Il procuratore Gratteri ha preso parte alla Festa de Il Fatto Quotidiano e ha riscosso molti applausi, criticando le riforme sulla Giustizia, quella della Cartabia nel Governo Draghi e quella di Nordio nell’attuale Governo di destra. Cade così il sospetto o l’accusa che il dott. Gratteri sia di “destra”, perché Il Fatto Quotidiano non è né di destra né di sinistra. È solo di Travaglio che per indole e convinzione arresterebbe tutti gli italiani per principio e poi dopo una serie di maxiprocessi, che non dispiacciono al dott. Gratteri, li libererebbe ma a malincuore.
La domanda che viene spontanea è come possano convivere questo desiderio di una giustizia che prima arresta e poi vede se era il caso di farlo e la sfiducia generalizzata tra gli Italiani nei confronti dei Magistrati, spesso anche ingiustamente.
Capisco che un Procuratore preferisca sbagliare per eccesso piuttosto che per difetto. Ma lascia perplessi che il procuratore Gratteri, stimato e ammirato come pochi, sia presente con le sue interviste – io ne ho contate due (ma non sono un lettore abituale de Il Fatto) – sul giornale di Travaglio per criticare legittimamente le riforme della Giustizia degli ultimi governi perché fatte per salvare i colletti bianchi, come non bastasse il Codice Rocco del 1930, modificato ma non mandato in pensione, e per tacitare l’informazione birichina.
De minimis non curat praetor, ma con il massimo rispetto cosa ne pensa il dott. Gratteri del fatto che – a parte l’assalto con la baionetta ad una Fondazione guidato dall’amico Walter Pellegrini – non abbia detto un’acca per la chiusura del primo giornale d’inchiesta e votato alla denuncia delle illegalità che grazie a Dio in Calabria non mancano “ICalabresi”, un evento non epocale ma comunque il primo e solo chiuso in Italia perché vincente per qualità, autorevolezza, diffusione e pure per i successi patrimoniali.
Forse una possibile spiegazione si trova nell’articolo che appare oggi sul giornale.