È difficile preparare un giornale come “I Nuovi Calabresi – Il SUD chiama il NORD” in una situazione di assoluta incertezza e imprevedibilità.
Mi riferisco in particolare al quadro internazionale che è letteralmente terremotato dopo la rielezione di Trump.
Nel nostro piccolo chi ci legge sa che da mesi, molti mesi, avevo critto della “rottura di ogni equilibrio nel quadro geopolitico (siamo tutti provinciali per cui pensiamo che ciò che conta è il “dibattito” – parola orrenda che ricorda i film del ragionier Fantozzi), geotermico e strategico.”
E rilevo che andando oltre il ridicolo e l’irresponsabilità nella politica italiana ci si balocca con le sparate quotidiane di Salvini, una vera bomba ad orologeria, con la mania persecutoria di Lilli Gruber che caschi il mondo parla solo di Giorgia e dei suoi “silenzi” e con un’afonia imbarazzante dell’opposizione.
Per carità di patria meglio non parlare della politica e dell’informazione calabrese in particolare, con il protagonismo debordante di Nicola Gratteri che fa il giro delle tv e delle piazze per parlare del suo ennesimo libro e di fatto promuovere la sua immagine di “vendicatore solitario e tutore senza macchia e senza paura della legalità”.
Viene voglia di proporre – visto il numero dei suoi fans, comunque in calo – che come accadeva nell’antica Roma in momenti particolarmente bui che sia nominato dictator, non dittatore ma dotato di tutti i poteri.
Se l’Europa è stordita e impreparata l’Italia lo è due volte di più. La Calabria e il Sud in genere non pervenuti.
Dicevo che è pressoché impossibile per qualunque giornale prevedere anche il suo futuro prossimo.
Per noi ancor di più, perché anziché guardare e valutare ciò che si è già realizzato si aspetta non so quale sorpresa, quale annunciazione che nel nostro caso assume la forma di una sentenza.
Allora senza essere un indovino vi anticipo (ovviamente limitandomi al nostro cortile locale) ciò che potrà accadere.
La prima cosa certa che già oggi la Calabria e in buona parte il SUD non contano un cazzo.
Perché dovrebbero? Cosenza sta sparendo dalla carta geografica italiana (e tanto per cominciare dalle cronache calcistiche grazie al sig. Guarascio, “povero in canna” dopo avere vinto un appalto di otto anni multimilionario) con una classe dirigente non solo politica che non ha il coraggio neppure di aderire ad un appello pubblicato da noi con il quale si chiede NON di schierarsi (Oddio, che paura!) ma di fare “la propria parte di classe dirigente”, non servente.
E noi? Intendo dire noi de ICalabresi assassinati con la complicità di alcuni imbecilli interni e de I Nuovi Calabresi che non rischiano la stessa fine perché non beccano un euro che non venga dalla mia pensione.
E che fine attende una Fondazione con Villa Rendano in mano a un manipolo di traditori e cialtroni? Qui la risposta è facile, perché già oggi si vede nella realtà. Sono entrambe morte, uno spazio vuoto casualmente occupato da anime morte che si occupano del nulla. E se, come dovrebbe essere con una sentenza NON TAROCCATA – di cui comunque scriveremo TUTTO, intendo tutte le falsità da sbornia etilica – la sentenza che attendiamo già da 50 giorni cosa accadrà? Facile: ciò che è morto assassinato non può resuscitare. Villa Rendano chiuderà i battenti con un cartello che spiega “Chiusa perché al danno (plurimilionario) non si accompagni pure la beffa”. Un’alternativa ci sarebbe, ispirandoci all’Inferno di Dante: le sale della Villa sarebbero aperte 7 giorni su 7, ma solo per assistere alla presentazione ripetuta all’infinito dei “libri Gratteri-Nicaso” sulla mafia – tanto sono sempre quasi gli stessi – mentre Walter Pellegrini spolvera gli ambienti della Villa giacché non ci possiamo permettere di pagare per un part time di tre ore per 5 giorni la colf di casa sua circa 1200 euro al mese.
Così si “risparmia”!