Questo commento odierno che forse troverà molti d’accordo, anche se l’immagine che evoca è sgradevole, lo ricavo dal libro di Massimo Franco che svela molti dei segreti custoditi nell’Archivio Vaticano.
Parla di Ernesto Buonaiuti, un prete colto ma per i suoi tempi – siamo a metà del secolo scorso – giudicato eretico perché modernista. Buonaiuti prendendo spunto dalla lezione tenuta dalla cattedra dal suo professore, un sacerdote che era un vero e convinto reazionario, manifestò al docente Umberto Benigni idee di speranza e ottimismo. E mons. Benigni con sguardo torvo gli rispose: “Mio buon amico, credete proprio voi che gli uomini siano capaci di qualche cosa di bene nel mondo? La storia è un continuo e disperato conato di vomito”.
Ora, a parte la sgradevolezza del termine, pensate che la grande maggioranza odierna in Italia e non solo sarebbe d’accordo con mons. Benigni o con l’ottimismo ostentato da don Ernesto Bonaiuti?
Io credo che gli ottimisti siano una minoranza e non per indole o per cultura, ma perché lo spettacolo del mondo del nostro tempo è terribile, “vomitevole” con guerre che diventano veri e propri genocidi, è il caso della guerra di Israele con il popolo palestinese, o di quella scatenata da Putin contro l’Ucraina, non solo guerre, il trionfo del cinismo, dell’assenza di valori morali, della cosiddetta secolarizzazione che ha travolto la Chiesa, la società che irride la famiglia e sua vocazione, le relazioni umane che sono o superficiali o strumentali, insomma lo spettacolo marcio che noi meridionali avvertiamo forse con maggiore intensità, ebbene tutto questo come chiamarlo se non il vomito della storia?
L’ultimo posto dove mai mi sarei aspettato di essere coperto da vomito era la mia Cosenza. Mi sono sbagliato, forse sono troppo severo, ma intorno a me ovunque non avverto odore di rose o volti in maggioranza luminosi.