Questo racconto finirà con la pubblicazione della sentenza su Abuso di diritto. In ogni caso, con esito positivo o scandalosamente negativo, io personalmente uscirò di scena. Farò ciò che ritengo giusto fare – se ne avrò la possibilità anche senza assumere un ruolo formale nella Fondazione – tapperò la bocca ai tanti, quasi tutti, che o per stupidità e ignoranza o per viltà hanno detto e in fondo dicono ancor’oggi che tutta la storia è una diatriba tra due Pellegrini.
Una truffa, un inganno, perché sembra che la Fondazione con le sue realizzazioni sia una preda da conquistare e come accade spesso ci sono due contendenti che la vogliono. Una truffa che dice molto della malafede, dell’ignoranza, della cialtroneria usate in modo esponenziale. Il sottoscritto NON è il padrone della Fondazione che ha una sua identità autonoma con propria personalità giuridica. Sono stato e resto colui che ha accettato un impegno dal fondatore che, se vivente, non sarebbe stato neppure lui il “padrone”. Vogliamo essere chiari fino alla banalità? Sono stato e resto il “gestore” dei cui risultati risponde alla Legge, allo Statuto, all’obbligazione da cui sono stato gravato con un Atto pubblico, la citata donazione, che è stato la conditio sine qua non per la quale Sergio Giuliani ha deciso la designazione testamentaria dell’Ente come erede universale. Se avessi voluto risparmiarmi fatiche, offese, minacce, diffamazione e soldi bastava che non facessi nulla e aprissi le porte della Villa ai banditi che l’avevano assalita. L’altro Pellegrini era solo un collaboratore ben pagato perché stando lui a Cosenza assicurasse il buon governo dell’ente no profit.
Da un lato un Pellegrini non retribuito ma investito di una direzione di vertice di cui dare conto.
L’altro con tre complici un parasubordinato che non aveva il potere di firmare contratti, di assumere personale dipendente e collaboratori avendo prima avuto l’assenso del CdA presieduto da Giuliani e dopo la sua morte secondo Statuto dal sottoscritto.
Il Pellegrini collaboratore abusando del rapporto fiduciario assoluto che mi legava ai suoi genitori e della mia assenza per molti mesi perché ricoverato in cliniche e ospedale a Roma – saltando il Presidente Giuliani che aveva tutti i poteri come il sottoscritto – ha fatto ciò che non poteva fare: firmare o lasciare in bianco vari contratti onerosi che finalmente libero da strumenti medicali ho tagliato drasticamente. Avrei potuto e dovuto fare di più, ad esempio licenziare due suoi parenti, uno assunto con firma nulla di WP e l’altro addirittura con un contratto senza firma per evitare che sebbene a distanza potessi venire a saperlo e quindi chiudere quei rapporti di lavoro. Avrei dovuto chiudere il rapporto di collaborazione di € 45.000,00 euro annui perché con la mia domiciliazione a Cosenza esso non aveva alcuna giustificazione. Non l’ho fatto proprio per non troncare un rapporto professionale con ruolo diverso che comunque contribuiva al reddito familiare del sig. Pellegrini.
Tutto ciò che era stato fatto prima e tutto ciò che è stato fatto dopo senza motivazioni sostituite con falsi clamorosi e infine resi noti in Tribunale sono illegittimi e chi assumerà la guida della Fondazione avrà l’obbligo di recuperare quelle somme gettate al vento. Anche altri beneficiari di accordi non giustificati saranno chiamati a restituire l’indebito percepito.
La narrazione inventata e addirittura costruita dopo l’occupazione della Fondazione, a luglio 2022, un mese dopo la mia defenestrazione, con la partecipazione di un deputato ed ex sindaco fellone e bugiardo prima di essere demolita in Tribunale – da qui la convinzione che il Giudice non potrà pronunciare una sentenza contraria alla verità accertata e documentata (salvo manovre losche che sarebbero subito svelate) – non ha funzionato oltre un certo limite perché chiuso ICalabresi, direi evirato iCalabresi, è nato quasi per caso un nuovo giornale I Nuovi Calabresi che dopo un inizio sotto forma di blog è stato registrato come organo di informazione e gratificato da un inaspettato successo.
L’operazione truffaldina è fallita in ogni caso; chi l’ha sostenuta magari in buona fede ne è parimenti responsabile. La sentenza nel paese dei balocchi come la Calabria può essere manipolata, camuffata, confidando sull’allergia alla lettura dei calabresi o di gran parte di loro ma resterà sempre e comunque scolpita nella realtà che notoriamente ha la testa dura. Il nuovo presidente chiunque egli sia dovrà assicurare una guida di garanzia, il ripristino della corretta gestione, il rispetto di diritti violati. E per questi se la sentenza sarà equa il possibile vincitore nel processo da me promosso e finanziato avrà o avrebbe pieno titolo a sollecitare il suo successore a compiere gli atti conseguenti.
Ancora un’altra puntata e poi fine. La parola alla Giustizia e al residuo senso civico e legalitario in questa terra sciagurata.