Tra il serio e il faceto anticipo con un po’ di fantasia la pluricitata sentenza imminente. Vi avverto che la sostanza è molto simile ad una sentenza di uno dei 6 giudici che si sono succeduti nelle 19 udienze di un processo civile, nel quale difendevo due persone turlupinate che avevano chiesto di poter consentire alla loro grande autofficina di gestire la distruzione di carcasse d’auto dismesse.
Dunque: Premesso che parte attrice rappresentata e difesa dall’avv. Francesco Pellegrini ha compiutamente provato che è stata compiuta a danno della medesima l’illecito di cui alla domanda del presente Giudizio da parte convenuta (ndr i furbastri consulenti) così decide: respinge la domanda della summenzionata parte attrice e per l’effetto la condanna al pagamento delle spese di legge più onorari per euro xxxxx.
La sostanza è questa, la forma non proprio fedele.
Quale è stata la mia reazione (ripeto 19 udienze in 5 anni con relativi viaggi Roma – Grosseto e ritorno? Stropicciatomi gli occhi per essere sicuro di aver letto bene per prima cosa sono tornato in Tribunale per picchiare, senza scherzi, picchiare l’estensore della sentenza – era un giudice onorario ma sempre giudice, piccolo di statura e mingherlino – che capite le mie intenzioni ha cominciato a girare attorno alla sua scrivania per proteggersi. Poi preso atto che era un povero avvocato fallito e riciclatosi come giudice (onorario) ho solo deciso che non avrei chiesto ai miei difesi di essere pagato (il minimo sarebbe stato oltre 20.000 euro) – e che tutti i miei successivi incarichi di preferenza consulenziali per evitare la trappola di molti tribunali sarebbero stati pro bono cioè non pagati (giocando su questo, il vermiciattolo avv. Mungari ha chiesto all’Ordine degli avvocati di cancellarmi perché a suo dire non fatturando di fatto non esercito la professione forense!) e avrei a mie spese nel caso specifico presentato appello a Firenze. Dopo tre o quattro anni “appello respinto”, ma con un piccolo particolare: quello che era stato bocciato NON era o non sembrava il mio appello, ma quello di un illustre sconosciuto. Da qui la mia radicata sfiducia nei Magistrati soprattutto da Roma in giù.