Les jeux sont faits, rien ne va plus. Lo scenario politico in vista delle elezioni comunali di Lamezia Terme non è certamente quello che (quasi) tutti si aspettavano pochi mesi fa.
La coalizione di centrosinistra, storicamente iper-litigiosa a quelle latitudini e tendente alla disgregazione, ha trovato la spinta per l’unità sul nome di Doris Lo Moro (grazie al M5S a guida Anna Laura Orrico), mentre il centrodestra è riuscito nella mirabolante impresa di fare peggio che alle comunali di Catanzaro del 2022: si presentano spaccati con la coalizione “classica” che ha un candidato “di sinistra” (e che era della sinistra, Mario Murone) e un secondo candidato che sarebbe certamente azzardato definire “outsider”, pronto a battagliare e a dimostrare la sua forza politica in città (il funzionario regionale Gianpaolo Bevilacqua).
«Lamezia Terme sarà una battaglia nazionale: siamo molto fiduciosi» ha recentemente dichiarato il molle segretario regionale del PD Nicola Irto, reiterando ai microfoni della testata “muroniana” LaC che: “C’è un’evoluzione politica, di un progetto politico che su Lamezia può diventare anche un laboratorio per il futuro. Per noi quella assume una battaglia di rilevanza non solo regionale ma anche nazionale”.
Tutto bellissimo, se non fosse che il Pd del molle Nicola Irto, di Amalia Bruni, detta “foulard” per la sua consistenza politica e della Sardina Jasmine Cristallo, fino a qualche mese fa cercava con non celata frenesia un candidato “anti-Doris” da proporre agli alleati. Candidato che avevano rinvenuto nell’avvocato Mario Murone, attuale candidato della coalizione “classica” di centrodestra.
Da non dimenticare anche il fatto che Irto già a fine 2021 spingeva politicamente affinchè a Catanzaro il candidato del centrosinistra unitario fosse Valerio Donato, che divenne da lì a poco il candidato di parte del centrodestra (anche se a quest’ultimo piace negarlo).
Insomma, nel magico mondo politico di “Irtolandia” la strategia lascia a desiderare, ma tant’è.
Il “compagno” Murone: la candidatura che piaceva all’establishment di sinistra
Tornando all’avvocato Mario Murone, sul suo sito web si definisce “Docente universitario e avvocato penalista di chiara fama nazionale”. In effetti è noto agli addetti ai lavori per aver collaborato con lo studio legale dell’ex parlamentare di Forza Italia, Carlo Taormina, nonchè per essere stato il difensore del fratello-giudice, Salvatore Murone, nella querelle di cause afferenti alla vicenda “Why Not” con al centro l’ex candidato regionale Luigi De Magistris (il giudice Murone venne assolto completamente dalla Cassazione nel 2019). Mario Murone è poi noto per essere stato il difensore del superboss della ‘ndrangheta del Vibonese, Saverio Razionale di San Gregorio d’Ipppona (condannato in primo grado a 30 anni di carcere nell’ambito del processo “Rinascita-Scott”) e per essere poi il difensore di Diemmecom (gruppo LaC), società denunciata da ex giornalisti-dipendenti che hanno lamentato di essere “spiati” da telecamere. Su quest’ultimo punto il Tribunale del Riesame di Vibo Valentia lo scorso 30 gennaio ha confermato sia il sequestro delle telecamere nella redazione di LaC, sia il sequestro della somma di 26mila euro (corrispondente alla cifra delle erogazioni Covid-Cig contestate) disposto dal gip del Tribunale di Vibo e contro tale decisione penderebbe un ricorso in Cassazione.
Intanto sui mezzi mediatici del gruppo LaC fioccano le interviste e gli articoli pro-Murone, a prescindere dalla coalizione “ballerina” che lo sostiene.
Difatti, per mesi Murone si è “venduto” come un “compagno” doc. «Sono sempre stato di sinistra», «Ho sempre votato a sinistra» ripeteva a più riprese ad esponenti dem lametini lo scorso gennaio, quando confermava, comunque, di essere corteggiato dal centrodestra, ma di essere disponibile ad essere il candidato unitario del centrosinistra.
A sostenerlo in primis fu l’esponente del Pd lametino Aquila Villella, Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catanzaro, Ateneo in cui Murone è stato più volte docente a contratto e “professore aggregato”, unitamente alla cognata e attuale consigliera regionale del Pd (nonchè ex “leader” del centrosinistra regionale) Amalia Bruni che con Murone ha fatto incontri politici presso il locale “Samart” di Nicastro.
L’obiettivo perseguito era quello di “superare” (o silurare?) la candidatura di Doris Lo Moro (vista come fumo negli occhi dal duo di cognate). La stessa Bruni minacciò di lasciare il gruppo regionale del PD se il “suo” partito avesse virato a favore dell’ex magistrata. Tra gli anti-LoMoriani si è presto unita l’ex sardina Jasmine Bruno Bossio, ops Cristallo e poi anche il molle segretario regionale Nicola Irto ed il romano acquisito, responsabile organizzativo regionale del Pd, Giuseppe Peta che con Murone avevano fitte interlocuzioni.
La “mossa del cavallo” del M5S a guida Orrico
Ad “affossare” inaspettatamente la candidatura unitaria di centrosinistra di Mario Murone fu, però, il M5S che all’inizio prese tempo per fare le proprie valutazioni e poi fece recapitare ad Irto un bel “niet” che mandò il Pd “Muroniano” sull’orlo di una crisi di nervi.
I dubbi politici del M5S riguardavano l’attività professionale forense del docente, ma anche una sua ipotizzata (im)potenza elettorale, dato che anche nel centrodestra autorevoli esponenti di lui dicevano: «brava persona, pochi voti» (e questo ora si vedrà). Ma a sbarrare completamente la strada della candidatura (non essendo in linea con le ferree regole pentastellate) è stata anche la passata iscrizione di Murone alla Massoneria (circostanza confermata da varie fonti interne al M5S).
In ogni caso, la scelta del M5S e l’azione politica della coordinatrice regionale Anna Laura Orrico (coadiuvata dal sempre attivo deputato Riccardo Tucci), che ha tenuto la barra dritta, non facendosi infinocchiare da candidature “bluff” come quella del pur buon esponente del Pd Gianni Arena (venduto da Irto al M5S come “presidente di Legambiente”), ha permesso di spostare il baricentro della coalizione verso la candidatura di Doris Lo Moro che, proprio grazie all’appoggio pubblico di Orrico di un mese fa, da lì a poco è divenuta la candidata forte e unitaria di una ineditamente ampia coalizione di centrosinistra.
Murone torna di destra, ma strizza l’occhio a sinistra
L’apprezzabile poliedricità politica dell’avvocato Murone è invidiabile, essendo passato dall’essere un candidato “corteggiato” dal centrodestra “classico” ad essere un “quasi-ufficiale” candidato unitario del centrosinistra fino all’essere candidato ufficiale di una delle coalizioni (quella “classica”) del centrodestra. Il tutto nell’arco di poco più di tre mesi.
Ad “intestarsi” la sua candidatura, ufficializzata dopo settimane travagliate di discussione tra i partiti del centrodestra, è stata la Lega e Noi Moderati, ma oggi Murone si definisce comunque «Civico e indipendente», forse per attrarre qualche voto disgiunto dei “muroniani” del Pd?
Ma perchè la Lega? È presto detto, Murone è lo storico avvocato di Francesco Argento, il sindaco di Gizzeria in quota Lega, grande elettore del consigliere regionale leghista Pietro Raso. Non solo, a sostenere fin dall’inizio Murone è stato anche l’ex consigliere regionale Salvatore Vescio, che alle ultime elezioni regionali ha sostenuto Filippo Mancuso e aspettava di tornare in auge una volta venuta meno politicamente la figura di Paolo Mascaro, con il quale ha avuto in passato forti frizioni.
A “mettere il cappello” sulla sua candidatura, però, è stato anche l’ex candidato al collegio uninominale di Carpi per la Camera dei Deputati e già sottosegretario e parlamentare, Pino Galati, che del partitino Noi Moderati è vicesegretario nazionale. La moglie di Galati è l’ex parlamentare della Lega, Carolina Lussana, che dal novembre 2023 è Presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Il fratello del novello candidato di centrodestra, il giudice Salvatore Murone è attualmente Presidente della Corte di Giustizia Tributaria di Catanzaro. Quanto è piccolo il mondo.
Una piccola postilla: il giudice Murone all’interno di un editoriale di Peter Gomez e Marco Lillo ancor oggi pubblico sul sito de l’Espresso e datato dicembre 2008 viene definito “magistrato legato a doppio filo alla politica” con relazioni molto strette con Giancarlo Pittelli. Da ricordare, però, nuovamente, che la Cassazione lo assolse da ogni accusa.
Riflettori puntati sui “disgiuntisti” del Pd
Fonti interne al Pd lametino danno già per certo che dal voto comunale, in alcune sezioni della città, spunteranno flotte di voti disgiunti PD/Murone, soprattutto su spinta della già citata ex pluri-consigliera comunale dem Aquila Villella e della lautamente retribuita portaborse (2789,5 euro lordi mensili) di Amalia Bruni, Lidia Vescio (già candidata sindaca “in pectore” di altro ex portaborse della Bruni, col pennacchio di segretario locale dei GD, Andrea Curcio).
Circostanza che, se si realizzasse (e circola fortemente negli ambienti dem), verrà certamente portata all’attenzione delle commissioni di garanzia del Partito. Fari puntati, quindi, in particolare, sulla sezione 29 della Frazione Zangarona, sulla 32 e 33 di Piazza 5 Dicembre (Sambiase), sulla 45 (sempre di Sambiase) e nella sezione 50 (contrada Caronte), considerati i più evidenti, numeri della scorsa tornata del 2019 alla mano, “feudi elettorali” delle due esponenti del PD.
Lamezia Bene Comune, da civismo di sinistra doc ad un ologramma politico?
Incredibile, il movimento civico che fa capo al pluri-consigliere comunale Rosario Piccioni e che si diceva pronto ad andare al governo della città, pare si stia dissolvendo.
Nel 2019 le due liste al seguito di Piccioni ottennero circa 3000 voti, mentre oggi pare non ci sarà nessuna lista a sostegno di Doris Lo Moro. Come mai? Beh, Rosario Piccioni settimane fa ha concordato direttamente con il componente della segreteria nazionale del Pd, Igor Taruffi, la sua entrata (e candidatura comunale) nel Pd e si accinge in questi giorni a prendere la tessera.
Molte fonti riportano che molti storici seguaci dell’ex sindaco Gianni Speranza stiano storcendo il naso, al pari di molti storici militanti del Pd lametino che non vedono di buon occhio questa operazione, soprattutto perchè fatta sotto elezioni e a candidature quasi chiuse.
Riuscirà, quindi, il quasi-novello democrat Rosario Piccioni, una volta candidato, a portare in dote le migliaia di voti che Largo del Nazareno (e della sardina) pensa che lui abbia? O siamo solo davanti ad una estenuante lotta per la salvaguardia di una posizione politica personale? Lo vedremo presto, abche se già da ora molti ironizzano parlando di una trasformazione del movimento civico da “Lamezia Bene Comune” a “Lamezia per Piccioni al Comune”.
Caro Direttore, comprendo la necessità e i motivi che soggiaciono alla sospensione delle pubblicazioni e per questo ti ringrazio di consentire, in deroga a quanto stabilito, la divulgazione del presente contributo. Con ciò dimostrando di essere baluardo di libertà di stampa e valorizzazione del dissenso motivato e dello spirito critico.
Alessia