Le due inchieste de INuoviCalabresi su Petilia Policastro, cittadina dell’alto marchesato crotonese, nota alle cronache per la presenza di una spietata locale di ‘ndrangheta, sono approdate in Parlamento.
Non è mai scontato che “fatti di Calabria” seppur gravi, siano portati all’attenzione e al vaglio delle istituzioni nazionali. Un po’ per disinteresse per una Regione a volte percepita come lasciata sola a se stessa, un po’ per ritrosia, timore e pavidità di una classe politica non all’altezza delle sfide dei e nei territori (soprattutto in termini di lotte per la legalità).
A mostrare attenzione, dedizione e coraggio è stata, invece, la deputata del M5S, componente della commissione parlamentare antimafia e ottima avvocata, Stefania Ascari. Nota per essere una che le cose le studia e che le battaglie politico-legalitarie le conduce a viso aperto e fino in fondo.
Ecco perchè questo intervento parlamentare, al netto dei risvolti pratici e concreti (che, vi è certezza, ci saranno) ha un alto valore simbolico: quello di dimostrare che lo Stato c’è e ci deve essere, anche in angoli percepiti come remoti della Calabria.
Riportiamo di seguito la nota stampa integrale diramata dall’On. Ascari sul “caso Petilia” nella quale viene chiesto al Ministero dell’Interno (Wanda Ferro ci sei?, ndr) di valutare l’invio di una commissione di accesso antimafia nel paese di Lea Garofalo.
“Come è tristemente noto alle cronache nazionali, quando si parla di Petilia Policastro spesso si associa il paese crotonese a fatti di ‘ndrangheta, ma lo si ricorda anche quale terra natia di Lea Garofalo, testimone di giustizia brutalmente uccisa dall’ex compagno e dai suoi sodali, uno dei quali, Rosario Curcio, suicidatosi in carcere, è stato osannato dalla popolazione al suo funerale pubblico, tenutosi nella frazione Camellino la scorsa estate.
In vista di quel funerale, lo si ricorderà, ci fu anche un manifesto di vicinanza alla famiglia da parte dell’amministrazione comunale di Petilia Policastro, mentre al funerale stesso era presente l’assessora comunale con delega ai servizi cimiteriali, nuora di una parente del killer, che poi rassegnò le dimissioni scusandosi, senza nemmeno troppa convinzione.
Difatti, a distanza di pochi mesi da quello che l’ormai ex assessora ha chiamato un suo “sacrificio”, è stato nominato suo nipote nello staff del Sindaco, nel silenzio generale.
Ma non solo “sacrifici” e “retribuzioni politiche”, in quanto da due recenti inchieste della giornalista Alessia Bausone su INuoviCalabresi, sono emersi anche numerosi affidamenti diretti che saremmo gentili a definire “anomali” a favore di ditte fantasma o con teste di legno o, ancora, a favore di ditte di familiari degli attuali amministratori comunali.
Tra queste una ditta artigiana nata nel maggio 2022 e cessata nel dicembre 2023, beneficiaria in quel breve lasso di tempo di numerosi affidamenti diretti. Ditta il cui titolare è da un lato amico e dipendente del marito dell’assessora comunale ai servizi sociali e dall’altro fratello della moglie di un esponente della famiglia Castagnino, il cui capostipite è in galera per l’omicidio di Valentino Vona.
Non solo, una concessione di servizi ed un copioso affidamento diretto è stato dato dal Comune alla ditta di cui è titolare la cugina del Sindaco (che in realtà lavorerebbe presso delle poste private), mentre uno scuolabus del valore di 500 euro è stato venduto al Comune a quasi 20mila euro da un’altra ditta, già beneficiaria di ulteriori affidamenti, il cui titolare risulta essere il marito della cugina del Sindaco.
Di queste “anomalie” che parrebbero non sostanziarsi in “semplice” clientelismo, familismo e mala-amministrazione, ho interrogato il Ministero dell’Interno affinchè prenda cognizione dei fatti e dica se intende intervenire e inviare a Petilia Policastro la commissione d’accesso antimafia.
Lo Stato deve dimostrare di esserci e di non voltarsi dall’altra parte, altrimenti un vuoto in termini di presenza significherà acuire la disaffezione di cittadini già afflitti dalla ‘ndrangheta e dalla pochezza della (mala)politica”.
On. Stefania Ascari – Movimento 5 Stelle
I link alle due inchieste:
1 Comment
E’ la storia dannata di molti (troppi) comuni, – più precisamente comunità – che non riescono ad emanciparsi da un sistema, una ragnatela di connivenze non sempre dovute alle necessità impellenti della sopravvivenza, ma al semplice e sordo disprezzo della legalità, del senso civico, del diritto che dovrebbe tutelare tutti, ovvero coloro che non hanno agganci ai piani alti della comunità e dell’amministrazione pubblica. “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.” diceva Corrado Alvaro, e in questi contesti lo Stato spesso indulge, ratifica questo stato di cose, non svolge la funzione precipua dell’amministrazione del diritto e della democrazia. Lea Garofalo docet.