Credo che in tanti siamo convinti che già ora e molto di più nel prossimo futuro due servizi essenziali, quello della sanità e quello della giustizia, siano destinati ad una sostanziale indisponibilità per i cittadini, hanno molti problemi in comune che ne minano la fruibilità e l’affidamento.
Il Servizio sanitario ha di sicuro la lunga attesa per essere curati con tempi compatibili con le patologie di cui molti cittadini soffrono. Già oggi 51 miliardi sono carico dei cittadini obbligati a ricorrere alla sanità privata perché la malattia ha un orologio che conta le ore, non i mesi e gli anni.
Qualcosa di simile accade con la Giustizia, in cui il tempo è una variabile indipendente. Se si è stati vittima di reati illeciti, i primi di competenza dei Magistrati penali, i secondi dei giudici civili, una sentenza che arriva dopo anni a cosa serve?
Se i termini, cioè il tempo massimo per finire le rispettive competenze sono obbligatori per i cittadini, ordinatori per i magistrati – un termine che può significare anche “quando mi va o mi è possibile – non sembra che ci si prenda in giro?
Ora, un po’ per aver praticato, non per mia scelta, diversi tribunali e conosciuto diversi magistrati, non posso dire che siano tutti superficiali, poco diligenti, in alcuni casi addirittura sfaticati, tutti comunque non responsabili dei propri errori e delle proprie manchevolezze. Ci sono situazioni diverse nella sanità e nella giustizia, a secondo dei territori e della buona o cattiva organizzazione.
Ma chi ci guadagna in questo quadro con un po’ di bianco, un po’ di grigio, molto di nero? Colui che delinque o commette un illecito anche grave, chi da killer si comporta come fosse una vittima, il disonesto come una persona di specchiata onestà.
In altra parte del giornale trovate una specie di sintetica rappresentazione di ciò che ho scritto fino ad ora.
Ovvio che mi riferisca ad una vicenda che mi tocca e per la quale sto impegnando risorse fisiche, emotive, lavorative e anche economiche.
Quelli sono in tutta evidenza i malfattori – ed è un termine molto generoso – dovrebbero almeno ricordarsi che sono loro sotto accusa, ma accade il contrario, e non è un caso eccezionale; i gaglioffi sono più arroganti, cattivi come se dovessero far pagare alle vittime il danno e le sofferenze che hanno procurato loro.
Esempio: i traditori che hanno occupato per svaligiare Villa Rendano e chiudere un giornale per non offendere il realizzatore di un altro giornale, purtroppo per lui mal riuscito e con costi insostenibili dovrebbero abbassare le penne, non attizzare nuovo fuoco, non comportarsi come legittimati a fare ogni porcata che gli venga in mente.
Walter Pellegrini, che di diritto, di equità e di razionalità è totalmente privo, riceve la notizia che un bulletto prof. di Catanzaro che ha visto respinte nella sua città due querele per una inesistente diffamazione, non potendo sopportare l’oltraggio di non avere vinto nel Tribunale catanzarese chiede alla Corte d’appello di Roma in consiglio, con più giudici, di annullare quell’archiviazione che lui, potente, gagliardo e supponente (ho avuto il “piacere” di vederlo all’opera) non può accettare perché ne va del suo prestigio.
È un fastidio ma debbo presentarmi a fine novembre nella veste di indagato. A 78 anni ho finalmente provato l’ebbrezza del pignoramento della pensione, quella della condanna con Decreto penale che non so per iniziativa di chi e per quale motivo, ora quella di comparire dinanzi non ad un giudice, ma addirittura a tre.
Sono cose che capitano spesso ai giornalisti e ai direttori di giornali, ed io lo fui con ICalabresi.
Ma c’è una garanzia che nel mio caso era una manleva della Fondazione, che mi avrebbe dovuto tenere al riparo da ogni problema legale. Il fatto che mi obbliga ad andare in Corte d’appello rientra nel periodo nel quale la manleva era pienamente valida… Ma come risponde l’abusivo presidente con il conforto del Cda (tutti nominati da me tranne Occhiuto e Kostner)?
Noi abbiamo deciso che per te la manleva non vale più – d’altra parte essa è revocabile ad capocchiam, sua libera e livida interpretazione e poi a seguire una serie di cazzate per cui la manleva pure volendo non ti garantisce da nulla, e non ti paga manco un euro per l’avvocato.
Come rispondi ad un figuro come questo? Lo dovresti come minimo mandarlo a fare in culo, poi se l’età lo permettesse dargli un’ombrellata in testa, ma forte proprio forte.
La soluzione saggia sarebbe di fregartene di Villa Rendano, de ICalabresi, oltre tutto vivo a 800 km da Cosenza, ma io non sono saggio perché non sono né vile né timoroso… E aggiungo qualcosa di più: il boss e i bossini sanno che ho capito tutto, che ho scritto un articolo chiaro per farlo sapere e addirittura ho scritto al Procuratore Gratteri a Napoli per dirgli che sono disponibile a far diventare l’articolo rivelatore in una denuncia formale anche presso la Procura di Napoli. E se gli accertamenti medici che debbo fare a raffica a Roma non saranno positivi, come credo, potrò trasformare la denuncia che va spedita avanti da vessazione e intimidazione in un più autorevole reato: lesioni dolose gravi o se proprio Dio lo vuole omicidio colposo con dolo eventuale. In cambio vorrei intestato un vicolo, il più fetente dei vicoli di Cosenza, con la specifica, “vittima della sua città per mano di un manipolo di delinquenti “finora confidenti in papà Gratteri (a sua insaputa)”.