Se qualcuno avesse avuto dubbi che Bonaccini, anche contro la sua volontà, era diventato il “garante” della continuità dei capi e capetti del PD – per intenderci quelli che hanno reso il partito e la sinistra una melassa inguardabile – può leggere il successo, percentualmente il più alto a livello nazionale che il governatore emiliano ha ottenuto in Calabria e in particolare a Cosenza città e Provincia.
Il perché di questo successo “anomalo” di Bonaccini – non stravince in Emilia, ma lo fa dalle nostre parti – è facile da spiegare: la vecchia guardia – Adamo, Bruno Bossio, Guccione e seconde linee fedeli – ha fatto quadrato sul governatore percepito come polizza assicurativa – ripeto, facendo una forzatura sul suo profilo politico – per continuare a fare il bello (poco) e il cattivo tempo a Cosenza, in continuità con una storia pluriennale.
La scelta della Bruno Bossio di appoggiare la candidata più debole e meno credibile come Paola De Micheli somigliava all’errore voluto di battitura a macchina di un testo per farsi identificare, cioè farsi contare.
La Schlein, se dobbiamo credere ai suoi impegni programmatici, promette una svolta radicale che faccia del PD un partito di sinistra o almeno di centro sinistra, che si impegna a non vendersi l’anima e l’identità pur di restare nell’area del potere, vinca o perda le elezioni, che si renda disponibile per ridurre le insopportabili iniquità sociali, che non faccia le stesse “porcherie” che squalificano la politica. Quel vaste programme!, che faccia una volta tanto il difensore di fondamentali libertà costituzionali.
In realtà tutto questo non vale per tutto il PD ma per quanto osserviamo vale soprattutto per il PD calabrese.
Sembra che non abbia molta voglia di vincere le elezioni puntando invece ad una serena e amichevole spartizione comunitaria dei cascami del potere. Un cliente mio a me, un cliente tuo a te. Mai una parola contro l’“avversario” di turno. Si tratti della povera Santelli, del suo patetico successore, o dell’attuale Presidente di Regione Occhiuto, una spanna sopra i suoi predecessori, i piddini tacciono, si inguattano, si voltano dall’altra parte.
È una strategia che ripaga i suoi protagonisti – quelli citati e i loro sodali, ma che paga la Calabria, maglia nera in tutte le classifiche, di fatto educata ad un servaggio ottuso e inconsapevole, tanto “so tutti uguali”.
Noi auspichiamo che la nuova segretaria del PD esalti la differenza tra chi crede nei valori della solidarietà e dell’equità e chi ne fa mercimonio e oltraggio. Il PD cosentino e calabrese ha dato un monte di voti a Bonaccini, che è un politico dabbene, abbia ora il coraggio di confermarlo nell’azione politica senza virare come al solito in direzione della vincitrice. Faccia finta una volta per tutte che i giri di valzer ad esempio della beniamina e ipervotata, solo in Calabria, De Micheli, – nata bersaniana, convertita renziana, maturata lettiana – non si replicheranno più nel PD calabrese. Ci assicuri che chi ha giocato (male) in prima squadra vada finalmente in panchina o meglio si trovi un posto in tribuna.
Ci dica se qualcuno fa una “porcata” – chissà perché mi viene in mente l’occupazione illegittima di Villa Rendano e la chiusura di un giornale libero – il nuovo PD si muoverà per impedirlo non per sostenerlo. Ci dica anche se pensa di conquistare voti e consenso in virtù della limpidezza e della genuinità del proprio impegno politico oppure preferisce pescare in quei poveri illusi che, promettendo fedeltà a destra e manca, immaginano di poter ancora oggi trovare un buco come OS in ospedale, come nel tempo felice dei Gentile, o come forestale avventizio o semplicemente come cliente in speranzosa attesa.
Se questa rivoluzione avverrà come promesso dalla nuova Segretaria il PD rinascerà, la sinistra uscirà dallo 0,01 catacombale, facce nuove e pulite si affacceranno, la Calabria e Cosenza saranno meno infelici.