Giovedì scorso prima dell’inizio dell’udienza di un nuovo processo il giudice del lavoro ha chiesto se fosse possibile un compromesso. Io l’ho dichiarato subito impossibile e l’avvocato della Fondazione ha fatto invece la seguente proposta: si può fare a patto che io pagassi le spese legali del primo ricorso, che avevo rifiutato, perché anomalmente alte per un processo aperto e chiuso per un totale di 15 minuti, e poi anche quelle del secondo ricorso ancora non respinto e soprattutto chiudessi I Nuovi Calabresi, definito con sufficienza un blog privato mentre da due o tre mesi è un giornale registrato, molto letto e quindi molto fastidioso per i trafugatori di Villa Rendano e altro ancora.
Per questo ritirata l’idea di chiudere il giornale ho deciso di rendere finalmente noto tutto, tutto il marcio nascosto in questa “storiaccia cosentina”, i nomi di coloro che dietro le quinte hanno protetto e in parte ispirato un’azione criminale, il modo in cui questa protezione che è di fatto complicità si è manifestata. Anche il silenzio, anche voltarsi dall’altra parte per non macchiarsi l’immagine sono forme meno compromettenti e di cui devi scrivere con molta prudenza, ma devi comunque farlo per non somigliare ai pavidi che già ammontano a una buona parte dei cittadini.
Se leggerete la cronaca veritiera e sottoposta ad un controllo tenace ma non esaustivo – non è possibile spesso anche nei processi per gravi reati che senza avere prove schiaccianti possono concludersi con una sentenza di condanna – conoscerete il fondo di un pozzo nero. Il processo si chiama indiziario e gli indizi se sono numerosi e convergenti possono legittimamente essere considerati al pari delle prove.
Quello che vale in Tribunale può bastare ancora più legittimamente in un’inchiesta giornalistica fondata su documenti a me noti ma depositati a Villa Rendano e non messi a disposizione mia che, piaccia o meno, resto colui che ha reso possibile con il proprio impegno, non remunerato, il restauro e l’allestimento di Villa Rendano, la creazione di un polo multidisciplinare con orizzonte internazionale, un museo multimediale riconosciuto tra i grandi musei nazionali.
Dall’altra parte dei traditori e usurpatori, per i quali anche senza e prima delle sentenze dei giudici dovrebbe valere l’indignazione e la condanna dei cittadini. Nella storiaccia in più puntate compaiono nomi importanti, spesso solo responsabili di aver taciuto per amore di amicizie legittime, ma a patto che non siano moralmente e giuridicamente inaccettabili. Leggendo forse non sentirete l’amaro della cattiveria estrema che questi figuri usano come fosse un’arma distruttiva. E allora al posto del gusto amaro non percepibile mi consentirete una brevissima sintesi.
Come avete potuto vedere da una mia foto che con grande difficoltà ho reso nota, due mesi prima del trasferimento a Cosenza, ero in terapia con prognosi riservata. Era noto a Walter Pellegrini, a Mungari, alla Catanese e a Gambaro (mio nefrologo curante). Non solo non se ne sono curati ma hanno addirittura puntate le loro carte sull’esito letale obiettivamente non improbabile. E l’hanno fatto per anni dal 2022 ad oggi. Hanno ignorato che per difendere la Fondazione (io non ho nulla da cui difendermi e invece molto per attaccare) ho speso, sino a quando non ho deciso di fare l’avvocato di me stesso, una cifra compresa tra € 70.000 e quasi 90.000. Tutti sapevano che avevo fatto dare a WP per fare formalmente il rappresentante della Fonazione nel territorio e non invece i suoi comodi, circa 300.000,00 euro compresi gli 80.000 nel 2020 e 2021 per non creare problemi economici alla sua famiglia. Costui tra le infinite ignominie ha chiesto un primo pignoramento della mia pensione ora di valore medio già ridotta di 700/800 euro per le spese di un appartamento che doveva essere il solo benefit giacche ero a Cosenza per gli obblighi verso la Fondazione dopo la morte di Sergio Giuliani. Andato a vuoto il primo, un paio di giorni fa è stato ripetuto con l’INPS pur sapendo che grazie a loro sono diventato un invalido totale grave e c’è una indagine con codice rosso per accertare le responsabilità che potrebbero essere qualificate lesioni dolose gravi. E questa condizione non può non comportare dei costi aggiuntivi. Questo è la bestia Walter Pellegrini, questo è la bestia Mungari e con lui Catanese e Gambaro. Poiché Mungari minaccia querele gli offro volentieri un’occasione. L’avvocato della Fondazione con rispetto parlando nella memoria presentata al giudice ripete tra i tanti due altri dati falsi: scrive di una pensione al lordo o perché il netto la renderebbe pari agli stipendi di due insegnanti (non proprio da nababbi); scrive dei guadagni dalla mia attività forense che pur ridotta è sempre stata fatta pro bono, per solidarietà con i più deboli. Anche in questi giorni sto scrivendo una querela denuncia per proteggere dalla persecuzione di uno psicotico il portiere di uno stabile. Capisco che le belve e i loro avvocati simili a loro non possano concepire che in tanti, ma proprio tanti non ricchi, sentano il dovere e il piacere della generosità verso i più deboli, ma questo li rende ancora più spregevoli e mi induce a rendere noto tutto ciò che hanno fatto di illecito e di inopportuno. In questo caso il dott. Gratteri potrebbe ricordarsi che lui è un difensore della legge e della legalità, sempre e con tutti.