Se dovessi descrivere i tratti distintivi dell’opinione e degli atteggiamenti degli italiani, senza sostanziali differenze tra nord e sud, farei questa scaletta.
- L’Italia è dopo il Giappone il paese con più anziani. Già oggi i futuri pensionati avranno un assegno molto ridotto. Se la torta da distribuire deve essere spartita con numeri crescenti è inevitabile che le porzioni o rimarranno nominalmente le stesse – ma di fatto mangiucchiate dall’inflazione, dalla riduzione delle prestazioni mediche, dalle attese bibliche per un ricovero ospedaliero – o penalizzeranno in misura insopportabile i giovani, già ora ampiamente sacrificati.
- A parte nobili eccezioni per la gran maggioranza il male assoluto sono gli immigrati, clandestini o no. Si parla della siccità e come i cavoli a merenda qualcuno tira fuori il problema, cioè la colpa degli immigrati. Su questo non c’è grande distinzione tra destra o sinistra, c’è più o meno ipocrisia. È inutile spiegare che senza immigrati integrati e non incarcerati come delinquenti già oggi non si coprono decine di migliaia di posti di lavoro nelle fabbriche e nei campi e anche nell’assistenza agli anziani.
- È vergognoso che la Lega del bauscia Salvini pesi sul governo e sui partiti con un misero 9% come se avesse la maggioranza assoluta dei voti. Sfrutta “l’incubo razzista” diffuso persino in Calabria – che la Lega per molti anni ha considerato una malattia incurabile e fastidiosa – e trova qualche “vedova allegra” che ne trae vantaggio.
Il razzismo non fa parte della nostra cultura ed è il frutto di un fenomeno inarrestabile. Centinaia di migliaia di persone non hanno di che sopravvivere e attraverso la rete apprendono che a poche centinaia di chilometri milioni di persone sguazzano nel benessere (tale è ciò che a loro è negato), godendo dei frutti prima del colonialismo e ora della globalizzazione.
- Se si passa dal considerare gli effetti sui popoli a quelli sui territori, in Italia prima di tutto, dobbiamo dire con chiarezza che il Sud, quello più inerte e dominato dalla massomafia, la Calabria in testa, è destinato ad essere escluso da investimenti e finanziamenti pubblici (non lo dicono ma l’Italia è in default), deve pretendere un’amministrazione che non si guardi le scarpe ma finalmente si accorga che c’è un futuro da inventarsi. Non c’è il minimo segnale in tal senso: i calabresi quando votano premiano i peggiori che arrivati a Roma non riescono a parlare se non con funzionari di secondo livello che nella loro narrazione falsa diventano Ministri, Sottosegretari e Direttori generali da esibire ai creduloni.
- La cultura o l’incultura che domina in Calabria ci ha reso vittime predestinate all’irrilevanza. Ora in un contesto mondiale che non ha precedenti nella storia moderna la Calabria servile, timorosa, incapace persino di iscriversi ad una innocua e meritoria Associazione civica, purtroppo si candida alla cancellazione di fatto nell’elenco delle regioni che meritano perché sono quelle che mantengono l’Italia degli sprechi, della mafia, della pessima politica, del servilismo improduttivo.
Se vi sembra troppo cruda questa sintesi per singoli punti vi faccio i migliori auguri e mi auguro di tutto cuore che io mi sbagli (cosa possibilissima) ma si sbaglino tutti i migliori statisti, i migliori ecomomisti, storici, demografi e tutto l’Olimpo del mondo. In termini probabilistici ho seri dubbi che sulla Calabria splenda il sole… dell’avvenire.