Avevo anticipato prima della pausa estiva che sarei tornato a scrivere del Procuratore Nicola Gratteri. Non è in discussione che il suo impegno contro la ’ndrangheta, che gli è valso una notorietà nazionale, non priva di una ricca autopromozione grazie ad alcuni libri sulle mafie a firma sua e dell’amico e saggista Antonio Nicaso.
Noi condividiamo il giudizio positivo sulla guerra alla mafia che Gratteri ha condotto con coraggio e competenza.
Non apprezziamo per principio “il culto devozionale”, non solo per Gratteri, ma in generale per tutti, perché inevitabilmente si debbono poi tacere anche le inevitabili sconfitte.
Riporto una parte di un articolo a firma di Mimmo Gangeri del quotidiano Il Riformista (ma potrei utilizzare anche altre fonti) che forse con un eccesso di severità e parzialità scrisse:
“L’operazione “Crimine” ebbe 163 imputati, ristretti in carcere o ai domiciliari, la percentuale di assolti fu del 47,6%. La “Mari-ne” a Platì ebbe 215 tra arrestati e incriminati, alla fine risultarono colpevoli in 8, il 3,7%. La “Stige”, con 187 imputati di cui 169 agli arresti, alla fine del primo grado ha riscontrato il 36,5% di innocenti. La “Stilaro”, con 103 imputati di cui 63 agli arresti, ha avuto 14 colpevoli appena, con una percentuale di assoluzioni pari all’83,4%. La “Circolo formato”, con 49 in carcere, ha una percentuale di assolti del 44,9%. La “Minotauro”, con 164 imputati di cui 144 in carcere, ha registrato il 44,4% di innocenti. L’operazione “Ada”, con 114 imputati di cui 65 in carcere, ha registrato il 62,3% di innocenti. La “Araba fenice”, con 64 imputati di cui 47 in carcere, ha registrato, dopo i processi abbreviati, un numero di innocenti superiore al 50%. Risultati simili per la “Gotha”, “Alchemia”, “Cumbertazione”, “Mandamento ionico”, e per tante altre. Su Rinascita Scott attendiamo i numeri finali, l’inizio non è stato molto promettente.
In molte di queste operazioni è protagonista il Procuratore Gratteri che, da aggiunto a Reggio Calabria, è stato promosso Procuratore della Repubblica di Catanzaro e di recente di Napoli. Ebbene, ci fosse stata la cartelletta con le annotazioni sul merito, la sua carriera sarebbe stata la stessa?”
Chi fa molto inevitabilmente non vince sempre (ammesso e non concesso che l’esito processuale sia segno di una sconfitta).
Ma una cosa mi ha sorpreso. La prima volta fu quando dopo pochi giorni dal debutto de ICalabresi – oltre 8000 visualizzazioni a Ferragosto 2021 – ricevetti una cortese telefonata dal Presidente del Gruppo editoriale LaC. Oltre a manifestare apprezzamento per il giornale – lo ha fatto più volte ma senza dare un seguito alle parole – il mio interlocutore, che non conoscevo e non ho mai incontrato, mi chiese cosa ne pensassi di Gratteri.
Domanda legittima, ma che c’entrava Gratteri con l’elogio per ICalabresi. Altre volte con altri interlocutori mi è stata fatta questa domanda alla quale ho risposto con parole di stima generiche.
In effetti ho avuto l’opportunità di incontrare il dott. Gratteri due volte: una prima volta in occasione della presentazione di un libro presso l’editore Pellegrini – Walter non Luigi – e una seconda volta a Villa Rendano per un dibattito a più voci.
Troppo poco per dichiararmi esperto della materia “Gratteri”.
A me sembrò un atto doveroso chiedergli di fissarmi un appuntamento a Catanzaro per presentargli ICalabresi che dichiarava il suo impegno prioritario per la legalità e Gratteri in men di un’ora rispose fissando l’incontro in Procura il giorno dopo.
Ma quell’incontro non avvenne mai e nessuna spiegazione mi fu data. Da allora neanche una risposta di sola cortesia ai messaggi di auguri e congratulazioni per i suoi successi e per la nomina a capo della Procura di Napoli, forse la più importante d’Italia.
Cosa è accaduto? In estrema sintesi: il giornale cartaceo che avrebbe dovuto dirigere Antonio Nicaso non fu approvato perché neanche alla lontana vicino al nostro progetto – non parliamo di quello scritto per fare una barriera fumogena da Walter Pellegrini, un vero e proprio manifesto rivoluzionario, assurdo in sé, ridicolo se scritto dal piacione più compiacente con tutti i potenti veri e falsi. Oltre tutto per 6000 copie annue distribuite, il budget proposto da WP era spropositato, 193.000,00 euro al netto di eventuali collaboratori.
ICalabresi on line che realizzai su richiesta di parte del CdA (previsto come settimanale, ma da subito quotidiano) aveva un budget di 160.000,00 euro, sforato di 60.000 perché un giornale on line non può fare a meno di essere promosso su FB avendo una platea di lettori – 2 milioni e mezzo dopo un anno – sparsi in Italia e nel mondo. Quel giornale di successo perché il primo di inchiesta e libero fu dichiarato dal fellone omonimo “un danno per la Fondazione” superando la soglia del ridicolo e della cattiveria criminale citandomi per un aver procurato un danno di quasi 300.000,00 euro.
Il giudice civile lo ha obbligato a presentare la citazione sgangherata e falsa ma con accuse di violazione di legge alla Procura di Roma che ha fatto quel che era prevedibile. L’ha cestinata senza pensarci due volte. La mia Denuncia (in totale sono 4) è stata ammessa per un’indagine prioritaria.
Cosa c’entra sin qui Gratteri? Nulla, se si pensa che abbia avuto un ruolo attivo, ma non ha mancato di venire meno ad un principio di equità che vale per tutti, ma è scontato per chi fa il magistrato: sentire le due campane, quella mia pubblica e visibile (ICalabresi non erano clandestini). La seconda “mancanza” è stata quella di non avere cercato di sapere – quanto meno per capire che diamine era successo – con quale motivazioni era stata violata, rubata e rapinata una Fondazione privata oltre tutto legata al Comune di Cosenza da un patto di “sussidiarietà”, che vuole dire cooperare e lavorare insieme lealmente per fini di interesse generale, e non perché il pubblico in persona di Mario Occhiuto fotta il suo partener che su sua richiesta ha comprato, restaurato e dato una missione degna e riconosciuta a Villa Rendano. Il magistrato inquirente che ha la direzione della Direzione antimafia avrebbe potuto chiedersi come mai un giornale sia stato chiuso in spregio alla libertà di stampa, come mai un ente no profit – che un semplice controllo ai bilanci e ai verbali avrebbe trovato una gestione trasparente e corretta, quindi non aggredibile con accuse false, diffamatorie e persecutorie – sia stato aggredito come mai accaduto in Italia nel Terzo settore, che conta 360mila enti no profit e dispone di un apposito codice.
Il dott. Gratteri avrebbe potuto chiedersi come mai un gesto forse illegittimo e certo criminale sia stato accompagnato da un silenzio tombale in Calabria. Ci poteva essere per caso lo zampino anche della massomafia che qualcosa conta in Calabria e a Cosenza e essendoci indizi di qualche interferenza o approvazione da parte di esponenti di quel fronte ha consentito a me di presentare denuncia alla Procura di Roma perché accerti se la rapina mortale per la Fondazione e per il giornale abbia goduto di un appoggio anche solo omissivo da parte mafiosa, a parte il metodo che mafioso sembra proprio essere.
Ecco perché senza nulla togliere ai meriti del Procuratore, Gratteri in qualche modo sembra entrarci con la vicenda di Villa Rendano. Per amicizia, per fiducia immarcescibile nei confronti del mio omonimo, perché tutto gli è sembrato normale e limpido? È probabile, ma questo va bene per un privato cittadino, non per il Magistrato che da molti è considerato un’icona.
La legge consente di presentare denuncia in due diverse Procure.
Se lo desidera le denunce presentate alla Procura di Roma e a quella di Catanzaro posso depositarla anche presso la Procura di Napoli. E così se vorrà avrà modo di sapere di che “pasta” è fatto il suo amico e protetto Walter Pellegrini e se gli capiterà ricorderà che da un magistrato ipercelebrato si attende rispetto per gli amici, ma non solidarietà e copertura silente quando commettono porcate e reati. Cosa che mi pare sia mancata nella circostanza.