Il nuovo giornale ICalabresi nacque come quotidiano con un budget di 160.000,00 euro, con quasi 9000 lettori del primo numero. In un anno sarebbero diventati 2.500.000,00 e di sicuro a fine 2022 5 milioni. Già al momento della chiusura “fascista” la testata valeva € 250.000,00 e la previsione motivata e documentata era che il giornale si sarebbe autofinanziato e avrebbe prodotto un primo utile.
L’hanno chiuso con le parole ignobili e false di WP perché il “giornale era un danno per la fondazione” e perché il costo del primo anno per un giornale approvato come mensile – il più alto perché deve farsi conoscere con la promozione su FB – era stato di circa 200.000,00 euro, la stessa somma prevista per il mensile cartaceo distribuito con 6000 copie annue. Ma gli euro non sono tutti uguali, ci sono quelli buoni e quelli cattivi, quelli di un mensile che avrebbero letto massimo 100 persone erano “buoni”, quelli de ICalabresi che in un anno avevano letto due milioni e mezzo “erano cattivi”. Lo hanno detto con sfacciataggine e sguardi lividi per l’odio sia Walter Pellegrini, sia il Mungari che stupido non è, ma è arrivato a dire che avremmo dovuto affittare Villa Rendano ad una Università privata per € 40.000,00 lordi annui avendo solo per la gestione della Villa (l’edificio costi incomprimibili di euro 160.000). Cioè per 40.000 euro lordi avremmo occupato tutta Villa Rendano che era costata tutto compreso 3 milioni e mezzo di euro. Ricordo che dopo un paio di anni Walter Pellegrini che avrebbe dovuto rappresentare (non defraudare e uccidere) la Fondazione sul territorio percepiva € 45.000,00 lordi, cioè più di quanto avrebbe pagato l’università privata).
Ma in tutta questa storiaccia come vedremo c’era in ballo solo un obiettivo, costasse quel che costasse, essenziale per Walter Pellegrini ma incomprensibile per gli altri tre complici.
Ora è il momento di dire chiaramente cosa ho finalmente capito della “porcata” di Villa Rendano che però è diventata anche la “vergogna” di Cosenza, che non ne uscirà indenne.
Per essere chiaro sarò un po’ schematico ma vi assicuro utilizzando solo i fatti accertati, non le elucubrazioni. Chiarisco subito che le responsabilità penali e civili che dovranno essere decise dai Giudici anche in processi pendenti prossimi a sentenza NON riguardano Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, che invece possono aver avuto un consapevole atteggiamento omissivo estraneo alla realizzazione di una operazione sicuramente illegittima, infondata, immotivata e solo determinata dall’interesse personale, per colpa o per dolo.
Come accennato Walter Pellegrini che ha la delega per le attività editoriali scrive il “profilo” che avrebbe dovuto avere il mensile cartaceo (cartaceo per mia scelta errata) che si chiamerà Calavria. Ho già detto – ma dispongo del testo integrale – che a leggerlo sembra di avere tra le mani uno scritto di Robespierre o Che Guevara. È un evidente e ingenuo tentativo di rendere appetibile (a me? E su quali basi visto che sono un semplice riformista e democratico?
Immaginate Giacomo Mancini che mi voleva candidato in Calabria nelle vesti di promotore rivoluzionario?).
I contatti con Nicaso avvengo via internet giacche lui vive da anni in Canada. Partecipo poche volte a questi incontri da remoto, lascio a WP quasi in toto l’interlocuzione con il Direttore disegnato. Due sole le mie mail che suggeriscono con discrezione (i testi sono a disposizione anche dei magistrati) una particolare attenzione a Cosenza. Nel numero 0 ci sarà solo un articolo incolore sulla metro leggera, scritto da Camillo Giuliani senza neppure sapere dove sarebbe stato pubblicato.
In replica a questa mail innocua Nicaso si sente privato dell’assoluta libertà che doverosamente (ma solo in teoria) è diritto del direttore e si dimette. Dopo una lunga telefonata nella quale mi dice che parlando con due giornalisti americani gli hanno detto sentendo pronunciare il mio nome “ohhh my God, he’s dangerous: hurry up, go away”.
Dovrei essere lusingato della mia fama internazionale (ahimè inesistente) ma se leggete il testo tradotto vi mettere a ridere: Oh mio Dio, quello è pericoloso, vattene via in fretta (ndr da questo tizio).
Pur capendo di essere su “Scherzi a parte” capisco che Nicaso vorrebbe come solo interlocutore e responsabile della srl editrice della Fondazione Walter Pellegrini ma offro una soluzione più equilibrata indicando Linda Catanese, non ancora ritornata ad essere la jena persecutrice di una nostra collaboratrice poi fatta fuori.
Sapete già che alla fine il progetto Nicaso non passerà perché è invedibile e poi dopo un mese di riflessione accetto di “provare a fare il giornale online ICalabresi.
Mentre aumentano i lettori del giornale oltre il previsto arrivano whatsapp di apprezzamento anche entusiastico di tre membri del CdA. Manca solo Walter Pellegrini macerato dal timore che Nicaso e soprattutto Gratteri non abbiano apprezzato che il primo fosse “bocciato” e il sottoscritto “venisse promosso”. Non userei questi termini ma Walter Pellegrini li ha di sicuro così intrepretati.
Nicaso, in effetti, dopo avere incassato il dovuto contrattualmente presenta un ricorso al giudice del lavoro – veramente senza senso e senza possibilità di essere preso sul serio dal Giudice di Cosenza – con il quale chiede altri 90.000,00 euro perché sostiene più o meno che è stato ingiustamente “licenziato da Direttore DESIGNATO NON ASSUNTO per aver egli insistito per un formato tabloid e non quello che un tempo era del settimanale L’espresso e oggi del Foglio.
Scrive la comparsa per la Fondazione una collaboratrice di Mungari. E si vede: inizia con un lungo panegirico elogiativo della nostra controparte, per cui una persona normale si chiederebbe Ma perché vi siete privati di questo Premio Pulitzer in carne e ossa? Poi come si dice a Roma “non cià fatta più” e le sfugge dal computer una espressione in italiano che è tipica del romanesco. Si rende conto che Nicaso chiede almeno altri 90.000 euro nun se capisce perché, la giovane che pure s’era andata andare nella produzione di elogi “sbotta” e scrive (in italiano ma pensando in romanesco) “Ma so un sacco de sordi!!”.
Anche per me è troppo e riscrivo integralmente la parte della memoria che racconta i fatti, mentre lascio a Mungari la parte giuridica che poteva essere ridotta ad una paginetta scarsa.
Mungari chiederà per un pezzo sopravvissuto della memoria circa 7000,00 euro (anche qui un sacco de sordi) che su mia richiesta scenderanno a circa 2500,00 euro. È la sola e prima volta che sono obbligato a respingere una fattura di Mungari di norma corretto. (continua…)