Sig. Giudice,
ho appena appreso che con sentenza in oggetto (LEGGI LA SENTENZA QUI) non è si tenuta in minima considerazione la versione della Memoria che pure illustrava con dovizia di riferimenti dottrinari e giurisprudenziali la legittimità del Ricorso in prima istanza presso il giudice del lavoro per retribuzioni dovute e mai percepite.
Le sentenze “si rispettano” come con grande ipocrisia tutti dichiarano, ma le sentenze debbono pure essere in punto di diritto “rispettabili” e io avvalendomi delle garanzie di libera manifestazione di pensiero che non ha limiti se non nella Legge le dico perché la sentenza de qua NON è nella sostanza rispettabile.
Premetto che lei mi dato ampio spazio – cosa di cui le sono grato – per spiegare in quale contesto il primo Ricorso è stato respinto frettolosamente, pigramente e colpevolmente da una sua collega. Le fornisco ora alcune sintetiche considerazioni consapevole che non valgono nulla pur essendo storicamente provate e documentate.
Il primo ricorso deciso in 15 minuti per “difetto di allegazione” cioè per non aver provato che il mio ruolo di Direttore generale (che è un titolo riduttivo) non era di “parasubordinato” ma di “subordinato” come erroneamente qualificato da un collega toscano è a mio parere inaccettabile e colpevole. A parte il fatto che in tutti i testi di dottrina e nella prassi processuale si raccomanda di guardare non alla singola parola ma al generale contesto in cui essa è inscritta mi limito a ricordare che ove la giudice presciolosa avesse consentito la fase istruttoria esaminando decine di allegati, tra cui molti verbali inequivoci del CdA della Fondazione e ascoltando testi qualificati e informati avrebbe potuto andare oltre l’errore definitorio del collega toscano. Ma non lo ha consentito per “ragioni liquide” che più semplicemente definirei dettati dalla citata prescia. Per farmi capire dai non addetti ai lavori se in uno scritto chiamo sbagliando una persona Concetta e poi allego un sacco di documenti da cui risulta che il vero nome è Antonietta :che faccio ? Continuo a chiamarla Concetta o vedo le carte e la chiamo Antonietta? Come non bastasse come di rado succede nei processi di lavoro per una sola udienza di 15 minuti con la quale la giudice si riservava “di sciogliere una riserva posta da controparte” ha disposto spese legali per 12.000 euro che non ho volontariamente pagato perché non ho mai premiato dei delinquenti. Aggiungo che la giudice presciolosa ha dato torto a me per un termine sbagliato ma non ha considerato né accolto la domanda di controparte perché non sbagliata peggio, ridicola. In questi casi si parla di doppia soccombenza ma la presciolosa togata non ne ha proprio tenuto conto, con il bel risultato che il primo soccombente è stato condannato a pagare pure le spese mentre il secondo soccombente (preso simbolicamente a pernacchie) ha invece incassato una bella sommetta. Ma poi ho ceduto perché lo consigliava la mia salute- per la quale è all’ esame del PM una denuncia con codice rosso in cui l’ ipotesi di reato a carico dei banditi e rapinatori di un ente del Terzo settore, con patrimonio materiale pari a circa 13milioni di euro e immateriale incommensurabile, sarà oggi modificato: i lesioni aggravate con dolo eventuale ( 100% di invalidità in aggravamento) ricevendo dai banditi il rifiuto anche della rateizzazione dovuta al fatto che tutta la mia attività legale , soprattutto consulenziale piuttosto ricca , si svolge da SEMPRE PRO BONO e il mio solo reddito da pensione – giacché non sono mai stato retribuito dalla Fondazione per mia scelta etica (a Roma dicono “che cojone”!) – è stato pignorato per il 20%. Mi risulta – e lo proverò se la sentenza imminente per Abuso di diritto non seguirà il cattivo esempio della sua – i boss protetti da un sistema massomafioso non escludendo anche uno o più magistrati – dovranno rispondere di oltre un milione di euro per transazioni ingiustificate, contratti non autorizzati da me e non firmati.
In sintesi la prima giudice ingiudicabile e lei , con mia sorpresa e rammarico, ha certo in buona fede dato una mano ripeto involontariamente ad un’azione criminosa o criminale . Leggendo la motivazione della sua sentenza di rigetto ho tratto l’impressione.
Che non abbiate tenuto in minimo conto quanto meno la dotta versione della memoria autorizzata di cui non sono stato autore ma al massimo modesto osservatore, nel senso di autore discreto di alcune osservazioni peraltro accolte.
Non condivido affatto la becera guerra che la politica muove alla Magistratura ma non ho paura di dire che con sentenze come quella appena conosciuta un bell’ aiuto lo danno anche i magistrato o parte di essi.
Le anticipo che sempre esercitando i miei diritti costituzionali pubblicherò sul giornale da me diretto I nuovi calabresi con supplemento Il SUD chiama il Nord con una platea di lettori in tutt’Italia oltre 3 milioni (con me solo autore perché tutto pagato da me, cojone) questa mia mail e se lei riterrà di replicare anche informalmente ospiterò senza commenti la sua autorevole opinione. Per quanto fare sul terreno giurisdizionale dovrò valutare se sia possibile o valga la pena adire per saltum la Suprema corte sapendo che non verrò a conoscenza delle sue decisioni causa mors adveniens (Vede che la mia seconda laurea in Lettere a qualcosa serve, tempo più di quella in Giurisprudenza perché vox iudicis è a prescindere semper vox Dei?).
Distinti saluti
Avv. Francesco Pellegrini
avvocato pro bono (o troppo bono) del Foro di Roma
Ora aspettiamo la sentenza principale con moderato molto moderato ottimismo.