Avevo anticipato che la ripresa delle pubblicazioni de I Nuovi Calabresi avrebbe comportato una nuova vivacità, la rivelazione di verità a lungo ignorate e solo da pochi mesi veramente comprese.
Pochi giorni dopo il CdA del 30 maggio 2022, che ha segnato non solo la mia espulsione dalla Fondazione, che avevo sostanzialmente realizzato esaudendo un desiderio a lungo nutrito di Sergio Giuliani, ma soprattutto un’inedita rapina – la prima che si ricordi in Italia – di un Ente no profit nato allargando di molto le sue finalità su pressione e attiva partecipazione del Sindaco del tempo Mario Occhiuto.
Quella rapina da subito faceva intendere che tutto il buono che era stato realizzato sotto la mia direzione, ma con il contributo prezioso in particolare di Anna Cipparrone, oggi vittima designata ma incapace di reagire o di farsi aiutare, e di poche altre persone era destinato alla vandalizzazione, come di fatto sta accadendo.
Nel novero di coloro che consideravo partecipi del successo di quella nuova realtà anche Walter Pellegrini; una realtà costruita all’interno di uno splendido edificio storico abbandonato al degrado da anni e ignoto a buona parte della città alla quale era stato di fatto donato.
Per almeno due anni se volevi farti capire dovevi dire che la Villa è laddove si pagavano le bollette. Non è un buon indice per la città che con molta prosopopea si definiva l’Atene del Mezzogiorno.
Dubito che i grandi filosofi o i grandi governanti dell’antica Atene avrebbero gradito questa supponente e un po’ ridicola autocelebrazione. Mettere assieme Pericle e Franz Caruso o Mario Occhiuto o Salvatore Perugini, come anche coloro che li avevano preceduti alla guida di Cosenza, sarebbe una bestemmia.
Ma oggi di mediocri saltafossi e presuntuosi narcisisti ce ne sono a decine di migliaia dalle Alpi alla Sicilia.
E io che dovevo essere meno sprovveduto, meno fiducioso nei confronti degli altri, non ho capito niente di ciò che era accaduto.
In fondo ho cancellato gli ultimi dubbi solo quando ho potuto vedere la videoregistrazione di quel letale Cda di fine maggio.
Ho assistito ad un assassinio in diretta, non tanto della mia persona e dei colleghi più meritevoli, ma di ogni valore etico, di ogni rispetto umanitario, di ogni investimento affettivo che avevo io con altri, molti altri, realizzato.
Siccome un evento grande, non banale come da subito qualche centinaio di dame e signori calabraghe aveva declassato a na liticata tra i due Pellegrini, lo puoi anche accettare ma almeno per dignità immagini che le mani assassine siano di pezzi da novanta, nella massoneria, nella massomafia e nella palude della politica stracciona. Sbagliavo, ma nessuno dei miei avvocati mi ha corretto – tranne uno che da maestro di diritto e galantuomo non ha scelto la strada dell’inganno e delle chiacchiere da bar.
E con questo alibi mi sono cullato nella responsabilità della massoneria storica e deviata.
Ed è stato un medico massone che mi ha riconosciuto a dirmi che quel casino spregevole era stato concepito e voluto inside, cioè tra le mura di Villa Rendano.
La massoneria, disse quel medico, non si occupa di Fondazione e tanto meno di un giornale come ICalabresi, che – parole sue –, non inventava i fatti per gettare discredito, ma li pubblicava a differenza della cosiddetta stampa locale sulla base di fonti certe e verificate. Insomma che non chiamava ’ndranghetista un tizio perché cosi pensava la gente senza un riscontro in documenti della polizia o della magistratura inquirente.
Quindi tutto daccapo. Le prime azioni legali erano, se non sbagliate, imprecise o non provate. Poi accade un episodio minore al quale avevo riservato un briciolo di attenzione.
Vengo a sapere che il giornalista e saggista amico per la pelle del Procuratore Gratteri, Antonio Nicaso, designato direttore di un mensile cartaceo “d’inchiesta” che il suo amico e sodale Walter Pellegrini (capace di essere un estremista di sinistra, di destra e del nulla per convenienza) aveva scritto come dovesse essere il giornale dei Tupamaros e con un budget esagerato, per il quale ogni copia delle 6000 distribuite in un anno sarebbe costato € 300,00.
In realtà a lui del giornale in sé interessava poco, quel che lo eccitava era la possibilità di gratificare Antonio Nicaso, ottimo saggista e amico e coautore di Nicola Gratteri, che per il Pellegrini bis è amico, garante, protettore, medaglia d’oro da portare sul bavero della giacca.
Nicaso non ha fatto giustamente la copia di Lotta Continua ma una prima prova che andava bene forse 50 anni fa. D’altra parte anche io il primo giornale mensile titolato Avanti! Europa del PSI lo feci secondo quel modello, pagine piene di “piombo”, lunghi articoli che oggi nessuno leggerebbe se ha meno di 70 anni, titoli da Gazzetta Ufficiale. Non era una condanna per Nicaso non approvare il numero 0, quello di prova.
Immagino che Nicaso non ne sia stato contento, ma non per questo ho mandato un j’accuse nei suoi confronti.
Ha ricevuto i compensi dovuti, ho ritirato il progetto cartaceo con una lunga motivazione a verbale del CdA e per me la cosa finiva lì.
Furono tre consiglieri su quattro (il quarto era naturalmente Walter Pellegrini) a chiedermi, avendo fatto questo lavoro di direttore e giornalista, di provare a fare un giornale libero, d’inchiesta, ma rigoroso nelle fonti che doveva essere settimanale.
Sciolsi la riserva dopo alcune settimane e con una redazione e collaboratori di qualità (tutti con contratti regolari e compensi superiori, a ragione, alla media nazionale, quella calabrese è fatta sulla base di 5 euro a cartella, che corrispondono più o meno a 15 euro ad articolo) preparammo con un ottimo lavoro di grafica dell’amico massetano Poli, che in totale non è arrivato ad essere pagato (per il vecchio e il nuovo giornale) 5000,00 euro. Il probo e oculato Pellegrini bis mi ha fatto trovare due contratti a tempo indeterminato per fare il belletto al logo e alle pagine FB di 28.000,00 euro lordi annui, peraltro non firmati e a me non comunicati perché bloccato mesi in ospedale. (continua)