscuro. Se lei avesse seguito la storia di questo Comune non poteva non sapere”.
Altro ostacolo al sogno colelliano di sedere tra gli scranni di Palazzo Razza è rappresentato dal capogruppo Pd uscente, Stefano Soriano, figlio di Michele, già candidato sindaco nel 2010.
Papà Soriano è citato da alcuni collaboratori di giustizia i cui verbali sono finiti agli atti delle inchieste della Dda, “Rinascita-Scott” e “Nuova Alba”. Dal verbale illustrativo della collaborazione del pentito Andrea Mantella del 21 ottobre 2016 (pag. 290) si legge che: “altri medici che si comportano allo stesso modo son il dott. Michele SORIANO, primario di ortopedia, molto amico di Pietro GIAMBORINO, mafioso dei PISCOPISANI di cui ho parlato nei precedenti verbali; il dott. SORIANO mi favorì personalmente in occasione della finta caduta da cavallo, quando fece anche una operazione finta; anche lui è a disposizione di Paolino LO BIANCO, che comanda in ospedale più del direttore sanitario; il dott. SORIANO, inoltre, rilascia molte certificazioni false per truffare le assicurazioni, a volte incaricando i medici che dipendono da lui quale primario, con diagnosi quali “colpo di frusta o slogature, lussature” etc., facendo prendere “botte di 10.000 euro per volta”. Da sottolineare che l’episodio della finta caduta da cavallo è stato confermato anche dal pentito Bartolomeo Arena. Il nome di Michele Soriano viene fatto anche dal collaboratore di giustizia Michele Iannello di Mileto nell’ambito degli atti dell’inchiesta “Nuova Alba” contro il clan Lo Bianco. Da precisare che Michele Soriano non risulta indagato, nè lo è il figlio oggi candidato.
“Chiacchiere” di pentiti a parte, la lista del Pd è senz’altro una lista del popolo. Tra i candidati, difatti, spiccano la casalinga siciliana Antonia Bonomo, l’aiuto cuoco di Sulmona, Micheal Brogna, la baby-sitter Vanessa Carnovale, la pensionata Giovanna Cannella, nonchè l’operatore ecologico Salvatore La Gamba. C’è anche la Co.co.co. del gruppo Pd regionale, Michela Prinzi.
Insomma, se la destra ha puntato su Muppets (politici) e grembiulini del Goi, a sinistra si è andati sull’ “Avanti popolo”. E il gettonato centro di Muzzopappa? Lo si leggerà nella seconda parte.
Il commento del direttore Franco Pellegrini:
“Da quello che capisco dal pezzo, come al solito molto puntuale, di Alessia Bausone, a Vibo Valentia si è fatta la caccia ai peggiori, cioè ai meno qualificati e ai meno affidabili e, quindi, ai più utili… “idioti”. Mi sorprende che Mangialavori, che mi dicono essere un asponente autorevole di Forza Italia, anzichè essere Mangia-lavori sia stato Mangia-Limardo. Limardo non ho avuto il piacere di conoscerla, ma lei scrisse un bell’articolo per la sua città, che fu pubblicato su ICalabresi quando era un giornale (non oggi che è un bollettino). D’altra parte le cronache confermavano che Vibo Valentia aveva avuto un rilancio, anche culturale, di buon livello. Una città che da Cenerentola della Regione Calabria (o quasi), purtroppo inquinata da una presenza ‘ndranghetistica e masso-mafiosa importante, sembrava che finalmente fosse venuta anche la primavera di Vibo Valentia. Avevo dimenticato, però, che in Calabria, la “lista delle pippe”, come viene citata da Alessia Bausone riferendosi ovviamente al Partito Democratico, che di pippe fa collezione, ha messo radici in maniera trasversale, è diventato un modus viventi irreversibile. Io mi domando, e domando ai vibonesi: ma che diamine deve succedere ancora per capire che con questa politica da straccioni, da pippe, da mangiatutti, da figliocci, nipoti, autisti, cuoche, possibilmente prive di diploma di scuola media inferiore, non è Vibo Valentia che va a morire (anche se non se la passa molto bene), ma è tutta la Calabria, che sta in uno stato da codice rosso. Cos’è questa vocazione così potente all’omicidio del territorio, del proprio territorio, delle proprie città. È una domanda da porre ai politici o agli psichiatri più qualificati del sistema ospedaliero italiano?”.